Guardo ancora questa denuncia di alcuni giorni fa, lucidissima e definitiva, di una mamma che racconta la sua personale condizione (due figli disabili da assistere e sostenere senza alcun aiuto pubblico) e le privazioni che una società indifferente le impone.

Queste sue parole sono pietre. Pietre contro il modo in cui si usano i soldi di tutti, si decidono le gerarchie, i bisogni, le urgenze. Pietre contro questa nostra falsa democrazia. Pietre contro l’indifferenza.

Questa mamma, questa donna tarantina, racconta attraverso il suo pianto, l’incredulità nel vedersi esclusa dalla civiltà, tenuta incarcerata al suo destino, nemmeno tollerata, semplicemente invisibile. Dà voce al mondo che ci passa accanto ogni giorno senza riuscire a vederlo.

Per vedere dovremmo essere in quel baratro, e lei, grazie alle sue parole, ci conduce, per una ventina di secondi, esattamente nel luogo in cui si trova. E ci fa provare come è quell’altro mondo, come si vive nell’altro mondo, che sarebbe anche il nostro se solo ce ne accorgessimo.

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