La narrazione del voto subito come unica via per uscire dalla crisi è andata a schiantarsi poco dopo le 19 di mercoledì nel palazzo del Quirinale. Sono bastate poche parole di Luigi Di Maio per smontare il mantra di Matteo Salvini e della Lega che da giorni insistono pubblicamente sul “no alle poltrone” e la “parola agli italiani”, arrivando a ipotizzare che il Conte 2 sia stata una mossa non solo tessuta nei palazzi romani ma addirittura dai maggiori leader europei per confinare il Carroccio all’opposizione evitando in questo modo che si potesse realizzare una “manovra epocale” contro il volere di Parigi e Berlino.

Così i leghisti sono andati in tilt quando il leader M5s ha rivelato davanti alle telecamere, nella sede più istituzionale di tutte, la casa del presidente della Repubblica, qual è stata la vera trama dell’ex alleato di governo per restare al timone del Paese dopo aver aperto la crisi d’agosto: “La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me”. Altro che urne, altro che “Monti bis” deciso a Biarritz durante il G7 come aveva ruggito Salvini poco prima dallo stesso palchetto.

Così Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, rispettivamente capogruppo del Carroccio al Senato e alla Camera, si sono ritrovati spiazzati. E divisi. Il numero uno dei leghisti a Palazzo Madama conferma implicitamente e lancia l’anatema: “Abbiamo offerto ai 5 Stelle la possibilità di scegliere tra un rinnovato governo del cambiamento e inciucio con il Pd. Hanno scelto il Pd, lo spiegheranno agli elettori”. Ma nell’entourage salviniano evidentemente non tutti sono informati perché pochi minuti dopo da Molinari arriva una secca smentita, mentre i social si scatenano dopo che il bluff è stato smascherato: “Non mi risulta che nessuno della Lega abbiamo mai chiesto a Di Maio, né privatamente né pubblicamente, di fare il premier”.

Eppure del rilancio leghista, arrivato quando è partito il dialogo con i democratici dopo la rottura di Salvini, ci sono tracce, avvertono dal Movimento: “L’offerta è scritta, nero su bianco…”, dicono i pentastellati, lasciando intendere l’esistenza di sms o messaggi su Whatsapp. E, mentre dal Pd qualcuno ironizza sulle trame di palazzo contro cui il vicepremier uscente si scaglia pubblicamente e usa nel privato, Salvini tiene un basso profilo in tv senza smentire né confermare: “Non ho sentito Di Maio in questi giorni, perché non inseguo nessuno. Non starò lì a polemizzare”. Un tergiversare che crolla in un colloquio con il Corriere della Sera: “Ma sì. A differenza di altri, quando noi diciamo ‘mai con il Pd, mai con quelli di Bibbiano e di Banca Etruria’, poi è proprio così”. Quindi l’ammissione, secca: “Gli abbiamo detto che aveva una scelta per non morire renziano: sei il primo partito, fai il premier”.

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