La definiscono una “vicenda nuova“, anzi un “caso di scuola” che creerà addirittura un precedente. È in questo modo che i senatori del Movimento 5 stelle definiscono la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata in Senato nei confronti di Matteo Salvini dal tribunale dei ministri di Catania con l’accusa di sequestro di persona aggravato per la vicenda della nave Diciotti. “Siamo in un caso di scuola, un caso che creerà un precedente perché non ci si è mai trovati di fronte alla richiesta di rinvio a giudizio per un ministro che ha agito sulla base della sua funzione”, dice il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli, a Radio 24. “È chiaro – ha aggiunto – che nessun cittadino può bloccare lo sbarco di una nave. Dobbiamo, attraverso i membri della Giunta, capire cosa è successo e poi prenderemo una decisone”.

La pensa alla stessa maniera, Mario Michele Giarrusso, uno dei sette senatori del M5s nella giunta per le Immunità che con il loro voto saranno decisivi per il futuro di Salvini. “Aspettiamo la documentazione del ministro dell’interno insieme a Luigi Di Maio e poi decideremo in maniera collegiale. Non abbiamo cambiato posizione, semplicemente questa è una vicenda nuova. Qui non parliamo di tangenti, si tratta di una scelta politica. La Lega sta parlando ai suoi, non sta parlando a noi, i rapporti con loro sono assolutamente tranquilli”, dice il senatore. Ma dunque come voterà il Movimento sull’autorizzazione a procedere? “Quello che dobbiamo affrontare è i quesito che viene posto dal Tribunale dei ministri al Parlamento ed è molto preciso: l’azione del ministro dell’Interno è stata rispondente a interessi dello Stato e a un interesse pubblico oppure no? Su questo dobbiamo rispondere. E non ha nulla a che vedere con l’immunità. È una copertura che riguarda l’azione politica del governo, non la persona di Salvini. Dalle carte deve emergere che l’azione è stata collegiale del governo per una linea politica presa di comune accordo”, continua Giarrusso.

La refrain sul fatto che il leader della Lega non sia finito indagato per vicende di tangenti, viene ripetuto anche da Francesco D’Uva. “Decideremo leggendo attentamente le carte, ma già ora possiamo dire che Salvini non si sta nascondendo dietro l’immunità per vicende personali. Qui si parla di azione politica”, dice il capogruppo M5s alla Camera, in un’intervista al Corriere della Sera. Quanto alle perplessità manifestate all’interno del Movimento “non sono certo -aggiunge- che tutti tra i nostri abbiano chiara la differenza di cui parlavo prima, tra Salvini e le richieste precedenti”. Molto più esplicita la dichiarazione di Mattia Fantinati, sottosegretario alla Pubblica amministrazione intervistato dal Messaggero: “Massì, salveremo Salvini. Non è mica il voto su Ruby. Non si tratta di salvare la casta”. Fantinati ammette che per il Movimento è un passaggio delicato, “aspettiamo che la giunta si esprima, ma il dossier mi sembra chiaro: si parla di una funzione di un ministro, di interesse dello Stato, di azione di governo. Non stiamo dicendo che Ruby sia la nipote di Mubarak”. Quanto al cambio di strategia del ministro, osserva: “Diciamo che ci avrebbe potuto togliere le castagne dal fuoco. Poi ci ha ripensato, opponendosi al processo, e va bene ne prendiamo atto, perché appunto si trattò di un’azione corale dell’esecutivo”.

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