Erano scesi in strada la notte della vigilia di Natale per ritrovarsi, come tradizione, attorno ai grandi falò accesi nelle piazze gli abitanti di paesi come Fleri e Zafferana, alle pendici dell’Etna, in provincia di Catania. A distanza di 24 ore sono di nuovo in strada. Stavolta non per festeggiare, ma svegliati nel cuore della notte dal terremoto. Erano le 3:19 quando la terra ha iniziato a tremare per una scossa di magnitudo 4.8. L’epicentro, secondo quanto riportato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato nel territorio di un altro paese etneo alle porte di Catania, 2 chilometri a Nord di Viagrande. La scossa è stata avvertita distintamente per la sua scarsa profondità, di appena 1 chilometro, e ha provocato, secondo l’ultimo bilancio delle autorità di protezione civile, decine di feriti, numerosi crolli e la chiusura a scopo precauzionale del tratto tra Acireale e Giarre dell’autostrada A18 Catania-Messina per lesioni presenti sull’asfalto della carreggiata vicino ad Acireale. E in queste ore la terra continua a tremare.

“Si tratta di uno sciame sismico superficiale rispetto a quelli appenninici”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Andrea Billi, ricercatore dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). “A causa della ridotta profondità del terremoto, l’energia si concentra infatti in superficie, non ha il tempo di dissiparsi e può provocare danni a persone e cose”, aggiunge Billi. Per l’esperto, “il terremoto è legato all’attività dell’Etna”, che la mattina della vigilia di Natale ha intensificato la propria attività con centinaia di scosse, sbuffando violentemente e disegnando nel cielo di Catania un lungo pennacchio di gas e polveri, ben visibile anche dallo spazio, a circa 400 chilometri di quota, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (Iss). “Questo sciame sismico è comune durante le eruzioni dell’Etna, in particolare quando sono laterali”, spiega Billi. “La lava, infatti, muovendosi verso la superficie, cerca una strada alternativa ai condotti verticali, provocando fessurazioni laterali. Ma l’Etna – aggiunge Billi – è impregnata d’acqua, al suo interno ci sono molte falde acquifere e la lava riscaldandole, produce vapore acqueo che poi preme sulle pareti dell’edificio vulcanico, provocando fessure e uno sciame sismico superficiale”.

Sono sei i comuni maggiormente colpiti dalle scosse di terremoto di questa notte e nei quali è stato avviato un monitoraggio da parte della Protezione civile. Si tratta di Zafferana Etnea, Acireale, Aci S.Antonio, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Santa Venerina. A Fleri, frazione di Zafferana, la scossa ha danneggiato la parte vecchia della chiesa di Maria Santissima del Rosario, proprio accanto al nuovo edificio di culto ricostruito dopo che un altro terremoto, nel 1984, lo aveva distrutto. Il terremoto ha danneggiato anche la chiesa di Maria Santissima del Carmelo di Pennisi, frazione di Acireale. Crollati il campanile e la statua di Sant’Emidio, venerato perché ritenuto il protettore dei terremoti.

Siamo infatti in terra tremolante, sul limitare della placca continentale africana che spinge verso Nord in direzione di quella europea, e in un territorio ricco di vulcani. Anche Stromboli in questi giorni ha infatti intensificato la propria attività e sull’Etna, secondo il direttore dell’Osservatorio dell’Ingv di Catania, non è escluso al momento che nei prossimi giorni si possano aprire bocche a quote minori. Per gli esperti, però, non è corretto parlare di risveglio in riferimento a vulcani come l’Etna o lo Stromboli che, a differenza del Vesuvio, non sono mai del tutto dormienti. “Storicamente l’attività eruttiva e i terremoti legati al movimento delle placche sono spesso avvenuti quasi in contemporanea”, sottolinea Billi. Ma, anche se la frequenza di questi due tipi di eventi è superiore alla casualità, non è possibile al momento stabilire dal punto di vista scientifico un nesso di causa-effetto tra attività delle placche ed eruzioni vulcaniche”. Per Billi, non si può inoltre dire quanto a lungo durerà questo sciame sismico. “In genere questo tipo di eruzioni laterali durano pochi giorni, ma potrebbero anche andare avanti per settimane. Dipende – conclude l’esperto del Cnr – da quanto facilmente la lava riuscirà a trovare la strada verso la superficie”.

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