La migliore epoca tennistica di tutti i tempi. Sostenuta da molti in passato, questa investitura trova nell’Australian Open 2019 la sua ufficialità. Il settimo titolo a Melbourne di Novak Djokovic (record assoluto davanti a Roy Emerson e Roger Federer, fermi a quota sei titoli), arrivato al termine di una partita dominata contro Rafael Nadal per 6-3 6-2 6-3, equivale infatti al 15esimo trionfo del Grande Slam e al terzo posto solitario del serbo nella speciale graduatoria. Con Pete Sampras a quota 14 Slam, viene estromessa definitivamente qualsiasi altra era del tennis dal podio più prestigioso, quello Major. Davanti a Nole ci sono infatti solo Nadal (17) e Federer (20).

Dal 2003 (anno del primo Championship di Federer) lo svizzero, Nadal e Djokovic hanno vinto in totale 52 titoli Slam e solo in sette occasioni la finale non ha coinvolto almeno uno dei tre. Roger Federer, con 30 finali giocate, detiene il record assoluto. Segue Rafa Nadal con 25 finali giocate (17-8 il bilancio) mentre Djokovic è arrivato all’ultimo atto in 24 occasioni, vincendone 15 e cedendo in 9 incontri. Dietro a loro troviamo staccati Ivan Lendl con 19 (addirittura 11 sconfitte e 8 vittorie), seguito da Pete Sampras con 18 (14-4) e Rod Laver 17 (11-6). Inoltre tre Slam su quattro vedono i Big 3 nel ruolo di primatista assoluto: Wimbledon (8 volte Federer), Roland Garros (11 titoli Nadal) e Australian Open (7 trofei per Djokovic). Unico record inviolato: quello agli Us Open. I 7 titoli di Sears, Lander e Tilden rimangono lontani.

In quindici anni Federer, Nadal e Djokovic hanno annullato completamente ben due generazioni di tennisti, mai arrivati a quel ricambio generazionale che ora i vari Tsitsipas, Shapovalov e Zverev (generazione 97-99) stanno cercando di portare a compimento. Ad atleti come Nishikori, Dimitrov, Raonic, Thiem e Cilic (quest’ultimo comunque campione Slam agli Us Open 2014) sono stati proibiti ripetutamente traguardi che, forse, in altri tempi avrebbero ottenuto in maniera costante. Colpevoli soltanto di essere nati sportivamente nel periodo sbagliato, la generazione 88-93 ha avuto solo nel vincitore degli Us Open 2009 Juan Martin Del Potro il rappresentante più autorevole ed estroso.

Niente a che vedere comunque con le insidie portate da Wawrinka e, sopratutto, Andy Murray. Lo svizzero e il britannico sono riusciti infatti a conquistare tre Slam a testa e 15 Masters 1000 totali (14 Murray e 1 Wawrinka). Murray nel novembre 2016 è riuscito anche a prendersi il numero uno della classifica, prima che il suo fisico cedesse sotto il peso di anni di battaglie.

Ma questo dominio va ben oltre i titoli Slam. Esaminando la Top 10 del ranking ATP scopriamo, infatti, che Rafael Nadal ha trascorso più di 700 settimane tra i primi 10 della classifica. Striscia ancora in corso e iniziata il 25 aprile 2005. L’infortunio a Wimbledon nel 2016 ha invece interrotto a 734 le settimane di fila di Roger Federer tra i migliori dieci (quasi 850 quelle complessive). Svizzero che detiene il record di permanenza al numero uno con 310 settimane (di cui 237 di fila, dal 2 febbraio 2004 al 17 agosto 2008), contro le 223 di Nole e le 189 di Rafa.

Anche nei Masters 1000 (i tornei più importanti del circuito dopo i Major e le Atp Finals di fine anno) la riscrittura della storia è stata totale. Qui a primeggiare è Nadal con 33 titoli, seguito dal serbo a 32 (l’unico però ad aver vinto tutti i tornei in calendario almeno una volta) e Federer a quota 27. Dopo di loro il più vicino è Agassi a quota 17. Alle Atp Finals invece Federer comanda con 6 sigilli.

Ormai gli unici record importanti che rimangono a tennisti di altre generazioni sono quelli di Jimmy Connors: 1253 partite vinte e 110 titoli conquistati. Primati che potrebbero essere più a rischio di quanto possa sembrare. Federer infatti insegue a 99 trofei e 1181 vittorie.
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