I cinque finanzieri che la scorsa notte erano a bordo della motovedetta 808 – una classe 800 di base a Crotone – che ha tentato, invano, di impedire alla Sea Watch, un bestione da 650 tonnellate, di attraccare al molo di Lampedusa, parlano di “fortuna” durante il loro colloquio, perché se la sono vista brutta: “La comandante non ha fatto nulla per evitarci, poteva schiacciarci“. Carola Rackete non voleva però “speronare“, come ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, l’unità delle Fiamme gialle. I finanzieri ci pensano un attimo prima di rispondere: “Lei voleva attraccare a tutti i costi, questo è chiaro. E noi abbiamo avuto fortuna ad avere il tempo di uscire da quella situazione ed evitare danni irreparabili“. Intanto, come apprende l’Adnkronos, al suo arrivo in caserma la stessa comandante ha detto: “Vi chiedo scusa, ma non era assolutamente nelle mie intenzioni venirvi addosso”. “La mia intenzione era quella di completare la mia missione, non certo di speronarvi“, ha chiarito Carola.

Salvini ha parlato di un atto di guerra, di un gesto criminale da parte della capitana: “Si è rischiato il morto”. I cinque uomini che erano a bordo sono più cauti anche se tutti sono consapevoli del rischio corso. Quando c’è stato lo ‘scontro’ tra le due imbarcazioni, attorno alle 2 di notte, a bordo c’erano il comandante, il direttore di macchina, il motorista e due radaristi: due erano in plancia, uno a poppa e due a prua. In due, uno avanti e uno dietro, hanno tentato con le mani di allontanare la motovedetta dalla Sea Watch, in modo da guadagnare quel minimo spazio per sfilarsi e non rimanere incastrati con la banchina. Ci sono riusciti, anche se la 808 ha urtato parte del molo prima di svincolarsi.

“Avevamo tentato di fermarla più volte – racconta il direttore di macchina – prima ancora che entrasse in porto, quando ha messo la prua in direzione Lampedusa, e poi quando è arrivata in prossimità del molo, mettendoci di traverso. Ma il comandante non ha risposto all’alt, non ha voluto sentire ragioni e ha continuato a manovrare, venendo verso di noi“. Una volta entrata in porto, di poppa, la Sea Watch ha cominciato ad avvicinarsi alla banchina commerciale dove solitamente attracca il traghetto che fa servizio con Porto Empedocle, l’unico posto dove una nave di 50 metri potesse fermarsi.

“Ci siamo messi a protezione della banchina – prosegue il racconto dei finanzieri – e la sea Watch si è avvicinata manovrando con le eliche di prua, spinta dal vento. Da bordo ci hanno detto ‘spostatevi‘ e nient’altro, il comandante non ha fatto nulla per evitarci“. A quel punto la ‘toccata’ tra le due imbarcazioni è stata inevitabile. “C’è stato una sorta di movimento ‘elastico’, prima ci ha schiacciato verso la banchina e poi ha mollato. Solo in quel momento ci siamo potuti sfilare“. Ma perché non vi siete tolti di mezzo prima? “Perché il nostro compito – rispondono a bordo – era quello di non far attraccare la nave che era priva di autorizzazione. Ed è quello che abbiamo fatto finché abbiamo potuto. Poi ci siamo dovuti sfilare, se fossimo rimasti lì, se fossimo rimasti incastrati, la nave avrebbe distrutto la motovedetta“.

Una manovra molto rischiosa, dicono gli inquirenti, che ha messo in pericolo l’incolumità dei migranti e dell’equipaggio a bordo e dei militari della Finanza che erano sulla motovedetta. “Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”, ha detto il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio. A terra ad assistere alla scena c’era un gruppo di sostenitori della giovane capitana e un altro gruppo, guidato dalla ex senatrice e sindaca di Lampedusa leghista Angela Maraventano. Per tenerli separati ed evitare tensioni sono dovute intervenire le forze dell’ordine. La nave è stata adesso portata dalla Finanza in rada a Licata, in Sicilia.

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