I dipendenti con i contratti a tempo determinato saranno licenziati. Non tutti: solo quelli con idee di sinistra. È una vera e propria purga quella annunciata dal governo di Jair Bolsonaro nel secondo giorno alla guida del Brasile. A spiegare le intenzioni dell’esecutivo – che vuole “ripulire” l’amministrazione – è il chief of staff e capo della casa civil Onyx Lorenzoni – una sorta di sottosegretario alla presidenza-  dopo il primo incontro di gabinetto con il politico d’estrema destra. “È l’unico modo per far le cose con le nostre idee e i nostri concetti e di portare avanti ciò che la società brasiliana ha deciso nella sua maggioranza”, ha spiegato Lorenzoni, precisando che 300 lavoratori del suo ministero vengono licenziati, aggiungendo che potrebbero essere riassunti se passassero una “valutazione” delle loro idee.

“Abbiamo il coraggio di farlo” – Lo stesso potrebbe accadere in altri ministeri.”Non ha senso avere un governo con un profilo come il nostro e tenere persone che appoggiano un altro modo di pensare, un altro sistema politico. Abbiamo il coraggio di fare ciò che il precedente governo non ha avuto il coraggio di fare”, ha detto il chief of staff del governo Bolsondaro, facendo riferimento all’amministrazione di Michel Temer. Durante la campagna elettorale, Bolsonaro aveva detto che gli oppositori “rossi”, colore del Pt, il partito dei Lavoratori di Lula, avrebbero dovuto “andare altrove o finire in carcere”, se avesse vinto. Martedì, nel suo primo discorso come presidente, ha detto che la bandiera giallo-verde del Brasile “non sarà mai rossa“.

“Eliminare le idee socialiste” – La purga colpirà i dipendenti a contratto considerati vicini ai partiti centristi e di sinistra che hanno guidato la nazione per la gran parte degli anni successivi alla dittatura militare, finita nel 1985. Bolsonaro e i suoi identificano quei partiti, in particolare il Partito dei lavoratori che ha governato tra 2003 e 2016, come “socialisti” o “comunisti“. Il neo presidente, militare nostalgico della dittatura, accusa”l’ideologia” di sinistra dei problemi economici e commerciali del Brasile e ha promesso passi indietro sulla protezione ambientale, nella tutela delle minoranze, di rendere più facile l’accesso alle armi, di privatizzare e aumentare gli investimenti. Lorenzoni ha detto che la purga dei contractor – i contrattisti –  serve a “eliminare le idee socialiste e comuniste che per 30 anni hanno portato il caos in cui viviamo”. La misura non riguarda i dipendenti del governo che sono stati assunti con concorsi e sono protetti dalla Costituzione dalle politiche di parte.

Il presidente vuole controllare le Ong – Sempre nel secondo giorno da presidente Bolsonaro ha annunciato l’intenzione di voler controllare le attività delle organizzazioni non governative e degli organismi internazionali, una iniziativa denunciata come illegale da molte ong e associazione presenti nel paese sudamericano. Nell’organizzare il suo gabinetto, Bolsonaro ha affidato a Carlos Alberto Cruz, un generale in pensione, la segreteria di governo (un organismo con rango ministeriale), specificando che fra le sue funzioni ci sarà quella di “sorvegliare, coordinare, monitorare ed accompagnare le azioni ed attività degli organismi internazionali e delle organizzazioni non governative nel territorio nazionale”.  Mauri Cruz, responsabile della Associazione brasiliana di Ong (Abong) ha detto che questa iniziativa “ci preoccupa molto“, e che chiederà al governo di modificare queste istruzioni, avvertendo che se la richiesta non sarà accolta “valuteremo la possibilità di presentare un ricorso di inconstituzionalità al Supremo Tribunale Federale“.

Trasparency internationa: “Garantiti da costituzione” – Da parte sua Bruno Brandao, direttore locale di Transparency International, ha sottolineato che “la Costituzione è del tutto chiara in materia di garanzie per la libertà di associazione”, perché insieme alla “libertà di stampa e all’attivismo dei cittadini risultano cruciali per qualsiasi paese che intenda affrontare in modo sostenibile la piaga della corruzione”. Durante la sua campagna elettorale, Bolsonaro ha criticato varie volte le Ong e “gli attivisti”, denunciando che sono strumentalizzati in chiave politica, accusa che ha rilanciato due giorni fa su Twitter, sostenendo che le comunità indigene sono “sfruttate e manipolate dalle Ong”. Il primo atto del presidente a poche ore dal giuramento è stato emblecatico in questo senso: Bolonaro ha tolto la gestione dei confini dei loro territori alle popolazioni indigene e l’ha affidata alla ministra che rappresenta le lobby dei proprietari agricoli.

“Dobbiamo mantenere la supremazia dell’America latina” – E sempre a proposito dell’ossessione rossa del presidente, Bolsonaro si è detto “preoccupato” dalla crescente presenza militare russa in Venezuela, e non ha escluso che in futuro il suo Paese possa accogliere basi militari degli Stati Uniti sul suo territorio. “Come previsto, la Russia ha svolto manovre militari in Venezuela. Sappiamo quali sono le intenzioni della dittatura di Maduro, e il Brasile deve essere molto preoccupato da tutto questo”, ha detto il neo presidente in un’intervista. Una presenza militare russa in America del Sud, ha aggiunto, potrebbe compromettere l’equilibrio della sicurezza regionale, in un subcontinente nel quale il Brasile resta la potenza principale. “Non vogliamo avere una superpotenza qui in America Latina, ma dobbiamo mantenere la supremazia” del potere militare, ha ripetuto Bolsonaro. Sui rapporti con gli Stati Uniti, invece, il presidente brasiliano – dopo il recente incontro con il segretario di Stato Usa Mike Pompeo – ha detto che devono concentrarsi anzitutto nell’area economica, ma potrebbero anche svilupparsi in campo militare”. Sarà possibile per gli Stati Uniti installare basi militari in Brasile? Bolsonaro ha risposto: “Dipende da quello che succederà a livello globale, chissà se in futuro non dovremo discutere questa questione”.

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