“Diceva che lui era Ciccio e che a San Cristofaro comanda lui, aggiungendo che quella stessa sera, se io non avessi saldato il debito, mi avrebbe sparato in testa”. È il racconto del titolare di una pizzeria di Reggio Calabria agli agenti della polizia di stato che, il 30 dicembre, sono intervenuti per scongiurare un’estorsione messa in atto da soggetti che vantavano legami con la cosca Libri.

Sequestro di persona e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Con queste accuse la Direzione distrettuale antimafia ha arrestato sette persone. Il blitz dell’operazione Take Away è scattato stamattina all’alba. A 48 ore dalla richiesta di arresto formulata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai sostituti  Roberto Di Palma e Angelo Gaglioti, l’ufficio gip ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco Belfiore (45 anni), Massimiliano Polimeni (25), Carmelo Bruno Scaramuzzino (18), Pietro Surace (63), Bruno Surace (61), Domenico Natale Surace (39) e Giuseppe Surace (38).

L’inchiesta è partita proprio dalle pretese di quest’ultimo che l’estate scorsa ha lavorato per un mese nella pizzeria della vittima percependo 750 euro su 800 che gli erano stati promessi. Restava un debito di 50 euro per il quale, una sera, il titolare è stato avvicinato all’esterno del locale e con la forza è stata fatta salire in un’auto. La somma irrisoria secondo il capo della squadra mobile Francesco Rattà “è stata il pretesto per portare a termine l’estorsione da parte dei soggetti arrestati: 4 mandanti e 3 esecutori che sono finiti in galera”.  Per intimidire il commerciante, Ciccio Belfiore non solo si è definito il “capo di San Cristoforo” ma ha detto di essere il cugino di Edoardo Mangiola, soggetto ritenuto vicino alla cosca Libri.

“Mi ha detto che doveva parlarmi, tirandomi al braccio sinistro. – ha denunciato la vittima che gestisce l’attività commerciale di proprietà della compagna – Mentre mi strattonava e mi allontanava dall’uscio della pizzeria. Lì ci hanno seguito altri due soggetti, più giovani che accompagnavano il Belfiore. Mi disse che in pizzeria aveva lavorato un suo amico e che io gli dovevo dare dei soldi. Ammisi di dover dare a quest’ultimo la somma di 50 Euro, il Belfiore, molto alterato, continuava a dire che invece gli dovevo 800 Euro. A quel punto,afferrandomi dalla braccia, uno da una parte e l’altro dall’altra parte, mi strattonavano e mi spingevano con forza verso la loro auto”.

Accompagnato nella zona sud della città, al cospetto di Giuseppe Surace e di suo padre Pietro, al titolare della pizzeria è stato intimato di dare quella sera stessa 500 euro: “Durante il tragitto  di ritorno – sono le sue parole messe a verbale dalla squadra mobile – Belfiore continuava a minacciarmi di non denunciare dopo che l’avevamo accompagnato, altrimenti mi avrebbe ammazzato o lui  o qualcuno al posto suo, i suoi figli o i suoi nipoti”.  L’estorsione fallì perché, riaccompagnato alla pizzeria dove avrebbe dovuto ritirare i soldi, i soggetti che con fare mafioso hanno sequestrato il commerciante sono stati identificati dalla polizia nel frattempo avvertita dalla compagna e dai figli della vittima.

Le indagini successive e le intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite dalla squadra mobile hanno fatto il resto e hanno consentito di ricostruire la dinamica di quella serata. I dettagli dell’operazione “Take Away” sono stati illustrati durante una conferenza stampa dal procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri secondo cui “è un’inchiesta importante perché dimostra l’arroganza di una certa parte della criminalità organizzata. Non si può consentire che la prepotenza ‘ndranghetista possa avere la meglio nel nostro territorio”.

Il procuratore Bombardieri, inoltre, ha invitato le vittime della ‘ndrangheta a denunciare le estorsioni: “Laddove non ci vengono forniti elementi utili, – dice – le indagini richiedono tempo. Quando, invece, i soprusi vengono denunciati con indicazioni concrete riusciamo a dare risposte immediate”.  Un discorso che fa il paio con la carenza di organico della magistratura, soprattutto giudicante, e delle forze dell’ordine. A margine della conferenza stampa, infatti, il capo della Procura di Reggio ha auspicato un potenziamento degli organici: “Si dice che la ‘ndrangheta è la criminalità organizzata più pericolosa e pervasiva, – è sfogo di Bombardieri – e noi chiediamo che a queste dichiarazioni seguano i provvedimenti necessari. Riteniamo che gli organici delle forze di polizia e della magistratura debbano essere ridisegnati. Non possiamo farlo da soli”. Un appello rivolto al governo che in più occasioni ha promesso un aumento delle forze dell’ordine: “D’altronde l’anno scorso il ministro dell’Interno ha presieduto il comitato per la sicurezza pubblica a San Luca. Se avessimo più polizia giudiziaria, potremmo ottenere ancora più risultati”.

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