C’è anche il disegno di legge Salvamare tra i provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri di giovedì 4 marzo. I pescatori diventano così “spazzini” del mare: potranno infatti portare a terra, senza più il timore di essere accusati di traffico di rifiuti, la plastica finita accidentalmente nelle loro reti. Il ddl ha infatti come obiettivo la promozione del recupero dei rifiuti in mare per l’economia circolare. Il testo ha avuto il via libera unanime dal Consiglio dei ministri e dovrebbe approdare in Aula alla Camera a giugno. 

“Ce l’abbiamo fatta, è iniziata la guerra alla plastica. Siamo solo al primo passo ma fondamentale” esulta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ricordando che quella della plastica in mare è un’emergenza planetaria con oltre otto milioni di tonnellate che ogni anno inquinano mari e oceani, secondo le stime dell’Onu. E per l’Italia la plastica è una grande minaccia visto che è bagnata per 2/3 dal mare: intervenire su questa bomba ecologica, che ha effetti anche nella catena alimentare, non è più procrastinabile.

I pescatori potranno portare a terra la plastica, come rifiuto equiparato a quelli prodotti dalle navi, e lasciarla nelle isole ecologiche che saranno allestite nei porti. Secondo il provvedimento che Costa ha ribattezzato #SalvAmare, i pescatori potranno avere un certificato ambientale e la loro filiera di pescato sarà adeguatamente riconoscibile e riconosciuta. Il ministero dell’Ambiente lavorerà con quello delle Politiche agricole per introdurre i meccanismi premiali e i benefici per la filiera ittica green.

Il 95% dei rifiuti in mare aperto è plastica e il 90% degli uccelli marini ha nello stomaco dei frammenti di plastica. L’Italia è il terzo paese del Mediterraneo a disperdere più plastica nel mare con 90 tonnellate al giorno secondo le stime. Una busta di plastica rimane in mare 20 anni, un bicchiere 50 anni e fino a 600 anni per un filo da pesca. L’impatto economico sul settore pesca in Europa è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro, ricorda il ministro aggiungendo che “se non si cambia rotta, nel 2025 gli oceani conterranno una tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà in peso più plastica che pesce”.

Nel ricordare che “la plastica si scompone in pezzi sempre più piccoli che vengono ingeriti da pesci e specie marine, entrando nella catena alimentare”, la deputata Leu Rossella Muroni – che ha depositato lo scorso luglio una proposta di legge sui “pescatori-spazzini”- spiega che l’obiettivo è il risanamento dell’ecosistema marino. “Un cambiamento di prospettiva a 180 gradi” commenta il presidente di Legambiente Stefano Ciafani spiegando che il contributo dei pescatori “sarà significativo”. Critica Greenpeace secondo cui “non si può fare affidamento solo sulle attività dei pescatori”. Nel rilevare che “la pesca a strascico ha come conseguenza anche la produzione di una quantità copiosa di rifiuti”, l’ong suggerisce di abbinare “meccanismi stringenti di Responsabilità Estesa dei Produttori”. L’eurodeputata Pd Simona Bonafè auspica che “il ministro Costa recepisca anche la direttiva europea sul divieto di uso della plastica monouso, convincendo anche i suoi alleati a cambiare idea rispetto al voto contrario a Strasburgo”.

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