Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha disposto il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale dell’ex Ilva di Taranto per “introdurre eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie”. Nel corso dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera sullo stabilimento siderurgico oggi gestito da Arcelor Mittal, l’ex generale dei carabinieri ha spiegato che il 27 maggio scorso è stato firmato il decreto che accoglie la richiesta di riesame arrivata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.

“L’Osservatorio – ha spiegato Costa – per l’attuazione del Piano ambientale si riunirà a Taranto il 30 maggio, anche per verificare se quello che è stato certificato è conforme”. Il ministro ha poi aggiunto che Arcelor Mittal al momento “rispetta la limitazione a non oltre 6 milioni di tonnellate di produzione di acciaio all’anno; una limitazione significativa per quanto riguarda l’aspetto economico. E questo fino al completamento del Piano di riqualificazione ambientale”. Costa ha quindi ammesso che “la situazione a Taranto è ancora critica” ed è “necessario continuare con il lavoro di vigilanza”. Una situazione che, in effetti, appare ancora più delicata alla luce dei dati che il Comune di Taranto ha inserito nella richiesta inoltrata al Ministero lo scorso 21 maggio con la quale ha chiesto al ministero di imporre alla fabbrica “condizioni di esercizio più severe per acclarati motivi sanitari”. 

Nelle 4 pagine firmate dal sindaco Rinaldo Melucci, infatti, si legge che l’aggiornamento dello “studio Sentieri” con dati che arrivano fino a dicembre 2018 ha messo in luce che a Taranto si muore di più e i rischi di morte per malattie legate all’inquinamento è aumentato nonostante le misure messe in campo dai governi negli ultimi anni. “Nella popolazione residente (uomini e donne) – si legge nel documento – risulta aumentato anche il rischio di decesso per le patologie considerate a priori come associate all’esposizione industriale specifica del sito in particolare per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne”. Non solo.

“In età pediatrica e giovanile – specifica la richiesta del primo cittadino – si osserva un numero di casi di tumori in eccesso rispetto all’atteso”. Infine il documento certifica anche tra il 2002 e 2015 “sono stati osservati 600 casi con malformazione congenita, con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale”. Insomma a Taranto il rischio di morire o di nascere con malformazioni è più alto. Ma oltre allo studio Sentieri, il sindaco Melucci ha riportato anche alcuni dati contenuti in altri approfondimenti scientifici. Come lo studio “Iesit”, acronimo di Indagine Epidemiologica nel Sito Inquinato di Taranto, realizzato da Asl Taranto, università di Bari, Osservatorio Epidemiologico Regionale e di Aress Puglia, che tra i vari dati ha evidenziato come “le patologie legate ai disturbi dei neonati prematuri con peso inferiore ai 2500 grammi fanno rilevare elevati eccessi di rischio di ricovero e di decesso nel comune capoluogo dove si rilevano anche eccessi più contenuti di rischio di decesso per disturbi perinatali”. 

Un’ulteriore conferma, quindi, che l’esposizione degli anni scorsi ai veleni della fabbrica ha generato danni alla salute che ora si stanno manifestando in tutta la loro drammaticità. Ed è proprio per evitare che in futuro tutto questo possa ripetersi che il Comune chiede misure più stringenti. Del resto i tre scenari emissivi disegnati dalla Valutazione Integrata di Impatto Ambiente Salute (Viias) finanziata dal ministero sono stati sostanzialmente bocciati dai tecnici. “Considerando – si legge ancora nei documenti – tre scenari emissivi differenti (2010 – pre AIA, 2012 – post riesame AIA e 2015), per ciascuno di essi si rileva un rischio residuo non accettabile in termini di mortalità naturale per esposizioni a PM2,5, in particolare a carico dei residenti del quartiere Tamburi”. Significa, in sostanza che anche quando saranno state applicate tutte le prescrizioni previste dall’Aia rilasciata all’ex Ilva, gli abitanti del rione a pochi metri della fabbrica sarà comunque a rischio. Ed è per trovare soluzioni a tutto questo che ora il Ministero dovrà valutare nuove e più severe prescrizioni per i nuovi padroni dell’acciaio italiano.

Eppure la stessa situazione era stata denunciata poche settimane fa dalla Regione Puglia guidata da Michele Emiliano, ma in quella occasione il ministro Costa aveva rigettato la richiesta di riesame dell’Aia. Un “no” che aveva ingenerato un botta e risposta tra il dicastero di Costa e la Regione che, tuttavia non solo non ha mollato, ma ha anche rilanciato. Pochi giorni fa, infatti, la giunta regionale pugliese ha deliberato l’avvio della collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per la redazione di una Valutazione di Impatto Sanitario che possa definire modalità e limiti produttivi dello stabilimento siderurgico di Taranto.

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