La norma che regolerà il contratto di lavoro dei rider è pronta e “entro marzo” i ciclofattorini avranno “tutele su malattie, infortuni e paga minima”. L’assicurazione arriva dal ministero del Lavoro a tre giorni dalla sentenza con cui la Corte d’Appello di Torino ha sancito il diritto di cinque ex collaboratori di Foodora a vedersi riconoscere tredicesima, feriemalattie pagate. Ma Cgil, Cisl e Uil rispondono picche: “Non ci convincono ipotesi di regolazione normativa diretta da parte del Governo relativamente alle regole da applicare ai riders, che tradirebbero lo spirito della sentenza di Torino e che, senza un ampio confronto con le parti sociali, rischierebbero di costituire un intervento improprio del soggetto pubblico nella libera regolazione contrattuale”. Quel che serve, scrivono in una nota congiunta, è “un accordo collettivo” da raggiungere riconvocando il tavolo con le aziende riunito per la prima volta lo scorso giugno.

La convocazione del tavolo era arrivata come soluzione di compromesso dopo che, nelle bozze del decreto dignità, il governo aveva inserito norme che avrebbero obbligato le piattaforme a inquadrare i rider come “prestatori di lavoro subordinato” con diritto a una “indennità mensile di disponibilità“ nonché, “in proporzione alla retribuzione e all’indennità di disponibilità“, a malattia, ferie e maternità. “Ci sono due strade possibili”, aveva spiegato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. “Il governo fa una norma dicendo questo è l’inquadramento, questa è la retribuzione, queste sono le tutele. L’altra strada è aprire un tavolo di contrattazione tra le piattaforme e i rider e costruire assieme un nuovo modello”. Le piattaforme avevano accettato di sedersi a un tavolo e quelle novità erano state espunte dal decreto. 

Poi però il lavoro di mediazione si è arenato e già lo scorso ottobre i sindacati confederali insieme a Bologna riders union ne avevano chiesto conto al vicepremier M5s. Che ora annuncia un nuovo intervento legislativo. “L’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli”, scrivono tecnici del dicastero di via Veneto. Ma la soluzione non piace a Cgil, Cisl e Uil. “La sentenza di venerdì 11 gennaio della Corte di Appello di Torino ha sancito, in modo netto, che ai riders inquadrati come collaboratori debbano essere riconosciute le tutele del Ccnl della logistica”, scrivono in una nota congiunta. “È urgente e prioritario che questo risultato sindacale venga generalizzato per ogni lavoratore del settore. Un accordo collettivo tra le parti sociali può garantire al meglio questo risultato”.

Per questo chiedono “anzitutto alle imprese del settore del food delivery di superare le incertezze e gli atteggiamenti dilatori finora messi in campo, e di rendersi disponibili all’avvio rapido di un confronto negoziale che costruisca un risultato sostenibile ed equo per i lavoratori interessati”. E a Di Maio “di riconvocare il tavolo specifico avviato a maggio dello scorso anno e che si prenda atto della necessità di definire un accordo collettivo che regoli salari e tutele per le collaborazioni utilizzate dai riders, e a tutte le parti in causa si richieda uno sforzo definitivo ed efficace in questa direzione”. Infine ricordano che il tema dei rider, e più in generale quello della gig economy, sarà al centro della manifestazione unitaria del 9 febbraio prossimo contro la manovra del governo “perché se davvero si vuole dare dignità al lavoro non si può prescindere dalla contrattazione collettiva”.

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Foodora, la corte di Appello ribalta la sentenza sui rider: “I diritti esistono. Non eravamo dei folli a rivendicarli”

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