“La legge esiste dal 2000, la domanda giusta è questa: perché non c’è nessun evasore in carcere?”. Il renziano Luigi Marattin usa forse un’iperbole, ma se è vero che in Italia il numero di detenuti per reati contributivi e finanziari non è proprio pari a zero, di sicuro è molto basso. La legge, come fa notare Marattin, c’è, è il decreto legislativo 74/2000 relativo ai reati in materia di imposte sui redditi e Iva, e prevede effettivamente il carcere. Ma è stato modificato nel 2011 e nel 2015, con dei ritocchi che hanno alzato le soglie di punibilità. Non solo: le pene previste sono molto basse e sotto i 4 anni in Italia non si finisce dietro le sbarre (salvo rari casi). Per questo, secondo l’Istat, nel 2017 poco più dell’ l’ 1% è andato in carcere per evasione, ossia circa 3mila sui 200 mila condannati in via definitiva. Il tema è tornato al centro del dibattito politico con la discussione sulla riforma fiscale e oggi divide parlamentari e politici

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