La raccolta di rifiuti organici in Italia ha raggiunto quota 6,6 milioni di tonnellate, confermandosi la frazione più importante per la differenziata. Solo grazie al riciclo di rifiuti organici sono stati prodotti nel nostro Paese 2 milioni di tonnellate di compost e 90 milioni di metri cubi di biometano. Sono i dati dell’analisi annuale elaborata, sulla base del Rapporto Rifiuti Ispra 2018, dal Consorzio italiano compostatori. Il Cic sottolinea come stia crescendo anche il numero di impianti sul territorio, che passa da 326 a 338, anche se al centro e al Sud se ne registra ancora una mancanza cronica.

LA RACCOLTA DELL’ORGANICO IN ITALIA – Nonostante questo nel 2017 la raccolta dell’organico in Italia è aumentata dell’1,6%, registrando un minore incremento rispetto all’anno precedente. In realtà il trend della raccolta della frazione umido mantiene gli stessi andamenti, mentre è la frazione verde a non essere cresciuta. In ogni caso la raccolta dell’organico (umido e verde) rappresenta ad oggi il 40,4% di tutta la differenziata. “In generale – spiega Massimo Centemero, direttore del Cic – si è riscontrato un calo nella produzione dei rifiuti in Italia, scesi a 29,6 milioni di tonnellate (-1,7% rispetto all’anno precedente) e la raccolta differenziata ha raggiunto una percentuale del 55,5%”.

PROCAPITE SONO STATI RACCOLTI 108 CHILOGRAMMI – A livello nazionale aumenta la quantità di rifiuti procapite raccolti, che passa da 107 a 108 chilogrammi all’anno. Con differenze tra le varie aree del Paese. Al Nord siamo sui 127 chilogrammi ad abitante in un anno, al Centro sui 114 e al Sud si raggiungono appena gli 83 chilogrammi all’anno. “Bisogna continuare a lavorare soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud per raggiungere l’obiettivo di 9 milioni e 150mila tonnellate di rifiuto organico raccolte al 2025, ovvero 150 chilogrammi ad abitante all’anno” ribadisce Alessandro Canovai, presidente del consorzio. Che aggiunge: “Sicuramente una spinta arriverà grazie al recepimento del Pacchetto sull’Economia Circolare approvato dalla Unione Europea a giugno 2018 e che ha imposto come obbligatoria la raccolta differenziata del rifiuto organico entro il 2023”. Al primo posto per quantità di frazione organica raccolta si conferma la Lombardia, con 1,2 milioni di tonnellate annue, nonostante una leggera flessione rispetto all’anno precedente quando la raccolta si attestava su 1,3 milioni. In calo, ma stabile al secondo posto, anche il Veneto con 764mila tonnellate. Al terzo posto l’Emilia-Romagna (708mila tonnellate), seguita a breve distanza dalla Campania (678mila). Interessanti i dati registrati nel Lazio (532mila) e in Sicilia (208mila), dove la raccolta della frazione organica è aumentata rispettivamente di 27mila t e 67mila tonnellate.

POCHI IMPIANTI AL CENTRO-SUD – In Italia aumentano anche gli impianti. Il passaggio da 326 a 338 strutture ha consentito trattare nel 2017 circa 7,4 milioni di tonnellate (+4%) considerando, oltre all’umido e al verde, anche altri materiali di scarto a matrice organica. “Al momento – spiega Canovai – l’impiantistica è in grado di soddisfare le esigenze di produzione nazionale”, tuttavia lo squilibrio tra le varie aree del Paese “costringe il Centro e il Sud Italia a trasferire i propri rifiuti organici in altre regioni con enorme dispendio di denaro e CO2. Per risolvere questo problema – aggiunge Canovai – stiamo lavorando insieme al ministero dell’Ambiente per delineare un percorso strategico che definisca le aree in cui mancano gli impianti e su cui intervenire con tempestività”.

SI PUNTA SUL BIOMETANO – Emerge in particolare l’andamento della digestione anaerobica, che nel 2017 ha trattato più del 50% dell’umido raccolto in forma differenziata. “Il trattamento delle frazioni organiche selezionate con la digestione anaerobica – sottolinea Massimo Centemero – permette non soltanto di recuperare materia ma anche energia”. Oltre al compost che si utilizza come fertilizzante naturale, infatti, si ottiene anche il biogas, che può essere trasformato in biometano per l’immissione in rete. Recentemente il Cic si è fatto promotore di un’altra filiera di potenziale sviluppo per il settore: la produzione di Biometano. “I risultati non hanno tardato ad arrivare – spiega il Consorzio – tra il 2017 e il 2018 sono entrati in funzione, primi in Italia, 8 impianti consorziati Cic (di cui 2 sperimentali) in grado di produrre biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e di immettere il biometano nella rete di nazionale o di impiegarlo  per l’autotrazione”.

I PRODOTTI DEL RICICLO ORGANICO E LE RICADUTE ECONOMICHE – Secondo le stime del Cic, dai rifiuti organici raccolti nel corso del 2017 sono stati prodotte quasi 2 milioni di tonnellate di compost, il 64% da compostaggio e il restante 36% da digestione anaerobica e successivo compostaggio, che hanno contribuito a stoccare nel terreno 600mila tonnellate di sostanza organica e risparmiare in un anno 3,8 milioni di tonnellate di CO2 rispetto all’avvio in discarica. Il settore biowaste ha importanti ricadute economiche ed occupazionali: nel 2016, secondo le proiezioni del Consorzio Italiano Compostatori, il volume d’affari generato dal biowaste è stato pari a 1,8 miliardi di euro di fatturato, mentre i posti di lavoro generati sono stati 9.800 (+9% rispetto all’anno precedente).

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Terre dei fuochi, non più Napoli: è Roma la maglia nera dei roghi. Ma tra le province più colpite entra anche Milano

next
Articolo Successivo

Clima, finalmente la politica si è accorta di dover cambiare rotta

next