Solo a giugno la Regione Molise chiese di impiegare medici militari per evitare la chiusura dei reparti, senza contare la caccia all’estero di medici da parte di alcune aziende sanitarie. Questo perché mancano 56.000 medici in Italia. Oggi dalla conferenza delle Regioni è arrivata una proposta – che già suscita perplessità – ovvero di consentire l’accesso al Sistema sanitario nazionale anche di medici privi di diploma di specializzazione, garantendo loro tuttavia “di conseguire un titolo di specializzazione”. Una delle tante che saranno inviate al ministro della Sanità Roberto Speranza, “con la richiesta che venga recepita dal governo nel primo provvedimento urgente”. La Regione potrà anche organizzare o riconoscere percorsi formativi dedicati all’acquisizione di competenze teorico-pratiche negli ambiti di potenziale impiego. I medici assunti accederanno in soprannumero a una scuola di specializzazione sulla base di protocolli di intesa tra Regione e Università che disciplineranno il numero di accessi e le modalità di frequenza del corso. Dovrà in particolare essere previsto lo svolgimento presso l’Università della parte teorica e presso l’Azienda di appartenenza della parte pratica e di tirocinio, garantendo a quest’ultima almeno il 70% del complessivo impegno dello specializzando. Nel caso di medici non in possesso del diploma di specializzazione, prosegue il documento delle Regioni, ma che hanno già iniziato il percorso di specializzazione, l’assunzione a tempo indeterminato dovrebbe prevedere il completamento del percorso di specializzazione adeguandolo alla singola situazione, ma sulla base di meccanismi omogenei nazionali di rapida e semplice applicazione”.

Tra le proposte anche camici bianchi in servizio oltre i 65 anni, fino a maturare quaranta anni di servizio effettivo, e comunque non oltre il settantesimo anno di età. Ma non solo per il prossimo triennio, nel caso sia impossibile reclutare medici dipendenti o convenzionati, si prevede che per i medici ospedalieri vengano stipulati contratti di lavoro autonomo anche per lo svolgimento delle funzioni ordinarie. “Tali misure – secondo il documento delle Regioni – rappresenta la più efficace e potenzialmente più tempestiva azione per superare l’attuale situazione di carenza”. “Il numero dei medici laureati e abilitati che non hanno potuto conseguire negli anni una specializzazione per il numero insufficiente di contratti di formazione specialistica finanziati dallo Stato – proseguono le Regioni – che si stima oggi in oltre 10mila, è destinato nei prossimi anni, sulla base del numero degli iscritti al corso di laurea a ciclo unico in medicina e chirurgia, ad aumentare”. “Abbiamo un pacchetto di proposte concreto, organico e condiviso” dice il presidente del Veneto, Luca Zaia che lamenta per la sua regione la mancanza di 1600 medici. “Per affrontare l’attuale carenza di medici specialisti sono necessari interventi urgenti al fine di garantire adeguati servizi sanitari” dichiara Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni.

L’Anaao Assomed però ribadisce il suo ‘no’ deciso “ad assumere neo laureati abilitati al di fuori di un percorso di specializzazione. “Diciamo basta alla creazione di aree di parcheggio senza prospettive – afferma il segretario nazionale Carlo Palermo. – e destinate solo ad aumentare il precariato, condizione inaccettabile in un settore specialistico come quello ospedaliero. Così come siamo contrari alle assunzioni con contratti libero professionali che non permettono lo sviluppo delle capacità tecniche e professionali delle equipe che richiede rapporti di lavoro stabili. Le Regioni – ammonisce il segretario Anaao – pensino a migliorare le condizioni di lavoro e a rendere più attrattivo economicamente un lavoro che nessuno vuole più fare“. Il sindacato non può che dirsi “a favore di un grande piano assunzionale che copra le attuali carenze nelle dotazioni organiche. Negli ultimi tre anni – ricorda – si sono specializzati circa 15mila medici. E in base a quanto previsto dal Dl Calabria potrebbero essere assunti a tempo determinato circa 9000 specializzandi del quarto e quinto anno. Una platea sufficiente a coprire le esigenze delle aziende sanitarie”.

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