Un legame, forse, tra due indagini a vent’anni di distanza. Ed entrambe, Angeli e demoni sul caso di Bibbiano e quella dei Diavoli della Bassa modenese, riguardano affidamenti illeciti di bambini sottratti alle loro famiglie. La Procura di Modena ha deciso di aprire un fascicolo contro ignoti per riverificare quanto accaduto oltre vent’anni fa tra Mirandola e Massa finalese, comuni al centro della vicenda riportata all’attenzione dell’opinione pubblica con la web serie Veleno di Pablo Trincia. Alla luce dell’indagine Angeli e Demoni e di alcuni esposti, la Procura modenese guidata da Paolo Giovagnoli – scrive la stampa locale – ha deciso di appurare se alcuni casi di minori sottratti alle famiglie modenesi abbiano seguito lo stesso copione reggiano. L’apertura del fascicolo è legata ad un esposto depositato, da alcuni mesi, da Carlo Giovanardi e ora ad un altro paio di esposti. Un ipotetico legame tra la vicenda del passato e quella del presente potrebbe riguardare il centro studi Hansel e Gretel di Torino, visto che esperti provenienti da quel centro avevano interrogato i bambini dell’inchiesta Veleno, che ha ricostruito con gli audio originali gli interrogatori dei bambini davanti ai servizi sociali e agli psicologi. Un’indagine per la quale bisogna riavvolgere il nastro di vent’anni, quando tra il 1997 e il 1998 erano finite nel vortice le storie di 16 bambini, allontanati dalle famiglie accusate di pedofilia e di compiere riti satanici.

Intanto si arricchisce di nuovi capitoli – che ondeggiano tra presente e passato – la vicenda di Bibbiano e dei presunti affidi illeciti in Val d’Enza. All’indomani del via libera del Consiglio Regionale ad una Commissione di inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna e della scoperta dell’avvertimento – risultato inascoltato – della Procura di Reggio Emilia al Tribunale dei Minori di Bologna su relazioni non corrette, dall’indagine Angeli e Demoni spuntano le parole di una assistente sociale che ha rivelato di avere falsificato rapporti su alcune situazioni familiari così da indirizzare lo stesso Tribunale dei Minori ad affidare i bambini, considerati vittime di abusi, a figure terze.

Il fatto – riportato dalla stampa locale di Reggio Emilia – vede al centro un’assistente sociale che, alla luce del suo racconto, potrà tornare a svolgere le proprie mansioni dopo la decisione del giudice investito del caso di revocare la misura della sospensione di sei mesi dal lavoro che le era stata comminata. Revoca verso cui aveva espresso parere negativo il pm titolare dell’indagine. La donna, viene riportato, ha collaborato ammettendo i propri addebiti e sostenendo di avere falsificato alcuni report a causa delle pressioni subite dai superiori. Una situazione che, nel tempo, avrebbe generato malessere tanto da chiedere e ottenere un trasferimento – avvenuto nel settembre 2018 – in un altro settore dei servizi sociali. In alcune relazioni l’assistente sociale aveva espresso dichiarazioni non veritiere; in un caso aveva descritto l’abitazione in cui vivevano due bimbi come fatiscente, e collegato l’atteggiamento di chiusura dei bimbi alla difficile situazione familiare e non al fatto che non sapessero comprendere e parlare italiano. Rapporti che non avevano convinto gli inquirenti tanto da integrare le accuse di falso ideologico e frode processuale. E se si aprono nuovi squarci, legati al presente, sulla vicenda degli affidi emiliani echi del passato tornano alla ribalta intrecciandosi ai fatti di Bibbiano.

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