Il sindaco ha deciso di contribuire alla realizzazione di un film su Piersanti Mattarella. Ma alcuni cittadini non sono d’accordo: secondo loro quel film sul presidente della Regione ucciso da Cosa nostra getterà discredito sulla città. È quello che succede a Corleone, il comune in provincia di Palermo che in queste ore è in fibrillazione per la decisione del sindaco eletto eletto nel novembre scorso. Il neo primo cittadino, Nicolò Nicolosi, ha infatti voluto contribuire al finanziamento de“Il delitto Mattarella”, scritto e diretto da Aurelio Grimaldi.

Il film, le cui riprese inizieranno l’11 marzo, ricostruirà la vita del presidente della Regione – fratello dell’attuale presidente della Repubblica –  ucciso il 6 gennaio 1980. Sarà prodotto dalla società “Arancia Cinema srl” e coprodotto dalla Regione siciliana mentre il cast sarà composto da alcuni attori siciliani come Leo Gullotta, Nino Frassica, Tuccio Musumeci, Pino Caruso, Lucia Sardo e Giulia Jelo. Il comune patrocinerà il film, contribuendo con 25mila euro, ma anche agevolando “l’assunzione di attori e figuranti locali tramite bando pubblico”. “L’amministrazione investirà soltanto 15mila  euro – precisa il sindaco Nicolosi – gli altri 10 li sosterrà il Consorzio per lo sviluppo e la legalità”. A nulla è servito garantire una “proiezione gratuita del film, subito dopo l’uscita nazionale o in sala nel Comune offerta gratuitamente a tutti i cittadini”.  E neanche la presenza del sindaco e dei loghi del comune “nell’eventuale conferenza stampa al prossimo festival di Venezia”.

Alcuni corleonesi infatti sono imbufaliti per la decisione del primo cittadino. E sui social si sfogano.”Un altro film sulla mafia aumenterebbe discredito sul nostro paese”, scrive un utente su Facebook, manifestando un disappunto che emerge anche da altri commenti. “No alla mensa scolastica per i bambini, sì alla produzione di un film: sono scelte con gli stessi soldi”, dice  Maurizio Pascucci, consigliere comunale ed ex candidato sindaco del Movimento 5 stelle. Aveva fatto parlare di sè in campagna elettorale facendosi fotografare con uno dei nipoti di Bernardo Provenzano. “Va espulso e qualora qualcuno della lista fosse eletto gli verrà subito ritirato il simbolo”, aveva detto alla vigilia del voto Luigi Di Maio. Pascucci, però, è riuscito ad entrare in consiglio comunale. E adesso attacca la scelta di finanziare un film su una vittima della mafia. “Il Sindaco e la Giunta Comunale utilizzeranno 25.000 euro dei cittadini per partecipare alla produzione di un film. Nella delibera si evidenziano altri costi aggiuntivi. Queste risorse economiche potevano essere utilizzate per fare altre attività e servizi in favore dei cittadini. Riteniamo che doveva essere la Produzione Cinematografica a pagare il Comune di Corleone per utilizzare l’immagine della Città”, attacca la pagina Corleone in Movimento, che evidemente si considera vicina a quella lista alla quale Di Maio ha negato il simbolo. 

“Vedete che il film sul delitto Mattarella non parlerà di Corleone – replica Dino Paternostro, storico della mafia e dirigente della Cgil – girerà diverse scene a Corleone coinvolgendo proprietari di location, comparse e figuranti locali. Si può discutere sull’entità dell’investimento del comune, ma di un investimento si tratta per averne ritorni in termini di immagini e di opportunità per i cittadini”. “Io penso che se non avessimo aderito a questo progetto avremmo mandato un messaggio davvero cattivo“, dice il sindaco. “E’ vero, che per anni si è parlato male di Corleone, deformandone i racconti – aggiunge – ma questo film sarà sulla storia di Piersanti Mattarella, un personaggio di indubbio valore civile”. Il comune negli ultimi due anni è stato guidato da una commissione straordinaria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafioso. In queste settimane, tra l’altro, si sta valutando la candidatura del borgo palermitano a “Capitale italiana della cultura per il 2022” ma anche questa ipotesi è diventata una disputa politica. Per il sindaco sarebbe più azzeccata la candidatura a “borgo dei borghi” e sui social la polemica è pronta a ripartire.

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