“Interrotto a metà un percorso d’integrazione ben avviato”. La chiusura del Cas (Centro accoglienza straordinaria) per donne migranti di Torrenova, alla periferia est di Roma, è una ferita aperta fra le suore dell’Usmi che vi prestavano servizio. Dopo la lettera firmata da dodici sorelle e inviata al direttore del quotidiano cattolico Avvenire, suor Maria Rosa Venturelli, raggiunta da Ilfattoquotidiano.it, prova a spiegare quanto la razionalizzazione voluta dal ministero dell’Interno stia sconvolgendo molti dei percorsi intrapresi con i migranti. “La nostra – racconta suor Maria Rosa – era una presenza bisettimanale molto importante, un’attività di presenza che per molte ragazze ha rappresentato una discesa agli inferi”. E ancora: “Il nostro compito era lavorare sull’accettazione del passato di queste persone, perché possano poi farsi accogliere a loro volta nella società”.

Il centro di Torrenova, borgata sulla via Casilina poco fuori il Grande raccordo anulare, poteva ospitare fino a 60 donne, anche se ultimamente i numeri erano un po’ diminuiti. La chiusura è stata dettata dall’applicazione del Decreto Sicurezza, proposto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha tagliato diverso servizi e razionalizzato la presenza dei migranti all’interno dei centri, portando alla conclusione di molti dei contratti in essere con le prefetture. Le donne ospiti a Torrenova sono state distribuite in altre strutture della periferia di Roma, ma l’Usmi – spiega suor Venturelli – “non ha avuto la possibilità di mettersi in contatto con le nuove destinazioni per portare avanti i progetti avviati, non sappiamo neanche dove siano”.

“Dal 1 agosto 2018 fino a oggi – avevano scritto le suore dell’Unione Superiori Maggiori d’Italia all’Avvenire – abbiamo fatto un cammino che ci è sembrato positivo con un gruppo di ragazze migranti ospiti della struttura: alcuni mini-corsi per aiutarle a crescere in umanità, dignità e serenità. Siamo fortemente rimaste colpite dalle modalità di attuazione della chiusura della struttura: tempi brevissimi di preavviso e poche informazioni sul futuro delle giovani donne coinvolte”. E ancora: “Ci chiediamo: stiamo forse dando tutti quanti un cattivo esempio di gestione del fenomeno migratorio, con un approccio alle persone poco rispettoso dei diritti umani e non all’altezza dei valori del nostro Paese, l’Italia?”.

Alla lettera ha risposto il direttore del quotidiano dei vescovi, Marco Tarquinio. “Il cuore scandaloso di questa politica – scrive – è che non risolve nessun problema, ma ne crea di nuovi. E questo aumenta le sofferenze delle persone fragili coinvolte, umilia gli uomini e le donne professionalmente e volontariamente impegnate in un’accoglienza che era quella meglio regolata e davvero funzionante, e accresce per lo strano mix di propaganda (odiosa) e di silenzio (cinico) su ciò che sta accadendo,il tasso di intossicazione di pezzi di opinione pubblica. Questi stessi signori – aggiunge – sono quelli che periodicamente vagheggiano la riapertura delle ‘case chiuse’. Non ci sono riusciti, e per intanto si danno da fare per avere i ‘Cas chiusi’. Vittime sempre i deboli, e ora le donne”.

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