I primi computer quantistici potrebbero arrivare in commercio entro 3 o al massimo 5 anni. L’ha promesso il vicepresidente globale di IBM, Norishige Morimoto, nel corso dell’IBM Think Summit tenutosi a Taipei. Quella annunciata è un’autentica rivoluzione, perché i computer quantistici sono sistemi molto differenti nella sostanza da quelli attuali.

I computer che adoperiamo usano i bit per elaborare dati, quelli quantistici usano i qbit, ossia l’unità di informazione quantistica. Comprenderne il funzionamento è complesso per chi è a digiuno di nozioni di Fisica, soprattutto di meccanica quantistica. Sintetizzando al massimo, si può dire che in questi innovativi sistemi si possano processare “più soluzioni per un singolo problema nello stesso momento”, invece che svolgere calcoli sequenziali.

La parte interessante, e facilmente comprensibile, è a che cosa servono. Servono per risolvere problemi che i potenti supercomputer che usano i bit non sono capaci di risolvere. Hanno una potenza di calcolo esponenzialmente più alta. Quello che dev’essere chiaro è che non sono destinati a rimpiazzare il comune  computer, almeno non nella vita quotidiana. Però potrebbero essere importantissimi in elaborazioni molto complesse come le previsioni meteo, la creazione di nuovi farmaci ricavati dall’analisi delle possibili combinazioni fra milioni di molecole, il sequenziamento completo del DNA, e molto altro.

IBM è una delle aziende maggiormente impegnate nella ricerca sui computer quantistici: ci lavora dal 1996 e ha realizzato una delle prime soluzioni sperimentali, a 20 qbit, aperta ai ricercatori come soluzione via cloud. L’obiettivo è consentire ai ricercatori di iniziare a lavorare su applicazioni reali, realizzando un’infrastruttura che consenta di sfruttarne la potenza.  C’è poi un prototipo di processore quantistico a 50 qubit, e secondo Morimoto presto ne arriveranno di più potenti.

Foto: Depositphotos

 

Per chi trova questi numeri poco indicativi, è importante sapere che gli esperti hanno calcolato due anni fa il numero di qbit necessari a un computer quantistico per superare in velocità i supercomputer attuali. Il responso è appunto 50 qbit. Da allora i supercomputer si sono potenziati e l’ipotesi più probabile attualmente è che per qualche tempo i due tipi di calcolatori saranno alla pari, poi i computer quantistici prenderanno il sopravvento, almeno per determinati compiti.

Non resta che attendere le novità che hanno in serbo anche Microsoft, Intel e Google, le altre tre grandi aziende impegnate nello sviluppo di computer quantistici.

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