Lei scende dall’aereo militare, i compagni la prendono e la sollevano sopra le loro teste. La ragazza grida “ahia, mi fai male“, ma loro continuano fino a sbatterla a mo’ di ariete contro l’ala di un velivolo, per poi buttarla in piscina. Infine risate, con tanto di pacche e ‘botte’, e lei che piange e si lamenta. È il “battesimo del volo“. Un rituale cameratesco, utilizzato a ogni fine corso dagli allievi pilota della Aeronautica militare. E proprio da questa particolare tradizione, documentata con un video, parte la denuncia del sergente Giulia Jasmine Schiff, ora espulsa dal corpo militare, rivelata dal Corriere della Sera. “Atti di nonnismo” che la 20enne veneta ha riportato alla Procura di Roma, consegnando insieme all’atto di denuncia delle immagini e delle clip come testimonianza, e che hanno spinto il pm Antonella Masari ad aprire un fascicolo d’inchiesta che vede iscritti già molti indagati. “È un fatto gravissimo, che sto seguendo con attenzione. C’e una indagine in corso e chi deve pagare, pagherà”, ha commentato la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha subito chiesto chiarimenti allo Stato Maggiore dell’Aeronautica. Dall’Accademia però non hanno dubbi: “Si è vendicata dell’espulsione”.

La storia inizia a gennaio 2018, quando a soli 20 anni Giulia, originaria di Mira, in provincia di Venezia, vince il concorso per l’ammissione di dieci allievi ufficiali di complemento dell’Aeronautica che consente di ottenere il brevetto di pilota militare. Su oltre 2000 candidati all’Acccademia di Pozzuoli, lei arriva quarta. Nonostante la passione per lo sport (è un’atleta dei 3000 metri siepi), il suo sogno è “volare“, complice anche il padre, pilota civile. Così dal Veneto, Giulia si trasferisce in Campania, poi in Lazio, alla Scuola di volo a Latina, tappa obbligata del percorso formativo. Il sogno comincia a trasformarsi in incubo il 7 aprile, giorno dell’iniziazione: la prova come singolo e il conseguente “battesimo”. “Io ero contraria, loro irremovibili: ti spaccheremo i denti sull’ala dell’aereo”, racconta lei stessa. Ma dall’Accademia la pensano diversamente. “È la tradizione, ovvero quello che fanno a tutti gli allievi, di accademia e di complemento, alla fine del corso”, spiega un ufficiale al padre della 20enne, secondo quanto riferito dal Corriere, preoccupato dopo aver visto il filmato del rito. Così, solo per il fatto di aver parlato del rituale, senza averlo ancora denunciato, Giulia diventa la “pecora nera” del corso e, a detta sempre della ragazza, subisce continue vessazioni. “Mi punivano per qualsiasi sciocchezza, una pesca addentata a un metro dalla zona consentita, una chiacchiera sulle scale…”.

Il clima teso va avanti per mesi fino al 6 settembre scorso quando Giulia viene definitivamente espulsa dall’Accademia per “insufficiente attitudine militare”. “Il sergente Schiff ha palesato numerose mancanze nel rispetto delle vigenti regole dell’Istituto, delle norme di vita interna dell’Accademia, nonché di quelle impartite dal Comando”, scrive la Commissione permanente di attitudine come giustificazione per averla cacciata. “Dopo i fatti di Latina c’è stata una carenza dell’istituzione a capire la progressiva emarginazione di Giulia, che ha cercato invano un canale di dialogo e ha avuto un crollo emotivo, altro non posso dire”, replica invece l’avvocato di lei, Massimiliano Strampelli. Così la 20enne con il sogno di pilotare le Frecce Tricolori torna a Mira, mentre a Roma ha inizio il procedimento penale.

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