Lo scontro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio in serata raggiunge Barzago, paesino in provincia di Lecco, dove dal palco della Festa del Carroccio il leader leghista rilancia: “Se il governo fa le cose, va avanti” altrimenti “va a casa e parlano gli italiani“. Poi però, in collegamento con La7, chiarisce: “Di Di Maio ho avuto e ho fiducia, di alcuni ministri M5s no. Con il vicepremier mai avuto problemi personali, ma qualcuno dei Cinquestelle è inadeguato”. Il ministro dell’Interno smentisce anche le voci su un suo colloquio domani al Quirinale: “Smentisco che domani vado da Sergio Mattarella“. Un cambio di toni al termine di una giornata di attacchi in cui la caduta del governo torna a essere l’estrema ratio e gli attacchi riguardano i temi.

Anche Di Maio in un lungo post su Facebook ribadisce che i Cinquestelle hanno “voglia di continuare“. “Se la Lega vuole tornare al voto, lo può dire chiaramente – aggiunge – ma se ne assume la responsabilità. Se cade questo governo, il rischio è che torni l’asse Pd-FI. Il M5s non lascia il Paese in mano alla gente che l’ha distrutto”. “Per me questo è il solo governo possibile, che può fare le cose per gli italiani. Se non c’è questo governo, si torna al voto“, scrive Di Maio, prima di sottolineare: “Io gli italiani non li tradisco”.

Dopo una giornata in cui, parlando dalla Finlandia, ha messo chiaramente sul tavolo l’ipotesi di far cadere il governo, Salvini dal palco di Barzago dice: “Per me il governo va avanti se fa le cose, altrimenti è inutile starci dentro”. Andare avanti, nel linguaggio del ministro dell’Interno, significa “sì a autonomia, Tav, infrastrutture, riforma della giustizia che dimezzi i tempi dei processi – aggiunge – E poi il sì più importante è quello sulla riforma fiscale“. Quando ricorda gli “attacchi subiti tutti i giorni” dai Cinquestelle la folla chiede a gran voce “elezioni, elezioni”. E Salvini dice: “Vedremo di fare le scelte migliori, non nell’interesse di un partito ma del popolo e del Paese”.  “Siamo stati colpiti alle spalle, le offese e le falsità dette nelle ultime 48 ore contro il M5s non hanno precedenti. Anche contro di me. Un mare di fake news solo per screditarci, quel che è accaduto è gravissimo“, ha detto Di Maio ai suoi in una riunione in cui erano presenti, tra gli altri, i capigruppo, oltre a Buffagni e Fraccaro.

Intanto, si erano rincorse in serate voci sempre più insistenti sulla possibilità che il ministro dell’Interno, di ritorno dalla Finlandia, avesse chiesto un confronto sulla tenuta del governo. Fonti del Quirinale hanno subito spiegato a ilfattoquotidiano.it che non c’è stata nessuna richiesta ufficiale d’incontro. Poi la smentita anche di Salvini. Il Capo dello Stato segue comunque i continui botta e risposta tra i due vicepremier con preoccupazione e – fanno trapelare dal Colle – anche con un certo nervosismo: il suo obiettivo è mettere in salvo la legge di Bilancio 2020 ed evitare assolutamente l’esercizio provvisorio. Per il momento, però, a Mattarella non sono giunte formalizzazioni di crisi.

Lo scontro resta per ora nel campo delle dichiarazioni, quelle di Salvini e Di Maio, che però hanno raggiunto un livello più alto, arrivando a sdoganare apertamente le parole “crisi“, “tradimento” e “assenza di fiducia. Il livello di tensioni è salito giorno dopo giorno, prima di esplodere con la spaccatura sull’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Mentre sullo sfondo resta l’inchiesta della procura di Milano sulla presunta trattativa condotta da Gianluca Savoini a Mosca per far arrivare alla Lega 65 milioni di fondi russi. Tant’è che il ministro dell’Interno non esclude più la possibilità di un ritorno al voto: “Non mi do scadenza – ha spiegato Salvini – però se la mattina vedo una sequela di insulti e polemiche da soli non si non si va lontanissimi”. E ai cronisti che gli hanno chiesto se avesse la certezza, in caso di crisi, di un ritorno alle urne, ha replicato: “Non mi faccio queste domande, c’è un presidente della Repubblica che fortunatamente è garante del fatto che questo rimanga un paese democratico, dunque queste domande le dovreste fare a lui“.

Le tensioni del governo sul lato pratico si sono tradotte invece nella fumata nera dal pre-vertice sull’Autonomia. Salvini, da Helsinki, fa sapere che domani non sarà a Palazzo Chigi per il tavolo sul tema, mentre quel che trapela all’Ansa da chi lavora al testo su Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è che la strada è tutta in salita. Un impasse che complica ulteriormente i rapporti. Il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi lavora per sciogliere i nodi sul tavolo: con i ministri Erika Stefani e Marco Bussetti fa il punto sulla scuola, poi il confronto con i tecnici del Mef. Dal fronte Lega non si nasconde il nervosismo per un percorso che i più, in casa Carroccio, temono sia ormai impantanato.

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