Sarebbero oltre 3 mila i dipendenti della Tesla che Elon Musk si troverebbe a licenziare nel corso delle prossime settimane. Questo quanto annunciato dallo stesso CEO dell’azienda californiana con una mail inviata ai suoi lavoratori e poi resa pubblica.

La causa di questi tagli al personale sarebbe la necessità di rendere più competitiva sul mercato la Model 3: questa, che rispetto a S e X è l’elettrica di  teoricamente più accessibile (44 mila dollari, anche se il listino per l’Italia parte da 60 mila euro), risulterebbe ancora proibitiva per gran parte degli automobilisti, americani e non. Mentre, ora, l’obiettivo del numero uno di Tesla sarebbe quello di piazzare “su tutti i mercati” una Model 3 di gamma media, da circa 30 mila dollari.

Ma Musk, velatamente, accusa anche le leggi fiscali imposte dal Governo federale: spiega infatti che, se già dai primi mesi dell’anno l’incentivo per l’acquisto di auto elettriche è passato da 7.500 a 3.750 dollari, dal primo giugno 2019 questo sarà ridotto ancora della metà, arrivando a 1.875 dollari. Un provvedimento che, da quel momento in poi, renderà necessario abbassare il prezzo della Model 3 e tagliare anche i costi di produzione, personale compreso. Non basteranno, quindi, i 2.000 dollari che Tesla ha già tagliato al prezzo di tutti e tre i modelli.

“Non abbiamo altra scelta se non quella di ridurre del 7% la forza-lavoro (lo scorso anno siamo cresciuti del 30%, più di quanto potessimo fare), ma saranno sicuramente preservate le situazioni contrattuali a tempo determinato e più critiche”, ha chiarito Musk nella lettera ai suoi dipendenti. Un copione in realtà già sentito a giugno scorso, quando il CEO aveva deciso di tagliare fuori 4.100 persone tra gli impiegati, preservando però gli operai.

Musk ha spiegato – nonostante l’anno passato sia stato il più proficuo di tutti – come non sia stato facile competere con i costruttori più grandi e soprattutto, scrive nella lettera, “con i combustibili fossili”, il che ha necessariamente reso i prodotti Tesla più costosi degli altri.

Un 2018 di certo impegnativo per l’estroso numero uno della compagnia di Palo Alto che, per colpa di un tweet di troppo su finanziamenti (mai realmente ottenuti) per privatizzare l’azienda, a novembre era stato costretto dalla SEC a passare il testimone di presidente del CdA a Robyn Denholm – oltre che a pagare una multa di 20 milioni di dollari. Mesi difficili che, comunque, non gli avevano impedito, a ottobre, di segnare il primo trimestre in verde dopo otto anni di perdite, con un profitto di 311 milioni di dollari.

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