Omicidio plurimo colposo per “aver cagionato la morte” di otto persone (tra cui un’intera famiglia) e per non essere stato in plancia di comando al momento dell’emergenza. La Procura di Livorno ha chiuso le indagini sull’alluvione che colpì la città nella notte tra il nove e il dieci settembre 2017 e il principale indagato resta il sindaco del Movimento 5 Stelle, Filippo Nogarin, a cui è stato notificato l’avviso che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Insieme a Nogarin è indagato per lo stesso reato anche il comandante della Polizia Municipale e responsabile della Protezione Civile livornese, Riccardo Pucciarelli. Per entrambi è stato stralciato il reato di disastro colposo perché i consulenti della Procura non hanno riscontrato irregolarità nella progettazione urbanistica e nella manutenzione di fiumi e corsi d’acqua: questo significa che al possibile processo le uniche parti civili potranno essere i familiari delle otto vittime e non i comitati degli altri alluvionati. Il prossimo passo della Procura, guidata da Ettore Squillace Greco, ora dovrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Nogarin e potrebbe pesare doppio visto che arriverà in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative di maggio. Il sindaco non ha ancora deciso se ricandidarsi per un mandato bis e l’inchiesta potrebbe avere un peso rilevante sulla decisione: “Non ho ancora deciso – risponde il primo cittadino al fattoquotidiano.it – ma la mia scelta sarà autonoma e non influenzata dall’inchiesta”.

La Protezione Civile e il piano dimenticato – Le principali accuse della Procura nei confronti del sindaco di Livorno riguardano due fasi diverse: la prima pre-alluvione e la seconda concernente i comportamenti tenuti da Nogarin quel giorno. Per quanto riguarda la fase pre-alluvione, i pm livornesi Sabrina Carmazzi, Giuseppe Rizzo e Antonella Tenerani, che hanno condotto le indagini, accusano il sindaco di non aver “sollecitato” l’approvazione da parte del Consiglio Comunale del nuovo “Piano di Protezione Civile” che conteneva tutti i dati relativi ai livornesi residenti in zone ad alto rischio (circa 4.500). Il piano era stato approvato in giunta nel gennaio 2017 ma mai calendarizzato e portato all’attenzione dell’aula. I pm inoltre accusano Nogarin di aver ristrutturato tutta la macchina comunale un mese prima dell’alluvione, di fatto “smembrando” l’ufficio di Protezione Civile: in primo luogo il sindaco avrebbe sostituito Leonardo Gonnelli – precedente dirigente geologo “con esperienza ultradecennale” – con il laureato in Scienze Politiche, Riccardo Pucciarelli; inoltre, è l’accusa della Procura, il primo cittadino avrebbe “inglobato” l’ufficio in quello della Polizia Municipale e “ridotto” il personale a sole quattro persone, di cui due amministrativi.

I pm: “Quella notte il sindaco non c’era” – I magistrati della Procura di Livorno contestano al sindaco Nogarin anche di essersi assentato la notte del 9 settembre nonostante le diverse segnalazioni di emergenza e i primi allagamenti in città: “Il sindaco – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini – ometteva  qualsivoglia attività di previsione e prevenzione a lui affidata dalla legge non assumendo la direzione e il coordinamento dei servizi di emergenza, tanto da non dare neanche il prescritto avviso al Prefetto”. Infatti, Nogarin quella sera decise di andare nella sua casa di Antignano e “omettere fino al mattino successivo ogni tipo di contatto con i servizi di Protezione civile”. Accuse simili vengono contestate al dirigente della Protezione Civile Pucciarelli che si sarebbe limitato ad allertare la Sala Operativa della Polizia Municipale e a dichiarare la “tardiva” apertura del COC (Comitato Ordine Cittadino) alle 7.30 del 10 settembre dopo essersi “allontanato dalla città” e aver omesso fino al giorno successivo “ogni ulteriore contatto con il servizio di Protezione civile e con il sindaco”.

Nogarin: “preoccupato ma devo ancora pensare al bis” – In questi giorni, chi ha parlato con il primo cittadino lo definisce “preoccupato” per quella che può essere un’inchiesta (e un possibile processo) con un’accusa così pesante. Al fattoquotidiano.it Nogarin comunque spiega che a breve presenterà “una memoria difensiva per rispondere alle accuse che mi vengono contestate. Adesso devo fare i conti con uno studio e una strategia difensiva – dice – ma non ho alcuna idea se la Procura chiederà il rinvio a giudizio”. La memoria sarà presentata entro il 18 gennaio prossimo e, fanno sapere dallo staff di Nogarin, “servirà a dimostrare l’infondatezza della ricostruzione fatta dai pm”. Sulla decisione di ricandidarsi, invece, il sindaco spiega che non ha ancora sciolto le riserve: “La scelta di ricandidarmi dipende unicamente da fattori personali – conclude –, non ho ancora deciso e devo discutere con la mia famiglia per capire se ci sono ancora le energie per fare un altro mandato”.

L’alluvione che mise in ginocchio una città – L’inchiesta della Procura di Livorno è stata aperta il giorno dopo la calamità naturale e si è conclusa il primo dicembre. Fino a giugno tutto il lavoro è stato affidato a cinque esperti che hanno dovuto analizzare la progettazione urbanistica della città e la manutenzione dei corsi d’acqua, i cui risultati sono stati inseriti in una superconsulenza consegnata al Procuratore Squillace Greco in estate. Una volta letta, i pm hanno chiuso le indagini: nell’avviso consegnato a Nogarin e Pucciarelli i magistrati descrivono quell’evento come “eccezionale con una possibilità di ritorno addirittura di mille anni”. Anche per questo è stata stralciata l’accusa di disastro colposo mentre rimane in piedi quella di concorso in omicidio plurimo.

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