di Andrea Taffi

La disobbedienza di alcuni sindaci (con in testa Leoluca Orlando e Luigi de Magistris) mi fa venire in mente quella di Mimmo Lucano, sindaco di Riace. E questo pensiero è dettato sia dal fatto che, in entrambi i casi, si tratta della dissidenza verso una legge ritenuta ingiusta sia perché la disobbedienza è generata dal rispetto dei migranti e dei loro diritti sociali calpestati sia, infine, dalla circostanza che il dissenso venga da sindaci, da uomini delle istituzioni che per primi dovrebbero rispettare la legge, qualunque essa sia.

Eppure, mentre quella di Mimmo Lucano mi era sembrata una scelta disperata, priva di una qualunque valenza politica e soprattutto fatta da un uomo che aiutava e aveva sempre aiutato i migranti, al punto da fare di Riace il modello ideale di accoglienza e solidarietà, la disobbedienza di Orlando, di de Magistris e degli atri sindaci (pur astrattamente condivisibile) mi pare (nella realtà) priva di quell’ingrediente che ha reso giusta la scelta di Lucano: l’umanità.

Certo, il decreto Sicurezza è una vera è propria contraddizione in termini, in quanto destinato (a dispetto del nome) a generare insicurezza, calpestando i sacrosanti diritti di uomini e di donne che vivono e lavorano in Italia e trasformando (potenzialmente) una risorsa umana in disperazione e delinquenza. Ed è altrettanto vero che la non applicazione di quel decreto appare una scelta eticamente giusta. Eppure, proprio prendendo le mosse dal paragone che tutta questa vicenda mi ha evocato, ho la sensazione che la disobbedienza di Orlando e degli altri non sia così pura come la sua rappresentazione dovrebbe farmi credere di essere. Ho, invece, la sensazione che la loro, più che umanitaria, sia una battaglia politica, una battaglia cioè che (paradossalmente) li pone sullo stesso piano di Salvini, quello della strumentalizzazione dei migranti.

Prima dell’entrata in vigore del decreto sicurezza e prima dell’ascesa di Salvini al Viminale non mi risulta che, al pari del modello Riace, siano esistiti modelli Palermo o Napoli in tema di immigrazione e accoglienza. De Magistris si è dichiarato disposto (e tuttora lo è) all’apertura del porto di Napoli per l’attracco delle navi delle Ong che hanno raccolto migranti nel Mediterraneo. Bene, lo faccia o ci provi concretamente, almeno, a costo di dare permessi che non potrebbe dare. Certo, violerebbe la legge, come ha fatto Mimmo Lucano, ma (proprio come lui) lo farebbero solo in nome degli assoluti principi di civiltà e umanità.

Lungi dal prendere le difese di Matteo Salvini e delle sue politiche sull’immigrazione, voglio soltanto dire che la validità di una qualunque forma di disobbedienza alle leggi di uno Stato passa attraverso il coraggio di altre scelte, altrettanto importanti e difficili. Lo stesso coraggio che ha spinto Mimmo Lucano a compiere, in nome di una giustizia sociale, scelte delle quali sarà chiamato a rispondere davanti a un tribunale della Repubblica.

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