Un gruppo di ricercatori del Bristol Interaction Group ha creato una custodia per smartphone sensibile come la pelle umana, battezzata Skin-On Interfaces. Potrebbe rivoluzionare l’interazione con i prodotti, introducendo movimenti quali i pizzicotti e i solletici. Il video pubblicato, che si può vedere in questa pagina, è piuttosto inquietante. Non tanto per le opportunità d’uso che prospetta, quanto per l’aspetto (che ovviamente è ancora da mettere a punto) e per il fatto che non siamo abituati a usare sugli oggetti i gesti che in genere riserviamo agli esseri umani.

Non si tratta di una superficie sensibile come lo schermo touch di uno smartphone. Reagisce però a livelli di pressione e particolari gesti come appunto il pizzico. Ad esempio, si potrebbe digitare un’emoticon sorridente solleticando la pelle artificiale della custodia. Facendole un pizzicotto si digiterebbe invece l’emoji della rabbia. Gli sviluppatori hanno anche adattato questa soluzione originale per adattarla ad altri dispositivi elettronici portatili, come gli smartwatch o i touchpad dei notebook.

La “pelle” è composta da due diversi strati di silicone ed elettrodi collegati a un controller hardware. Una verniciatura potrebbe incidere sull’aspetto complessivo del prodotto, anche se, come ha precisato il ricercatore Macr Teyssier di HCI, al momento non c’è alcuna intenzione di commercializzarlo. Il progetto è open source e il materiale pubblicato sul suo sito e su News Scientist consentono a chi volesse provare a costruire la propria custodia sensibile con il fai-da-te. La riuscita non è garantita per chi non ha un minimo di esperienza, ma almeno la spesa da sostenere è molto bassa: secondo Teyssier è inferiore a 6 euro.

Il prodotto è stato mostrato anche all’ACM Symposium on User Interface Software and Technology che si è svolto in Louisiana. Teyssier ha spiegato che “quando interagiamo con altre persone, usiamo la pelle come un’interfaccia. Tuttavia, gli oggetti di comunicazione mediata (come lo smartphone appunto) non permettono ancora interazioni e input naturali. Con questo progetto mettiamo a disposizione una perfetta interfaccia umana, una pelle per i dispositivi esistenti”.

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