Un pianeta è tale se è sferico a causa della sua stessa gravità, se ha massa insufficiente a innescare la fusione termonucleare e se è capace di influenze gravitazionali su altri oggetti celesti. Domanda: quanti sono i pianeti del sistema solare? Nove, ovvero Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone. Risposta sbagliata. Sono otto. Non sono più nove dal 2006, quando l’Unione astronomica internazionale ha deciso, dopo feroce discussione, di degradare Plutone, incapace di influenze gravitazionali, al rango di pianeta nano appartenente alla fascia di Kuiper, che poi non è una fascia, ma una grande ciambella che comprende migliaia di pezzi di ghiaccio – metano, ammoniaca, acqua allo stato solido – posta oltre Nettuno a una distanza dal Sole compresa fra le 30 e le 50 unità astronomiche.

Nei giorni passati, giornalisti pericolosi e incompetenti che manipolano la scienza in cerca di notizia hanno scritto che è stato scoperto il nono pianeta del sistema solare. Falso, come è falso che fosse noto fin dal Medioevo. Non è Nibiru, pianeta inesistente che periodicamente i complottisti, terrapiattisti, catastrofisti e pseudo-scienziati vari predicono debba distruggere la Terra. Non si tratta nemmeno di Nemesisnomen omen – nana bruna, stella mancata, che se ne va a spasso non troppo lontano dal Sole per estrarre – quando passa periodicamente vicino all’ipotetica nube di Oort, posta al limite esterno del sistema solare a una distanza compresa fra 2mila e 200mila ua (cioè da 0,03 a 3,2 anni luce) – qualche oggetto ghiacciato che diventa una cometa con destinazione Terra. Il che spiegherebbe le catastrofi planetarie terrestri registrate ogni 26 milioni di anni, anno più, anno meno. Nibiru è una boiata. Nemesis ha una qualche evidenza scientifica, ma non è mai stata mai vista, fotografata e quindi scoperta.

Però i pianeti potrebbero davvero ridiventare nove. Esistono molte prove indiziali dell’esistenza di un pianeta gigante ghiacciato, temperatura -226° C, massa dieci volte superiore a quella della Terra, 20 volte più lontano dal Sole delle 30,1 ua di Nettuno, con un’orbita ellittica, diversa dagli altri pianeti del sistema solare, così allungata da raggiungere le 612 ua e richiedere dai 12 ai 20mila anni per percorrerla tutta. Se sapessimo dove guardare, avremmo un paio di telescopi sulla Terra capaci di vederlo anche nella sua posizione più lontana.

Breve pausa per definire le unità di misura. La massa la si misura in masse terrestri. Si considera la massa della Terra come unitaria e si “pesano” i corpi celesti in funzione di essa. Il pianeta X (ogni volta che si ipotizza l’esistenza di un pianeta che non si è ancora visto lo si chiama “X”, ics come sconosciuto, non come decimo in numeri romani) si calcola abbia una massa pari a dieci masse terrestri. Per misurare le distanze all’interno del sistema solare si utilizza l’unità astronomica, simbolo ufficiale “ua”, pari alla distanza media fra la Terra e il Sole: 149.597.870.700 metri, 1,496 moltiplicato 10 elevato alla 11 metri. X orbita alla distanza di 600 ua dal Sole.

Ripartiamo per parlare della ricerca pubblicata il 20 gennaio 2016 dalla rivista The Astronomical Journal, svolta da Konstantin Batygin e Michael E. Brown del California Institute of Technology a Pasadena, Usa, dal titolo: “Evidenza dell’esistenza di un pianeta gigante nel sistema solare” (Evidence for a Distant Giant Planet in the Solar System). Un lavoro veramente ben fatto, definito da uno dei massimi esperti del settore – l’astronomo e planetologo italiano Alessandro Morbidelli dell’Observatoire de la Côte d’Azur – la “prima pista ancora calda dell’esistenza di un altro pianeta”. Consiglio a tutti di seguirla e di leggere la ricerca. Se non vi sono gradite le parti squisitamente matematiche, saltatele.

La narrazione degli autori, attenti a ricordare a chi legge di essere sanamente scettici date le molte approssimazioni e assunzioni fatte, affascina. La descrizione sia della metodologia seguita – basata su dati osservati, modelli analitici e matematici – sia dei risultati ottenuti e loro interpretazione è magistrale. Con grande onestà intellettuale non affermano mai che il pianeta X esiste. Si limitano a osservare che la probabilità del peculiare allineamento delle orbite di un certo numero di oggetti della fascia di Kuiper è pari allo 0,007%. Valore molto basso per essere casuale. Suggeriscono, in base alla loro ricerca, che lo strano comportamento di tali oggetti può essere spiegato dalle perturbazioni generate da un pianeta del sistema solare non ancora osservato.

L’eleganza del loro lavoro risiede anche nel predire l’esistenza di una popolazione di oggetti nella fascia di Kuiper che devono presentare un particolare raggruppamento orbitale, offrendo così alla comunità scientifica un modo elegante per invalidare la loro ipotesi. Il nono pianeta, se esiste, potrebbe essere il nucleo di un pianeta gigante primordiale formatosi durante le fasi iniziali dell’evoluzione del sistema solare. Quattro miliardi di anni fa c’era una gigantesca nuvola di gas e materia, una nebula, dove si stavano formando le stelle. Tutte andarono per la loro strada meno una, il nostro Sole. Poi, intorno a dei nuclei primordiali di ghiaccio e roccia, si formarono i primi pianeti: Giove, Saturno, Urano e Nettuno.

Potrebbe essere che ci fossero più di quattro nuclei. Uno di essi potrebbe esser stato calciato lontano dalla forza gravitazionale congiunta della suddetta banda dei quattro. Interessante notare che è stato dimostrato come, nell’evoluzione delle nebula, un sistema di nuclei primordiali genera più pianeti giganti ghiacciati e che, di solito, un paio di essi vengono eiettati dal sistema in formazione. Inoltre, la grande maggioranza dei sistemi planetari osservati ha almeno un gigante ghiacciato. Il nostro no. Per ora. Il possibile nono pianeta, se esiste, è gigante, ghiacciato e modifica il quartetto Giove, Saturno, Urano e Nettuno in un quintetto. Batygin e Brown con il loro lavoro hanno disegnato la mappa che dice agli osservatori dove andare a cercare il tesoro. Se la loro ipotesi è corretta, trovare il nono pianeta e fotografarlo è solo questione di tempo. Non vedo l’ora che sia trovato e battezzato…

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