I pm di Milano stanno indagando su “contratti di consulenza” ottenuti, attraverso Gioacchino Caianiello, ex coordinatore di FI a Varese e ritenuto il “burattinaio” del sistema corruttivo ipotizzato dalla Dda di Milano da “una società riconducibile a Lara Comi”, eurodeputata e coordinatrice provinciale di Forza Italia di Varese. “Contratti di consulenza da parte dell’ente Afol città metropolitana” per un “totale di 38.000 euro”. Il particolare emerge nella richiesta di custodia cautelare della Dda che ha ottenuto l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 28 persone tra cui il consigliere comunale milanese e vicecoordinatore regionale di Forza Italia Pietro Tatarella, candidato alle Europee nella circoscrizione di Nord-Ovest e del sottosegretario forzista all’area Expo della Regione Lombardia Fabio Altitonante.

Per inquirenti 38mila euro “cifra preliminare”
Il caso della consulenza alla società della forzista per i pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri, Luigi Furno e l’aggiunto Alessandra Dolci, sarebbe indicativo – assieme a tanti altri e in base alle intercettazioni – come Caianiello, il “dominus” del sistema corruttivo e anche di Forza Italia in Lombardia, sarebbe riuscito “con disinvoltura”, “grazie proprio alla collaborazione di alcuni suoi uomini di stretta fiducia, tra i quali l’avvocato Carmine Gorrasi” consigliere comunale a Busto Arsizio, Giuseppe Zingale, dg di Afol, e Loris Zaffra “ad estendere la sua influenza politica e, parallelamente, quella criminale ben oltre i confini della provincia di Varese”. Secondo gli inquirenti la cifra di 38mila euro sarebbe stata una cifra “preliminare” al “conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80.000 euro”. Incarico che avrebbe avuto come contropartita la “promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi” Caianiello e Zingale.

Comi: “Nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta”
“Nel bel mezzo della mia campagna elettorale per le prossime elezioni europee leggo con stupore che un dispaccio di agenzia pubblica col condizionale la notizia del presunto coinvolgimento nella nota inchiesta in corso di una ‘società riconducibile a Lara Comì e di una ‘società di Lara Comi’ asserita destinataria di consulenze oggetto di indagine. Devo infatti precisare che – fa sapere Lara Comi – l’unica mia società di comunicazione è la Premium Consulting regolarmente denunciata all’interno della Dichiarazione di interessi finanziari dei deputati lettera D), a norma del Regolamento del Parlamento europeo e consultabile pubblicamente sulla pagina web del Parlamento europeo all’interno della voce ‘dichiarazioni’ presente sulla mia scheda di deputato. Tale società non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta e non ve ne è nessun’altra a me riconducibile“.

L’intercettazione: “Vabbè ma quanto ha preso questa?”
L’ipotesi della consulenza emerge da una intercettazione: “Se non vediamo non vedrà più nemmeno lei! Giusto Loris?” dice Giuseppe Zingale, dg della Afol. L’intercettazione, riportata nella richiesta di arresto della Procura, che sta indagando sulla vicenda, risale al 29 novembre 2018. Zingale è al ristorante con Caianiello e con Loris Zaffra, ex fedelissimo di Bettino Craxi e tra i protagonisti dell’epoca di Mani Pulite. Durante la conversazione Nino interviene: “Veniamo sulle due cose, uno questa cretina della Lara a che punto stiamo? (Lara Comi) perché io la vedo sta sera, così gli faccio lo shampoo“. Gli risponde il direttore generale: “il 17 già liquidato, 21 gli ho fatto il contratto, però se questo si muove se no io col cazzo……” E Caianiello: “noi non avevamo detto che..eh! (…) ma tu gli hai detto che deve venire a trovarmi?” E l’altro: “ma certo… (inc.le) … che voleva parlare, raccontare, gli ho detto ‘va bene…'”. Nino poi aggiunge: “17 e 21 fanno 38 (…) oltre i 60 che aveva già”. Zingale allora spiega: no, no … no sono sempre all’interno, perché se…”.

A questo punto Caianiello chiede: “vabbè ma alla fine quanto ha preso questa?” Zingale risponde: “per il momento 38, però se non mando i segnali…” E ancora Nino: “da quando abbiamo iniziato?” Zingale: “sì!” Nino: “basta! e quindi può arrivare ad un monte di 80!” Zingale riferendosi alla promessa della retrocessione di una quota della cifra del contratto: “sì però ti voglio dire una roba, se non c’è disponibilità, non becca un cazzo! io non ho visto niente…” Nino: “neanch’io!” Zingale rivolgendosi a Zaffra: eh allora! Se non vediamo non vedrà più nemmeno lei! giusto Loris? La conversazione sul caso Comi prosegue con Caianiello che osserva: “Una logica è che se questa non prende non può dare, no?!. Ma Zingale spiega che “17 li ha già presi, liquidi sempre! già incassati!” Nino: “17 o 38?” Zingale: “17 già dati” Nino: “presi”. Alla fine interviene Zaffra: “per cui ce li ha! … perché lei non so che cazzo fa, perché la roba lì, per lei per la campagna elettorale, ha firmato il contratto … (inc.le)…da 200.000,00 euro! Non ha fatto un cazzo! Se ne è presa 20.000 come anticipo, io gliel’ho riconfermato a 100.000, adesso doveva farlo, non si trovano…cioè adesso non c’entra niente con sta roba…“.

Tatarella e Altisonante si dimettono
Tatarella, che si è dimesso dal consiglio comunale, sostiene di avere “documenti che provano che sono state svolte solo attività lecite”. Parole che ha affidato al suo legale Luigi Giuliano perché ieri l’esponente di Forza Italia, accusato di associazione a delinquere, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel carcere di Opera durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano Raffaella Mascarino. “Il mio assistito è molto giù ma aspetta con fiducia di poter spiegare la sua posizione, quando avremo preso conoscenza di tutta l’imponente mole probatoria raccolta dalla procura – spiega il difensore -. Tatarella sostiene di aver svolto solo attività professionali, non c’è mai stata nessuna attività di corruttela, né vendita di pubbliche funzioni. Ha i documenti che possono provare che ci sono state solo attività lecite”. Domani l’avvocato Giuliano tornerà a incrociare il gip nell’interrogatorio di garanzia di Fabio Altitonante, il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia ai domiciliari con l’accusa di corruzione, si è dimesso dal suo incarico al Pirellone perché come spiega il legale “respinge tutte le accuse ma ha scelto di fare un passo indietro per potersi difendere meglio nel processo”. Altitonante affronterà domani mattina l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Raffaella Mascarino. Tutti gli arrestati, interrogati ieri, hanno scelto la strada del silenzio.

Le indagini comunque procedono: i pm hanno sentito Ciro Calemme, anche lui esponente azzurro, vice presidente di ‘Agora – Liberi e Forti Varese, l’associazione presieduta da Caianiello. Il nome di Calemme compare pure nell’ordinanza del gip in una intercettazione dell’8 marzo dell’anno scorso tra quelle indicative, a parere del giudice, “del potere di influenza politica” di Caianiello. Quest’ultimo, infatti, conversando al telefono con il primo, ex amministratore di Aspem Reti, la società controllata dal Comune di Varese che si occupa della gestione di gas e risorse idriche, afferma: “se non tradisce Leonardi, se non tradisce Bilardo, se non tradisce Gorrasi…abbiamo in mano la provincia…punto…io non mi muovo…io faccio il sole e la terra che gira intorno…“.

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Tangenti Milano, imprenditore collabora. Sentita come teste capo segreteria di Fontana (ex compagna di Salvini)

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