Tagliamo i parlamentari la prossima settimana e poi andiamo subito al voto“. È la mossa con cui Matteo Salvini prova a ribaltare le sorti della crisi di governo, evitare che si formi un nuovo governo e arrivare il prima possibile alle elezioni. La proposta del vicepremier della Lega arriva dai banchi del Senato, poco prima che l’Aula di Palazzo Madama certifichi la prima sconfitta leghista, con l’approvazione del calendario voluto da M5s e Pd, contiene una proposta politica che rilancia la palla nel campo degli ex alleati 5 Stelle, i quali da giorni chiedono votare insieme la riduzione dei seggi a Montecitorio e Palazzo Madama e subito dopo andare alle urne.

Salvini si gioca la carta dell’articolo 4 della legge costituzionale che “dice che se nel frattempo vengono sciolte le Camere” quella legge “entra in vigore nella legislatura successiva”. Tradotto: si può andare al voto subito, anche se viene approvato il taglio. Non entrerà in vigore ora, ma alla fine della prossima legislatura (teoricamente anche fra 5 anni). Ma i Cinque stelle – e le opposizioni – fiutano il bluff. Non solo, calendario alla mano, il taglio dei parlamentari rischia di non passare a causa della crisi di governo. Ma appare anche difficile, si ragiona in ambienti parlamentari, che il Colle avalli la “road map” di Salvini, secondo cui si potrebbe andare al voto a ottobre per eleggere 945 parlamentari e poi far entrare in vigore la riduzione degli eletti a 600 tra 5 anni.

Primo punto: la Camera ha calendarizzato la discussione sul taglio dei parlamentari il 22 agosto. “All’unanimità”, specifica il presidente Roberto Fico. Giuseppe Conte si presenterà nell’aula del Senato martedì 20 agosto alle 15, la data proposta nella conferenza dei capigruppo da Pd e M5s, per svolgere le sue comunicazioni. Il premier sarà alla Camera 24 ore dopo, il 21 agosto, alle 11.30. In entrambi i rami del Parlamento verranno votate delle risoluzioni: in base all’andamento dei voti e della discussione Conte potrebbe decidere di salire al Quirinale e lì si aprirebbe un’altra partita. Per il 22, quindi, potrebbe non esserci più un governo.

Secondo punto: dal Quirinale nessuno si sbilancia, ma diverse fonti politiche osservano: non si vede come Sergio Mattarella, presidente della Repubblica ed ex giudice costituzionale, possa permettere che una legge costituzionale così delicata possa essere messa nel cassetto per cinque anni. L’articolo 4 della riforma costituzionale in teoria lo permette, perché prevede che se le Camere vengono sciolte entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, il taglio degli eletti si applica dalla legislatura successiva (quindi, in teoria, se si votasse a ottobre, dal 2024). Ma il deputato Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti scommette che il Quirinale non avalli un passaggio del genere: “Si apre un grave problema politico e costituzionale“.

Luigi Di Maio legge le carte e rilancia: “La Lega ha ceduto – scrive su Facebook – contestualmente dimezziamo anche gli stipendi di deputati e senatori. Facciamolo subito”. Ma sui tempi per tornare alle urne avverte: “Per quanto riguarda il voto, il Movimento 5 stelle è nato pronto, ma è il Presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni. Gli si porti rispetto”. Per il M5s deve decidere Mattarella.

Dai banchi del Carroccio a Palazzo Madama, Salvini si è rivolto proprio “all’amico e collega” Di Maio: “Gli ho sentito più di una volta ribadire in questi giorni ‘votiamo il taglio di 345 parlamentari e poi andiamo subito al voto’. Prendo e rilancio: tagliamo i parlamentari la prossima settimana e poi andiamo subito al voto”. È l’annuncio che tenta di scompigliare quello che è stato ribattezzato il “piano Renzi“: creare una maggioranza alternativa Pd-M5s che voti la riforma costituzionale e poi, con l’avallo di Mattarella, provi a formare un esecutivo. “Anche con il taglio dei parlamentari si può votare entro ottobre con la legge attuale: non c’è nessun problema, lo dice l’articolo 4 della riforma stessa. Il taglio entra in vigore nella legislatura successiva”, spiega poi Salvini parlando con i cronisti a margine.

In pratica, il leader della lega vorrebbe votare la riforma ma poi non farla entrare in vigore, almeno non subito. Intanto si andrebbe a votare ancora per eleggere 945 parlamentari. L’articolo 4 citato da Salvini prevede infatti che il taglio si applichi “a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale”. Data di entrata in vigore che sarebbe sicuramente successiva alla data del voto: devono passare almeno tre mesi nei quali può esser chiesto un referendum, altri 60 giorni se si tiene la consultazione. “Se Di Maio è leale e di parola andiamo a votare. Se invece ti taglio i parlamentari e poi mi fai l’accordo con Renzi ti riempio di manifesti anche Marte”, avverte Salvini.

“Voglio darvi una buona notizia, dopo le proteste dei cittadini nelle piazze e sui social la Lega ha ceduto sul taglio dei parlamentari, una riforma del M5s che il Paese aspetta da anni. Settimana prossima tagliamo 345 parlamentari”, risponde Di Maio in un post su Facebook. Non solo, perché il capo politico pentastellato rilancia: “Ho sentito dire ai leghisti, in un momento di euforia, che taglieranno anche gli stipendi dei parlamentari”. Dunque,”facciamolo subito. In ufficio di presidenza della Camera abbiamo ancora la maggioranza”. “Non serve neanche convocare le Camere. Bastano un paio d’ore e buona volontà. 20 deputati”, incalza ancora Di Maio.

Dall’Aula del Senato alla proposta di Salvini ha risposto il capogruppo Stefano Patuanelli: “Io credo che il ministro abbia tolto qualsiasi valenza politica al dibattito in corso: la proposta di votare immediatamente la prossima settimana la quarta lettura della riforma” per tagliare i parlamentari “è possibile esclusivamente se domani non viene votata la sfiducia al governo, mi aspetto che venga ritirata la proposta Romeo, in alternativa voteremo contro”. “Non siamo mica al mercato del pesce…”, ha replicato Salvini. Che a quel punto ha perso il voto in Aula, dove è stato deciso che la prossima seduta sarà il 20 agosto, per ascoltare le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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