Possibile manutenzione non corretta ai binari della linea tram. In più, dubbi sulla qualità della “sabbia frenante” dei convogli. E nuovo materiale in arrivo a integrare gli atti dell’inchiesta della Procura di Roma sui guasti del trasporto pubblico capitolino. Un procedimento, quest’ultimo, che contempla anche l’ipotesi di “sabotaggio”, richiamato più volte dalla sindaca Virginia Raggi. Complice la giornata festiva, in Atac non c’e’ ancora stato tempo di analizzare nel dettaglio le cause che hanno portato questa mattina, intorno alle 12.30, allo svio in coda del tram 2 in direzione di Piazza Mancini.

Tuttavia, i tecnici intervenuti sul posto per ripristinare la linea si sono già fatti un’idea di quanto potrebbe essere accaduto. A prima vista, è possibile che le piogge di questi giorni, unite a una perdita d’acqua avvistata nei pressi del luogo dell’incidente, abbiano ammalorato le traversine di uno dei due binari, creando un dislivello fra un armamento e l’altro, divenuto fatale per il corretto instradamento del terzo vagone del tram. Un disallineamento che andava segnalato e che, se la causa sarà confermata dall’indagine interna che molto probabilmente sarà aperta domani mattina, chiamerà in causa anche la società esterna che effettua le manutenzioni ai binari.

L’INCHIESTA PER SABOTAGGIO – L’indagine interna sarà comunque necessaria e probabilmente sollecitata dai magistrati. Se sul tema ‘flambus’ – gli autobus a fuoco, alla media di due al mese, che stanno falcidiando la flotta Atac – la Procura ha messo da parte ogni ipotesi dolosa procedendo verso l’archiviazione, a piazzale Clodio resta aperto il fascicolo sui guasti ai tram. In particolare, nell’aprile 2018, era stata la sindaca Raggi ad aprire sospetti di sabotaggio su ben 9 tram della linea 3, da poco rigenerata attraverso l’introduzione dei cosiddetti “semafori intelligenti”.

Oltre a nutrire forti dubbi sul corretto operato del personale delle manutenzioni, gli ispettori della municipalizzata, infatti, accertarono che le vaschette contenitrici della sabbia “frenante” dei convogli venivano utilizzate come una sorta di pattumiera, con dentro pezzi di legno, sassi, cartacce e mozziconi di sigaretta, tutti elementi che finiscono per disturbare il già precario andamento dei convogli sulle cosiddette rotaie phoenix. I riscontri forniti dai periti hanno convinto il pm Mario Dovinola, titolare del fascicolo, ad andare avanti con l’inchiesta per sabotaggio solo sul fronte dei tram, mettendo da parte la vicenda dei flambus. Una verifica che a questo punto andrà fatta anche a bordo del tram della linea 2 sviato in via Flaminia.

IL TRAM DEI TIFOSI E LA “CURA DEL FERRO” SPARITA – Fortuna ha voluto che, a campionato di calcio finito, questa mattina sul tram 2 ci fossero pochi passeggeri, per i quali si è registrato solo un grosso spavento. La linea, infatti, è utilizzata come collegamento “veloce” dalla fermata della metro A di piazzale Flaminio in direzione Stadio Olimpico, Foro Italico, Auditorium e museo Maxxi. Una delle 7 sopravvissute – alcune delle quali si sovrappongo per buona parte del percorso – alla scelta operata fra la fine degli anni ’80 e i primi ’90, di eliminare gran parte della fittissima linea tranviaria che caratterizzava la Capitale. All’inizio degli anni 2000 si è tornato ad immaginare un ritorno del tram, sull’onda della “cura del ferro” teorizzata dall’ex assessore alla Mobilità, Walter Tocci.

I numerosi progetti messi a punto dai tecnici comunali e dai comitati di trasportisti sono però fermi nei cassetti dell’Agenzia Roma Servizi e Mobilità. Ignazio Marino, nel 2014, aveva provato, invano, a rimettere in moto i progetti per “ricucire” la rete attuale e raddoppiare i chilometri oggi percorso. Un piano che l’attuale amministrazione pentastellata sta cercando di portare avanti e per il quale l’attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, Enrico Stefano, si è fatto personalmente portavoce di una richiesta di finanziamenti al governo nazionale per oltre 1 miliardo di euro. Il progetto più ambizioso, oltre al “tram della Musica” sul ponte disegnato dall’architetto Kit Powell-Williams, è quello di una linea che attraversi via dei Fori Imperiali ma che deve essere alimentata elettricamente dal basso, perché la Soprintendenza ha più volte bocciato qualsiasi di linea aerea a disturbare uno dei scorci storici più suggestivi della Capitale.

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