Un contratto da 1 milione e 20mila euro mai formalizzato fra il Ministero dell’Interno e l’Inail per l’utilizzo dell’edificio che dal 2008 ha ospitato il centro d’accoglienza. In più, diverse inadempienze nella gestione da parte della Cooperativa Auxilium – la coop cattolica che dal 2015 gestisce la struttura – i cui vertici negli anni sono stati associati ad alcune inchieste giudiziarie, in primis Mondo di Mezzo a Roma e P4 a Napoli. Indagini che li hanno visti poi totalmente prosciolti o comunque estranei alle vicende. Il Cara di Castelnuovo di Porto, in particolare, negli anni in cui si concentravano i fatti di Mafia Capitale è stato al centro della guerra fra cooperative. Salvatore Buzzi e Massimo Carminati miravano alla gestione del centro, sfilatagli proprio da Auxilium attraverso una serie di ricorsi al Tar del Lazio. Il Cara, tuttavia, è finito anche sotto la lente di alcuni organismi di controllo, come l’Anticorruzione. Proprio il presidente Anac, Raffaele Cantone, il 20 luglio 2016 firmava una delibera di ben 17 pagine in cui elencava le problematiche amministrative e finanziarie del centro e affermava, fra le altre cose, che “l’occupazione, da parte della Prefettura di Roma, dell’immobile adibito a Cara (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) nel comune di Castelnuovo di Porto, in assenza di un titolo giuridico contrattuale, viola il principio secondo cui la Pubblica amministrazione non può assumere impegni o concludere contratti se non in forma scritta”.

LA “SCALATA” DI BUZZI E CARMINATI – Partiamo proprio dalle inchieste. La Auxilium è molto vicina agli ambienti vaticani e nel circuito dell’accoglienza fra Cara, Cas, Sprar, Cat e Cpr – fra questi il centro di Rocca di Papa dove furono accolti i migranti sbarcati dalla Diciotti – e fattura oltre 60 milioni di euro l’anno. Un gigante dell’accoglienza, che solo grazie a Castelnuovo ha incassato circa 5 milioni di euro l’anno. Uno dei due fratelli fondatori, Angelo Chiorazzo (mai indagato in mafia capitale) risulta ex-vicepresidente di un’altra coop bianca, La Cascina, questa invece coinvolta dai pm del Mondo di Mezzo e, per un periodo, messa anche sotto amministrazione giudiziaria. La vicenda portò al patteggiamento di quattro ex dirigenti (avevano corrotto Luca Odevaine per provare ad aggiudicarsi la gestione del Cara di Mineo). La Auxilium in quanto tale, invece, risulta addirittura vittima del sistema messo in piedi dal “rosso” Buzzi e dal “nero” Carminati. La coop Eriches 29 – sorella della più nota 29 Giugno – infatti, inizialmente aveva vinto il bando della Prefettura per la gestione del Cara di Castelnuovo, il 24 ottobre 2013. Fu il Tar, il 21 febbraio 2014, ad annullare l’assegnazione, premiando la seconda classifica, l’Auxilium per l’appunto. Buzzi fece di tutto per ottenere la restituzione della gestione, attraverso ulteriori ricorsi in sede amministrativa e anche immaginando la realizzazione di un altro centro d’accoglienza in un’area limitrofa. Ipotesi per la quale fu coinvolto – e poi assolto con formula piena dopo 2 anni e mezzo di domiciliari – anche l’ex sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni. Riferendosi ad Auxilium, Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, intercettati al telefono, pronunciavano frasi del tipo: “Loro se ne fregano, c’hanno i prefetti” e “loro sono grossi”, quasi a voler significare (a loro giudizio) che la coop bianca era troppo agganciata anche per loro.

LA P4 DI WOODCOCK A NAPOLI – Se nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo i Chiorazzo non sono mai entrati – se non citati qualche volta nelle carte, ma mai indagati – Angelo un’indagine a suo carico la subì qualche anno prima, nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 portata avanti a Napoli dal pm Henry John Woodcock, che portò anche all’arresto del deputato Alfonso Papa. Un’azione di lobby, nella quale finì coinvolto anche Gianni Letta, a cui i Chiorazzo risultavano essere molto legati (oltre che all’ambiente cattolico di Comunione e Liberazione). In quel caso il patron della cooperativa fu prosciolto – insieme allo stesso Letta – ancor prima di arrivare a un possibile rinvio a giudizio.

LE MANCANZE DI AUXILIUM A CASTELNUOVO – Pulita a livello giudiziario. Ma la gestione del Cara di Castelnuovo non è stata sempre “un’eccellenza italiana nel settore”, come ripetono da giorni i responsabili del centro. Meno di tre anni fa l’Anticorruzione rilevava che, “in capo alla Prefettura di Roma, una carente attività di monitoraggio e controllo sulla regolare esecuzione del contratto di appalto da parte del gestore del centro di accoglienza”. Dalle carte, infatti, si evinceva che la Guardia di Finanza aveva portato alla luce tutta una serie di irregolarità commesse della Coop Auxilium. In particolare erano state rilevate discordanze nel registro fra i migranti entrati e quelli usciti dal Cara nel corso dell’anno 2015 e cospicui crediti sui pocket money verso oltre 400 ospiti della struttura. Significa che, teoricamente, il gestore continuava a ricevere i rimborsi senza poi corrispondere i servizi alle persone uscite dal centro in via definitiva. Poi inadempienze contrattuali varie: l’assenza di una barberia – servizio contenuto nel bando vinto dalla cooperativa –, l’omessa trasmissione dei report bimestrali, l’ingresso nella struttura di persone non autorizzate e importanti difformità nella distribuzione dei pasti. Tutte situazioni che portavano un risparmio sui servizi rispetto al prezzo di assegnazione. “Da allora abbiamo migliorato tantissimo – spiegano i vertici della cooperativa – e fino a ieri la gestione del Cara di Castelnuovo di Porto era una delle migliori del Paese”.

IL VULNUS AMMINISTRATIVO – C’e’ poi la vicenda amministrativa, quella mai sanata fra la Prefettura e l’Inail – proprietaria dell’edificio di Castelnuovo – che potrebbe aver spinto il Viminale a chiudere la struttura ed eliminare il problema. L’edificio era stato individuato il 27 maggio 2008 dall’allora ministro dell’Interno – appena insediatosi – Roberto Maroni, leghista proprio come l’attuale Matteo Salvini, che ne aveva fatto richiesta al direttore generale dell’Ente previdenziale. Il 27 giugno 2008 la porzione dell’immobile fu consegnata “in via provvisoria” e “fino al 31 dicembre 2008 salvo proroghe fino al perfezionamento del contratto”. Ma dalle risultanze istruttorie effettuate allora dall’Anac “è emerso che l’Inail ed il Ministero dell’Interno non hanno mai sottoscritto un contratto che disciplinasse in maniera compiuta gli impegni negoziali assunti dalle parti, né la durata degli stessi”. Una locazione immobiliare passiva “in astratto”, scriveva il presidente dell’Authority, Raffaele Cantone. Nel 2016, l’Inail affermò che “a tutt’oggi gli sforzi effettuati non hanno permesso di poter addivenire alla formalizzazione del contratto”, conseguenza” dell’originaria situazione emergenziale in cui è sorto il rapporto”. Su questi aspetti IlFattoQuotidiano.it ha chiesto riscontro sia al Ministero dell’Interno sia alla Prefettura di Roma senza ottenere risposta.

ASSENZA DI VERIFICHE URBANISTICHE – Dietro alla mancata formalizzazione del contratto, però, ci sarebbero anche altri aspetti. Dall’istruttoria messa in campo dall’Anac tre anni fa, infatti, “non è emerso se la Prefettura effettui o meno una qualche forma di controllo prima della liquidazione all’Inail delle spese di gestione (utenze e bollette varie, ndr) spese che si aggiungono al canone annuale” e che, ad esempio, fra il 2008 e il 2009 sono valse oltre 830.000 euro. Dagli atti acquisiti, poi, “non è emerso, se il Ministero dell’Interno, al momento dell’individuazione della struttura, abbia effettuato o meno le necessarie verifiche sull’idoneità della struttura all’accoglienza in relazione all’osservanza delle norme edilizio-urbanistiche, di abbattimento delle barriere architettoniche, di sicurezza degli impianti e antincendio, nonché relativamente allo smaltimento dei rifiuti e dei liquami, che devono comunque essere acquisite prima dell’avvio in esercizio di qualsiasi immobile utilizzato da persone”. La Prefettura, allora guidata da Giuseppe Pecoraro, si era difesa affermando che “sia sugli interventi di manutenzione ordinaria che su quelli di manutenzione straordinaria, vengono effettuati dei sopralluoghi presso i Cara per valutare gli interventi necessari e per verificare la corretta esecuzione degli stessi”.

Il Manifesto, il 13 gennaio scorso, ha pubblicato un articolo raccontando il degrado all’interno del centro. E documentando con un video (risalente probabilmente a un periodo precedente).

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