Non è andato in Calabria a chiedere voti ma solo a incontrare gli amministratori locali con i quali Reggio Emilia “aveva stretto un patto di amicizia”. Graziano Delrio è stato audito in Antimafia per dire la sua sulle varie vicende andate in scena a Reggio Emilia quando lui era sindaco. Episodi riportati anche nelle motivazioni del processo Aemilia, il maxi procedimento contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna. “Io – dice l’attuale capogruppo del Pd – non ho fatto campagna elettorale a Cutro: sono stato invitato in quanto membro di una città che aveva stretto un patto di amicizia da anni con Cutro, l’allora sindaco di Cutro, Salvatore Migale, a capo di una coalizione di centrosinistra e civica, mi aveva ripetutamente invitato, io non ero mai andato. C’era un gemellaggio con le cooperative reggiane e della Locride per la lotta alla ndrangheta, con queste associazioni abbiamo mantenuto rapporti costanti con scambi di giovani, anche un mio figlio andrò a fare volontariato in Calabria, il mio comune era impegnato. Anche da ministro ho più volte ho visitato gli amici di queste cooperative impegnate contro la mafia. Non credo ci fosse alcun dubbio sul fatto che la mia posizione era netta e chiara. Non ho fatto campagna elettorale, mai sono stati affissi manifesti, non ho mai organizzato incontri elettorali a Cutro. Ho partecipato alla Messa nella piazza con altri rappresentanti di comuni del nord con cui Cutro è gemellata; non ho partecipato ad alcuna processione. Non vi è stato alcun incontro elettorale, nè azioni di propaganda elettorale: solo azione di rappresentanza con appuntamenti pubblici. Ho solo fatto una visita di saluto alla sede del Pd, una visita di cortesia di alcuni minuti”.

L’ex primo cittadino reggiano ha anche smentito un altro passaggio che gli viene contestato a più riprese: avrebbe negato di conoscere il clan Grande Aracri: “Non ho mai detto che non sapevo chi fosse Grande Aracri: rispondendo ad una domanda ho detto che non ne conoscevo nè luogo di nascita nè abitazione, ma sapevamo essere diventato boss di grande pericolosità. Al di là di una estrapolazione di pezzi del verbale, ho detto con chiarezza che sapevo bene che si trattava di un boss del crotonese ma non sapevo dove abitasse nè dove fosse nato”. Delrio ha sostenuto che la provincia di Reggio Emilia ha avuto una reazione forte contro il fenomeno ndranghetista. “Tutti noi dobbiamo fare un salto di qualità sulla comprensione del fenomeno ma in assenza di elementi investigativi precisi la nostra azione era di coscienza e di presa di posizione Nel 2011 con il prefetto De Miro abbiamo sottoscritto, primo comune a farlo, il primo protocollo per il controllo dell’infiltrazione mafiosa su appalti e subappalti. Sulla base di quel protocollo partirono una serie di interdittive e furono estesi i controlli sugli appalti”, ha detto il parlamentare.

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