Nessuno tocchi quota 100. L’anticipo pensionistico caro alla Lega ora viene difeso a spada tratta anche dal Movimento 5 Stelle – per bocca della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e del presidente Inps Pasquale Tridico – e dal Tesoro dove si è appena insediato Roberto Gualtieri del Pd. Tridico e il ministero dell’Economia, giovedì, hanno definito “sovrastimato” il dato – riportato dalle agenzie di stampa e da molti quotidiani – secondo cui la sperimentazione triennale dell’uscita dal lavoro con 62 anni anagrafici e 38 contributivi costerà tra 2019 e 2036 una cifra intorno ai 36 miliardi di euro.

Il numero è stato calcolato partendo dal Rapporto 2019 sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico, diffuso mercoledì dalla Ragioneria generale dello Stato, in cui si legge che “il complesso delle misure contenute nel DL 4/2019 convertito con L 26/2019 e nella Legge di Bilancio 2019 (…) producono nel periodo 2019-2036 ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,2 punti di PIL l’anno“. Con un pil intorno ai 1.800 miliardi di euro, lo 0,2% ammonta a 3,6 miliardi. Su 18 anni, appunto, 63 miliardi.

Il Tesoro però ha diffuso un duro comunicato in cui si legge che “questo dato non trova alcun riscontro nelle stime della Ragioneria Generale dello Stato” e “il valore ampiamente sovrastimato di 63 miliardi di euro risulta essere il frutto di un’elaborazione giornalistica non corretta dal punto di vista logico, in quanto si limita a distribuire in maniera uniforme sull’intero periodo considerato dal Rapporto (2019-2036) il valore medio della variazione del rapporto della spesa/PIL (0,2%) stimato rispetto allo scenario base. Si tratta pertanto di una quantificazione non imputabile al Ministero né certificata in alcun modo dai dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato”. In più “le valutazioni contenute nel rapporto in oggetto si basano sui dati del quadro macroeconomico e di finanza pubblica tendenziale contenuti nel DEF 2019 e non tengono conto, invece, delle indicazioni di monitoraggio sui suddetti provvedimenti di anticipo pensionistico che evidenziano una minor adesione rispetto a quella scontata nella Relazione Tecnica di accompagnamento alla legge”. Nel periodo considerato, “il valore della maggiore spesa complessiva avrebbe potuto al massimo raggiungere i 20 miliardi di euro. Tenendo conto dei dati più aggiornati del monitoraggio sulla misura in questione, i costi complessivi saranno invece sensibilmente inferiori a tale cifra“.

D’accordo Tridico, che si è detto “abbastanza sorpreso di questi 63 miliardi” e ha detto di ritenerlo “un dato sovrastimato”: “Quei 63 miliardi forse escono fuori dal fatto che chi va in pensione oggi, con Quota 100, continuerà a prendere una pensione nel futuro, ma chi va in pensione oggi sarebbe uscito a 67 anni”. Poi ha dato i suoi numeri: “Quota 100 costa 3,8 miliardi nel 2019, e ne sono stati spesi molti di meno, perché hanno aderito 170mila persone. Nel 2020 quota 100 costa 8 miliardi circa e probabilmente, ci sarà la stessa espansione dell’anno precedente, quindi del 50%, allora si risparmierà qualche miliardo su questi otto”. Poi “nel 2021 Quota 100 costa di nuovo 8 miliardi, e se avrà lo stesso tasso di espansione, si risparmierà di nuovo qualcosa. Quota 100 costa meno di 20 miliardi, ma non si possono sommare a questi 20 miliardi i soldi che i lavoratori avrebbero preso a 67 anni, perché non ha senso. Quota 100 nel triennio, se continua il tasso di espansione attuale, costerà il 50% di quanto previsto”. In ogni caso Tridico, a margine di un convegno del Cese e dei consulenti del lavoro a Roma, ha provato a smorzare lo scontro: “L’Inps ha avviato un’interlocuzione con la Rgs, a breve ci saranno dei dati ufficiali”.

Rimane da capire come evolverà la situazione: a seconda della macrostruttura della manovra si potrebbe pensare a una modifica di Quota 100, con la rimodulazione delle finestre di uscita, o la reintroduzione degli adeguamenti automatici all’aspettativa di vita. La ministra Catalfo due giorni fa aveva assicurato: “Quota 100 rimane, poi se ci saranno dei miglioramenti da fare, per quota 100 o per il reddito di cittadinanza, li faremo. Ma le due misure restano”.

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