Tre mesi di cassa integrazione ordinaria. Dal 3 giugno al 1° settembre 2019. Anche la Arti Grafiche Boccia, l’azienda del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, è costretta a far ricorso agli ammortizzatori sociali. L’accordo, firmato alla metà di maggio con le sezioni territoriali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom, Cisal e Ugl Grafici, prevede che la “cigo” riguardi un picco massimo di 50 sui 180 dipendenti per far fronte al “calo di commesse che rende necessario ridurre temporaneamente l’attività lavorativa”.

La crisi del mercato editoriale si fa sentire anche sul gigante fondato nel 1961 a Salerno da Orazio Boccia, nominato cavaliere del lavoro da Giorgio Napolitano, e oggi guidato dal figlio Vincenzo, dal 31 marzo 2016 presidente dell’associazione degli industriali. “In questo momento – spiegano fonti sindacali che hanno seguito da vicino il dossier – la rotazione riguarda tra le 15 e le 20 persone. Ogni 15 giorni è previsto un tavolo di confronto con le Rsu e i delegati sindacali per decidere come far girare su base settimanale i dipendenti in base alle loro mansioni e alle esigenze produttive, in modo da creare il minor numero di disagi al minor numero di lavoratori possibile. Lo scopo è quello di tornare a regime ai primi di settembre e superare questo momento di difficoltà”.

Un momento che va avanti da diverso tempo. La società “opera in un settore maturo ed altamente concorrenziale”, spiegava il fondatore Orazio nella relazione sulla gestione del dicembre 2017. Pochi mesi dopo, infatti, da via Tiberio Claudio Felice partiva la prima richiesta di cassa integrazione (che può essere concessa per un massimo di 52 settimane in 2 anni) e l’azienda otteneva un pacchetto di 3 mesi utilizzato tra il marzo e il giugno 2018.

Ora la cig serve di nuovo. Nell’accordo firmato il 15 maggio nella sede di Confindustria Salerno, che sancisce al 3 giugno l’inizio di “13 settimane consecutive di Cig Ordinaria”, si parla di “un calo di commesse che rende necessario ridurre temporaneamente l’attività lavorativa”. Un “andamento altalenante” lo definiscono i sindacati che hanno seguito e monitorano la vicenda, quello registrato nell’ultimo periodo dall’azienda che stampa diversi tra quotidiani e riviste, oltre a una lunga serie di prodotti che vanno dai cataloghi agli album delle figurine, dai volantini pubblicitari alla modulistica per le amministrazioni pubbliche.

Un momento di difficoltà che ha visto la Arti Grafiche Boccia chiudere il 2017 “con una perdita di 3 milioni” su un fatturato da 42,4 milioni, proseguono le fonti sindacali: il 2016 si era chiuso con un profitto netto di poco meno di 18mila euro, inferiore ai 27mila del 2015, a fronte di ricavi netti che da un anno all’altro erano passati da 39,7 a 38 milioni.

Un inizio d’estate gelido per i dipendenti che arriva dopo anni di investimenti. Nel maggio 2014 per la sede di Salerno la società aveva acquistato dal Gruppo Editoriale L’Espresso la “rotativa Cerutti S96 utilizzata fino al 2013 per stampare in esclusiva La Repubblica e il quotidiano La Città“, come si legge sul sito dell’azienda, e aveva lanciato un progetto definito “MONSTRE S96 per sottolineare le dimensioni della potente rotativa in grado di stampare ad una velocità oraria di 60mila copie“, proponendosi “come un centro stampa indipendente per la stampa di quotidiani locali, nazionali ed internazionali”. A novembre dello stesso anno era arrivata, poi, la fustellatrice Bobst SP104E con la quale l’azienda, “che negli ultimi anni ha investito più di 50 milioni di euro in nuovi macchinari”, aveva intenzione di rafforzare “la sua offerta nel segmento del packaging”.

Twitter: @marco_pasciuti

m.pasciuti@ilfattoquotidiano.it

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