Via da Lampedusa, rotta verso Malta per trovare quella “soluzione umana” che l’Italia non ha permesso a causa di Salvini. È quanto fatto sapere dalla ong tedesca Sea Eye, proprietaria della nave Alan Kurdi che ieri, dopo aver salvato 64 migranti nelle acqua a largo della Libia, si era diretta a Lampedusa. Con l’imbarcazione ancora in acque internazionali, però, era arrivato il no all’attracco da parte del Viminale, con l’Italia che aveva attivato una trattativa con la Germania per organizzare l’accoglienza. Nel pomeriggio, poi, era arrivato l’ordine di evacuare due bambini di uno e sei anni, le loro madri e una donna incinta, soluzione rispedita al mittente sia dai cinque profughi che dalla Sea Eye, che ha accusato Salvini di voler dividere le famiglie di migranti. Oggi, infine, il cambio di rotta e le nuove accuse al vicepremier leghista. Che ha risposto via Facebook: “Dietrofront, nave Ong diretta a Malta. Molto bene, in Italia non si passa. #portichiusi” ha detto il ministro dell’Interno.

La Alan Kurdi chiederà a Malta un porto sicuro, ha fatto sapere la ong, ribadendo che i bambini e le loro madri ieri non hanno accettato di sbarcare per non essere separati dai padri. Poi l’attacco al leader del Carroccio, che – a sentire Sea Eye – “non ha umiliato solo i naufraghi, ma sfrutta tutto e tutti per ottenere il massimo vantaggio possibile da questa situazione”. L’imbarcazione sta “sfruttando una breve finestra meteo positiva” per dirigersi nelle acque di La Valletta: “Temendo che non fosse possibile raggiungere una soluzione a breve, l’organizzazione ha scelto di fare rotta su Malta sperando di poter trovare rapidamente una soluzione umana e che tuteli le persone soccorse” ha spiegato Sea Eye.

Proprio la questione della Alan Kurdi ha spinto Mediterranea Saving Humans a depositare alla Procura di Agrigento un esposto contro il governo. L’annuncio dell’azione legale nel corso dell’assemblea nazionale in corso al ‘Macro Asilo’ di Roma. “È stato presentato un esposto urgente per verificare le gravissime violazioni di leggi nazionali e convenzioni internazionali nel caso del blocco navale operato contro la Alan Kurdi con a bordo donne, uomini e bambini al largo di Lampedusa – ha fatto sapere la ong – L’esposto, che allega corposa documentazione, è stato firmato questa mattina da Cecilia Strada, Filippo Miraglia (Arci), Francesca Chiavacci (Presidente nazionale Arci) , Sandro Mezzadra (docente università Bologna). L’esposto è stato curato dal Legal Team di Mediterranea”.

Nel frattempo emergono i racconti di chi si trova sull’imbarcazione, specie di chi ha rifiutato di separarsi dai parenti. “Vogliamo restare insieme. Perché le famiglie dovrebbero restare unite”. A parlare è il padre della bimba di undici mesi a bordo della nave. Il Viminale si era detto disponibile solo a fare scendere dalla nave le due mamme e una donna in stato di gravidanza, ma non i loro compagni. Sentiti dall’equipaggio della Alan Kurdi, il papà della bimba di undici mesi, abbracciato alla compagna, dice in inglese: “È la mia famiglia e non posso lasciare la mia famiglia. Non posso lasciare la mia famiglia in nessun caso. Le famiglie devono restare unite. La mia famiglia è la mia gioia, è la mia felicità. Loro due mi danno gioia”. E anche la donna, madre della bambina, ha aggiunto: “Noi vogliamo stare insieme. Insieme con la nostra bambina. Abbiamo bisogno di restare uniti. Non separateci“. E il marito: “Voglio dare alla mia bambina una buona vita, insieme con la sua mamma. Felici e insieme. Io sono cresciuto in una famiglia e so cosa vuol dire stare con una famiglia unita e io porterò la mia famiglia con me”.

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