Due ex ministri della Difesa, sei generali dell’Arma, compreso l’attuale comandante generale dei carabinieri e il suo predecessore. Sono le persone che potrebbero presto andare a deporre in aula al processo sui depistaggi delle indagini sulla morte di Stefano Cucchi. A citarli è la difesa della famiglia, rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo. Il dibattimento partirà il prossimo 12 novembre. Imputati sono il generale Alessandro Casarsa, il colonnello Francesco Cavallo, il tenente colonnello Luciano Soligo, il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola e il carabiniere Francesco Di Sano.

Nella lista testi presentata dall’avvocato Anselmo ci sono trentacinque nomi. Tra questi gli ex ministri della Difesa Elisabetta Trenta e Ignazio La Russa, il comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, e altri cinque generali: Vittorio Tomasone, Leonardo Gallitelli, Tullio Del Sette, Biagio Abrate e Salvatore Luongo. Se ammessa, la deposizione di Trenta dovrà riguardare “quanto di sua conoscenza iguardo l’arresto ed il decesso di Cucchi Stefano, nonché al colloquio avuto con Cucchi Ilaria il 18 ottobre del 2018 alla presenza del Generale Nistri”. L’attuale generale dell’Arma comandante generale dovrà riferire anche alla lettera alla stessa scritta in data 11/03/2019″.

La Russa, invece, dovrà riferire delle risultanze dell’inchiesta amministrativa interna avviata circa nel 2009 riguardo l’arresto ed il decesso di Cucchi, a quanto in conseguenza appreso e riferito, nonché ai rapporti diretti, indiretti e/o familiari intercorrenti tra lo stesso e il Prof. Arbarello, consulente nominato dal Pubblico Ministero”. Chi è il professor Alrbarello? È l’ex direttore del dipartimento di medicina legale dell’università La Sapienza, consulente dei pm che definì la morte di Cucchi come “legata negligenza dei medici“. Era stato denunciato dalla famiglia, che lo accusava di aver redatto una perizia falsa. Nella lista testi i rapporti con La Russa sono legati al fatto che Arbarello è stato componente del cda di Milano Milano Assicurazioni spa, su proposta del presidente Paolo Ligresti: in passato la moglie di La Russa è stata socia dei Ligresti.

Tra i generali c’è anche Vittorio Tomasone, che la parte civile chiede di ascoltare in merito a quanto l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Roma apprese circa l’inchiesta disposta dopo la morte di Stefano, sulla riunione che lo stesso generale tenne con i militari qualche giorno dopo e sulle informazioni apprese sugli accertamenti medico-legali effettuati sul corpo del giovane. E proprio quelle note mediche presenti nella relazione del 30 ottobre saranno sotto l’attenzione degli inquirenti, perché all’epoca quel documento anticipava le conclusioni di esperti medici legali che ancora dovevano essere nominati.

Del Sette, invece, in caso di via libera dai giudici dovrà riferire su una “richiesta di informazioni indirizzata nel 2015 alla scala gerarchica riguardo la ricostruzione degli eventi relativi all’arresto di Cucchi a seguito della richiesta di incidente probatorio nonché a quanto appreso a seguito di detta attività, ai provvedimenti conseguentemente adottati ed al colloquio avuto con Ilaria Cucchi“. Il predecessore di Del Sette al vertice dell’Arma era Gallitelli, che per l’avvocato Anselmo dovrà raccontare “quanto appreso nel 2009 dal Comando Provinciale di Roma dell’Arma dei Carabinieri riguardo l’arresto ed il decesso di Cucchi”. Nel procedimento l’Arma dei carabinieri si è costituita parte lesa. Il prossimo 14 novembre sono invece previste due sentenze riguardo ad altri due importanti procedimenti sul caso Cucchi: quella al processo d’appello ‘ter’, nei confronti medici dell’ospedale Pertini, e quella riguardante la Corte d’Assise, che prenderà la decisione nell’altro processo a cinque militari dell’Arma, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale per il presunto pestaggio.

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