Il Documento di economia e finanza ha fissato la stima di crescita per l’Italia nel 2019 allo 0,2 per cento, “ma consideriamo che questo implica una crescita sostenuta già nel secondo semestre di quest’anno, altrimenti non si può raggiungere questo livello”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria a 1/2h in più su Rai Tre, promuovendo “le misure che stiamo prendendo in questi giorni di sostegno all’economia”. Grazie a quest’ultime, ha spiegato Tria, “ci sarà, speriamo, ma crediamo che questo avverrà, un impatto positivo, seppur limitato sul tasso di crescita di quest’anno, anche se sarà ovviamente molto basso”. “È arrivato il momento della fase 2, improntata alla crescita e allo sviluppo sostenibile“, ha detto anche il vicepremier Luigi Di Maio ad Affaritaliani.it prima di partire per gli Emirati Arabi Uniti: “Ritengo essenziale aumentare le nostre esportazioni anche verso nuovi mercati”. Sulle nuove misure punta il governo per chiudere l’anno in ripresa, valutando nel frattempo una flat tax che, ha sottolineato Tria, mantenga però la “progressività” prevista dalla Costituzione e senza aumento dell’Iva. Il titolare del Tesoro è contrario anche alla patrimoniale: “Solo parlarne crea una tale incertezza che crea un danno forte all’economia. Parlare di questo significa creare allarme“.

Nello spiegare il perché di una crescita così bassa, il ministro dell’Economia ha sottolineato che “c’è un rallentamento importante, in Italia in Europa e in alcune aree del mondo ma non siamo in recessione“. “Si spera in segnali di ripresa nel secondo semestre”, ribadisce. L’Italia, ha aggiunto Tria, “ridurrà il gap di crescita rispetto alla Germania e all’Ue. È un po’ un paradosso ma ciò significa che quello che sta accadendo non riguarda solo l’Italia. C’è un rallentamento forte della Germania“.

Il Def con una previsione di crescita così bassa è servito anche a dare “un messaggio di stabilità, nel senso che intanto il quadro macroeconomico che abbiamo presentato è completamente condiviso con tutte le istituzioni che fanno previsioni”, ha sostenuto il ministro. “Il secondo messaggio è che nell’anno in corso, come ho sempre detto, non ci saranno manovre correttive – ha aggiunto Tria – nel senso che quanto è stato deciso nella legge di bilancio e concordato con la Commissione europea verrà attuato, senza che questo comporti la violazione degli impegni presi con la Commissione europea”.

Quanto alle riforme, in particolare quelle fiscali, il ministro dell’Economia ha ricordato che la maggioranza di governo è contraria all’aumento dell’Iva e che per altri versi se da una parte la flat tax “per me concettualmente va bene” tanto che “prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore”, dall’altra “si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale“. “Il problema – ha spiegato ancora – è di agire attraverso una riforma progressiva“. Tria si è detto anche “molto contrario” a una patrimoniale perché “colpirebbe al cuore gli italiani e avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi. Solo parlarne crea incertezza e danno“.

Ad ogni modo, ha proseguito il titolare del Tesoro, “ci sono dei vincoli alle politiche che noi perseguiremo. Nell’ambito di questi vincoli si deciderà quali obiettivi del programma di governo andranno avanti più rapidamente o meno rapidamente“. Tria ha spiegato tra l’altro che “uno dei fattori che sono in campo non sono solo quelli della ragioneria, ma anche vedere quale sarà effettivamente il tasso di crescita che avremo di fronte nel prossimo semestre”. “Dovremo vedere quale sarà effettivamente il tasso di crescita che avremo di fronte nel prossimo semestre – aggiunge il ministro – Quello è l’elemento forte di incertezza che ci ha spinto a presentare un Def che per ora considera una rivisitazione invariata, cioè gli impegni che abbiamo già preso con la legge di bilancio. Vedremo nel nuovo contesto quale saranno le compatibilità e come agire in modo bilanciato”.

Di Maio: “Il Made in Italy deve colonizzare il mondo”
Lunedì il ministro dello Sviluppo economico volerà negli Emirati Arabi Uniti. “La firma per la via della seta, il mio viaggio negli Stati Uniti e quello che mi appresto a compiere negli Emirati, hanno un filo conduttore che è legato all’aumento dell’export“, ha spiegato Di Maio ad Affaritaliani.it. “Come ho già detto, il Made in Italy deve colonizzare il mondo”, ha aggiunto. Il vicepremier ha confermato anche il filo diretto con le imprese: “I nostri imprenditori e i prodotti del Made in Italy ci rendono grandi nel mondo da generazioni. Dobbiamo dunque ringraziare loro se il nostro Paese ha fatto registrare un picco nella produzione industriale ponendoci come primi a livello europeo, contro tutte le previsioni“. La conclusione guarda alle prossime sfide: “Dopo aver messo in sicurezza la parte più debole della società, è arrivato il momento di premere sull’acceleratore dell’export, seguendo la fase 2 improntata alla crescita e allo sviluppo sostenibile”, ha concluso Di Maio.

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