Il tema delle concessioni al centro del vertice di governo e con una linea chiara del Movimento 5 Stelle, che va all’attacco di Autostrade e annuncia che nella riunione a Palazzo Chigi con il ministro Danilo Toninelli, porterà, in accordo con Luigi Di Maio, la richiesta di revoca della concessione. Una scelta che arriva nel giorno della posa della prima pietra del nuovo ponte Morandi, ma anche in un momento assai delicato, visto che la società controllata da Atlantia dei Benetton – messa infatti all’indice dal ministro delle Infrastrutture dopo il 14 agosto 2018 –  è coinvolta in diversi dossier e di recente anche in una ipotesi di ingresso in Alitalia. Sul tema revoca si attendeva una decisione dopo che il Mit, in seguito alle controdeduzioni di Autostrade del 9 maggio scorso, si era preso due mesi di tempo per decidere. Il vertice a Palazzo Chigi, al quale partecipano anche il presidente del consiglio e i vice-premier, serve ad un primo esame dei documenti e delle analisi sulla concessione di Autostrade, una vicenda alla quale – nelle valutazioni politiche – è certamente legata anche al dossier Alitalia. Non è un mistero per nessuno che la Lega vorrebbe per il salvataggio della compagnia aerea anche un coinvolgimento di Atlantia.

Di Maio: “Tariffe ridotte e legate ai reali investimenti che faranno i concessionari” – Il tema del vertice di governo viene peraltro anticipato da Di Maio, che in un post su Facebook scrive che quella del Ponte Morandi è stata “una “tragedia annunciata” perché “i passati governi se ne sono sempre fregati della sicurezza” e “per anni i concessionari delle autostrade hanno solamente arricchito il proprio portafoglio, aumentando i pedaggi al casello, spesso senza garantire un’adeguata manutenzione“. Poi ha aggiunto che l’intervento sulla riduzione dei pedaggi a partire da gennaio 2020 – annunciato dal presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti Andrea Camanzi – “è il primo passo, nei prossimi giorni ne compiremo degli altri e capirete molte, molte cose. Lo abbiamo sempre detto: chi ha sbagliato deve pagare. E, ve lo assicuro, pagherà”. Di Maio, poi, prosegue sottolineando che “grazie all’impegno del ministro Toninelli stiamo per attuare un’autentica rivoluzione che ci consentirà da gennaio del prossimo anno di avere persino tariffe ridotte e recuperi di efficienza anche oltre il 20%”. “In pratica – prosegue – le tariffe al casello saranno legate ai reali investimenti che i concessionari effettueranno e alla qualità della gestione. Ciò significa che, se non fai gli adeguati interventi, sei fuori e resti lontano chilometri da qualsiasi infrastruttura del Paese. Inoltre i costi di gestione dei concessionari saranno ben monitorati: nessuno potrà fare più il furbo! Tutto questo, oltre a farci risparmiare parecchio, ci permetterà di garantire anche nelle autostrade più sicurezza per le persone”.

Toninelli: “Rivoluzione dei pedaggi” – E oggi è stato anche il giorno della relazione annuale al Parlamento dell’Autorità di regolazione dei trasporti, il cui presidente Andrea Camanzi ha approfittato dell’incontro con la politica per difendere la riforma dei pedaggi autostradali, per cui è stato accusato dalle concessionarie di aver cambiato le regole in corsa mettendo a rischio gli investimenti sulla rete. Camanzi ha sottolineato che “non vi è incertezza regolatoria” e “non vi sono, né potrebbero esservi, modifiche unilaterali dei contratti“, mentre le tariffe caleranno e si uniformeranno sul territorio nazionale “nel segno della trasparenza e dell’equità” allineandosi agli altri Paesi Ue. Nonostante l’associazione delle concessionarie Aiscat sia pronta a ricorrere al Tar e Confindustria abbia espresso nei giorni scorsi la sua preoccupazione, Camanzi spiega che la riforma dei pedaggi “consentirà di superare i sei diversi sistemi tariffari attualmente applicati, conferendo univocità e stabilità regolatoria agli assetti economici” senza “compromettere la cosiddetta bancabilità dei piani di investimento”. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha lodato la relazione dell’Art e parlato di “rivoluzione pedaggi” ed è certo che non ci sarà “alcun blocco degli investimenti, anzi”.

“Oggi abbiamo celebrato una rivoluzione, perché siamo intervenuti per rafforzare le competenze dell’Autorità per i Trasporti, l’abbiamo dotata di nuovi mezzi e risorse, con il decreto Genova e una legge del marzo di quest’anno” ha detto il premier Giuseppe Conte al termine della presentazione del rapporto. “Abbiamo realizzato una rivoluzione che ora solo i tecnici percepiscono – ha aggiunto – ma presto la percepiranno tutti gli utenti perché, per effetto di questa rivoluzione, abbiamo una Autorità che ha elaborato un nuovo piano tariffario, unico nazionale, omogeneo per le concessioni autostradali. Ne avevamo sei, con sperequazione, disuguaglianze” ha detto il premier Conte. Oggi invece – ha sottolineato il premier – abbiamo maggiore trasparenza e correttezza e il risultato è che abbiamo già applicato il nuovo piano tariffario alle nuove concessioni, Brennero e Trieste-Venezia, e lo andremo ad applicare a tutte le restanti concessioni. Questo – ha concluso il presidente del Consiglio – significa pedaggi più contenuti, tariffe più trasparenti, investimenti certi e sicuri, possibilità di monitorare anno per anno gli investimenti dei concessionari autostradali, maggiore sicurezza per i cittadini“.

La riunione sul dossier autonomie – Prima della discussione su Autostrade, il vertice di governo è stato dedicato al dossier Autonomia, incontro che però è stato solo un approccio in vista dell’arrivo del provvedimento in consiglio dei ministri convocato per domani sera alle 18.50. Presenti oltre al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e i ministri per gli Affari regionali, Erika Stefani, e del Sud, Barbara Lezzi. Dopo una sorta di via libera preliminare, dovranno essere convocate le Regioni. Solo dopo ci sarà l’ok vero e proprio che dovrebbe arrivare – così chiede la Lega – in una nuova riunione la prossima settimana. Il vertice politico convocato per questa sera, quindi, serviva a sciogliere i nodi di merito sui singoli capitoli degli accordi con Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Ma resta centrale anche il ruolo del Parlamento. I leghisti, spiegano fonti governative, spingono perché il passaggio alle Camere sia snello, magari con un’informativa del premier Conte. I Cinque stelle chiedono invece un passaggio più corposo e con tempi più distesi, con il parere di tutte le commissioni parlamentari e la possibilità di emendare gli accordi.

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