di Andrea Taffi*

Stimo Maurizio Landini e sono contento che sia il nuovo segretario nazionale della Cgil. Credo anche che la sua elezione sia un bene non soltanto per la stessa Cgil, ma per tutto il movimento sindacale italiano. Per questo, quando l’ho sentito dire in televisione che Luigi Di Maio in tema di privilegi dei sindacalisti dice solo sciocchezze, ho pensato che avesse ragione lui, Landini, e che Di Maio parlasse a vanvera, prendendosela con le persone sbagliate.

Ero talmente convinto di questo che, alla ricerca di conferme, sono andato a consultare direttamente il sito dell’Inps. E tuttavia, dopo quella ricerca, la certezza che avevo prima, quella cioè che Di Maio avesse torto, si è fortemente incrinata. Sul sito dell’Inps, infatti, ho letto che i sindacalisti, pur non godendo di una gestione pensionistica a se stante, hanno comunque regole contributive diverse dagli altri lavoratori. “Possono, cioè, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali per le quali hanno lavorato (in costanza di altro rapporto di lavoro, pubblico o privato) incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose”.

Sempre leggendo sul sito dell’Inps, ho appreso che coloro i quali decidono di fare i sindacalisti possono chiedere all’originario datore di lavoro o l’aspettativa non retribuita o il distacco retribuito (quest’ultimo spesso scelto da coloro che ricoprono cariche dirigenziali nel sindacato), e che oltre ai contributi figurativi gli stessi sindacalisti hanno diritto anche ai contribuiti aggiuntivi, i quali vengono riconosciuti per il calcolo della quota di pensione per le anzianità maturate fino al 1992: la cosiddetta quota A, che è determinata sulla base non dei contributi versati, ma della retribuzione percepita l’ultimo giorno di servizio.

Puntualizza l’Inps che un versamento elevato di contribuzione aggiuntiva sull’ultima retribuzione incide in modo molto significativo sulla quota A e dunque sulla pensione dei sindacalisti, diversamente da quello che avviene per tutti gli altri lavoratori. Alla luce di questo dato oggettivo, penso: Di Maio avrà anche detto delle sciocchezze, come sostiene con decisione Maurizio Landini, ma di certo sulle pensioni dei sindacalisti (che possono veramente diventare d’oro) non può essersi inventato un privilegio, perché questo, il privilegio, secondo me salta agli occhi.

Allora mi chiedo: e se la vera sciocchezza fosse un’altra? Quella, cioè, di dire, tutte le volte che qualcuno si permette di fare chiarezza sui privilegi dei sindacalisti, che quel qualcuno (lo ha chiaramente sostenuto Landini) vuole solo minare la libertà sindacale? Come se la forza di ogni battaglia del sindacato fosse raggiunta e garantita, dunque avesse efficacia, solo con la sicurezza di una pensione (più alta degli altri) calcolata in maniera diversa da tutti gli altri lavoratori; quei lavoratori che Maurizio Landini – da molto tempo – difende con successo.

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