Quando è morto in ospedale, il corpo del piccolo Leonardo, di due anni, era “martoriato con lesioni multiple”. Per questo il procuratore di Novara Marilinda Mineccia ha disposto il fermo per la madre, Gaia Russo, e il compagno Nicholas Musi. L’accusa nei loro confronti è di omicidio volontario pluriaggravato. Il questore di Novara, Rosanna Lavezzaro, ha dichiarato che si tratta di “un omicidio avvenuto in un quadro di maltrattamenti pregressi”.

Secondo quanto emerge dalle indagini della procura di Novara, il compagno avrebbe assunto cocaina. Il pubblico ministero Ciro Caramore, che ha coordinato le indagini, ha precisato che “non possiamo però dire se fosse sotto l’effetto degli stupefacenti quando il bambino è stato ucciso”. Musi era già noto alle forze dell’ordine per vicende legate a lesioni, maltrattamenti, violenza sessuale. A Biella, dove risiedeva fino a gennaio, era stata richiesta nei suoi confronti la sorveglianza speciale.

A provocare la morte del bambino, secondo l’autopsia, è stato un violento colpo all’addome, che ha portato a una grave emorragia al fegato e al decesso in meno di mezz’ora. Sul corpo, il medico legale ha riscontrato ecchimosi e lesioni che risalirebbero alla mattina stessa della morte. Diverse ferite sono state trovate sul capo, sul torace, sulla schiena, e persino sui genitali.

Leonardo, deceduto il 24 maggio, era stato portato all’ospedale Maggiore di Novara dopo che i genitori avevano chiamato l’ambulanza. Interrogati, avevano parlato di una caduta dal lettino, dicendo poi che era “stato morsicato da un cane”. Ma la versione non aveva convinto gli inquirenti, che avevano deciso di aspettare l’autopsia. Gli esami hanno confermato che le lesioni erano incompatibili con l’ipotesi di un incidente domestico. Ora, l’uomo si trova nel carcere di Novara mentre la donna, incinta, è ai domiciliari. Nella notte, il loro nome era già stato iscritto nel registro degli indagati.

Durante l’interrogatorio, la notte del fermo, i genitori sembravano distaccati, quasi freddo. Non c’è stato alcun momento di commozione. Musi “mi ha detto che aveva la ‘coscienza pulita’, che col senno di poi mi sembra alquanto agghiacciante”, rivela il pm Caramore. Portati in procura per essere interrogati, entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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