Dal Global Compact di Marakkesh il presidente della Croce Rossa Francesco Rocca pesa le parole sulla mancata adesione del governo italiano all’accordo sui migranti. Raggiunto a sera dal Fatto.it dice: “Credo sia una occasione persa, le risposte sul tema della migrazione si trovano solo in ambito multilaterale e gli assenti hanno sempre torto in questi casi”. C’è però l’altro argomento, la faida con le crocerossine, per il quale fatica quasi a tenersi, finendo per scusarsi più volte per i toni. “Che diamine, sono pieno di migliaia di volontari che stanno in prima linea con i migranti, che stanno all’estero, che servono le loro comunità e stiamo a parlare della bega dei tre cognomi e chi vuol fare la capa?”. Rocca è schietto e non le manda a dire. “Quella delle crocerossine? È solo una guerra di potere per la conquista delle poltrone tra ricche signore. Io devo garantire che le cose funzionino e che le volontarie della Cri appartengano agli anni duemila, le cose cambiano”.

La “guerra” con le crocerossine va ormai avanti da oltre un anno.
È una cosa che mi ha ferito grandemente. Ho un rispetto profondo e un affetto sincero per il corpo delle Crocerossine che è una parte essenziale della Croce rossa italiana. Purtroppo l’ultima ispettrice, Monica Dialuce, ha interpretato il suo ruolo in modo assolutamente inadeguato e questo ha creato tutta una serie di problemi e tensioni e le mie critiche alla persona ha fatto in modo che fossero vissute come critiche a tutto il corpo, tutto qui.

Ma c’è una petizione che le chiede il passo indietro con 7mila firme.
Beh se l’ha letta sembra che le crocerossine siano vittima di chissà quale criminale di guerra. Quindi è fisiologico che possa accadere. Poi è firmata anche da persone che non fanno parte del Corpo ma che lo amano e in buona fede credono sia una loro petizione, quando è opera di un piccolo gruppo slegato dalla quotidianità delle crocerossine. E’ tutto un problema di poltrone, peraltro ricoperte in modo inadeguato. Lo ho anche segnalato.

Quando e come?
Un anno e mezzo fa ho scritto all’allora ministro Roberta Pinotti. Le spese a valere sul fondo della Difesa per il Corpo erano tutte per parate e cerimonie: 50mila euro per il calendario, altrettanto per andare alla mostra del libro. Soldi spesi in rappresentanza, per la visibilità esterna, ma nulla per l’operatività del corpo che a mio avviso non era curata. Ricevevo le lamentele delle sorelle che non si potevano comprare le divise, che non arrivavano i buoni benzina. I soldi c’erano, li spendevano per le parate.

Sembra una questione personale
È stata fatta passare come un Rocca-contro-tutti, mentre le faccio presente che la Dialuce è stata sfiduciata da tutti i presidenti regionali d’Italia per le insolenze e i comportamenti fuori dalle norme e dalla nostra etica. Anche questa questione dei gradi è pretestuosa. Non siamo  militari ma ausiliari delle Forze Armate, siccome i gradi li avevano adottati nel 1983 e per 80 anni della loro storia non li hanno mai avuti, tanto che molte sorelle più anziane mi hanno ringraziato. Ho solo deciso che potevano metterli quando erano in servizio con le Forze Armate, non per i servizi comuni di assistenza ai senza dimora o sulle ambulanze. La Croce che hanno sul petto vale molto più dei gradi che hanno sulle spalle. Purtroppo l’ho detto male, con una battuta infelice di cui mi sono scusato. Ma ho rivendicato tutto quanto.

Abbia pazienza, ma chi ha nominato l’ispettrice Dialuce?
Io, ma costretto dalle circostanze. Per buona educazione, ho ceduto alla richiesta di Mila Brachetti Peretti, che era la precedente ispettrice, che mi chiese di inserire anche lei nella mia terna. Siccome avevo un buon rapporto con lei, l’ho fatto e questo è stato il risultato.

Non è che glie l’ha giurata perché voleva una Cri pubblica?
C’è stata una norma che la Pinotti ha portato in Consiglio dei ministri di notte, senza alcuna consultazione, che spostava la responsabilità dei corpi ausiliari all’interno di una Fondazione presieduta dal ministro della Difesa. Per la prima volta, rompendo la mia discrezione, ho fatto un comunicato stampa per dire che ero contrario. Da Ginevra ha scritto il presidente del Comitato internazionale che è garante del diritto internazionale umanitario per dire che quello era un “emendamento-pirata” che viola le basi di qualsiasi Croce Rossa. E la Dialuce è stata l’ispiratrice dell’operazione. Voleva togliersi dalla Croce Rossa per comandare il “suo” corpo.

E che fine ha fatto l’emendamento?
Ho litigato con la Pinotti e la Boschi perché attenzione, era stato approvato in Consiglio dei ministri ma “salvo intese”. Siamo stati a un passo da questa violenza…

Come fa il presidente di un ente a bloccare due ministri del Repubblica?
Sulla base del diritto internazionale umanitario che non prevede assolutamente di mettere una Croce Rossa sotto il controllo diretto della Difesa. La Croce Rossa Italiana, che è una, è neutrale per definizione. Significava toglierci dalla nostra storia solo perché l’ispettrice non si trovava nel suo ruolo. Alla fine l’intesa non c’è stata e l’emendamento è caduto.

Mi rispiega questo casino delle “crocerossine”?
Ora tirano in ballo tradizioni, rispetto, onore ma qui è sempre la stessa storia di signore che si fanno la guerra per delle poltrone. E le poltrone saltavano ben prima di me. Quando si è insediata la Garavaglia come commissario dalla mattina alla sera cacciò l’ispettrice e quella che arrivò dopo, la Ghignoni, fiduciaria della Garavaglia, fu cacciata da Scelli quando arrivò e la Peretti che era la sua ispettrice a lei mandò a casa, con l’autista, la massima onorificenza internazionale che poteva essere data a un’infermiera. E poi parlano a me di rispetto. Altro che passaggi di consegne, onore e bazzecole: si sono sempre fatte la guerra tra loro, una guerra di potere tra gruppi di signore ricche.

Non c’è dunque un malcontento della “base”?
Per me le vere volontarie sono in grande difficoltà. Sono tirate in mezzo. Ma quelle cui penso io non sono quelle che vengono applaudite alle parate. A volte danno dei numeri a caso, dicono che sono 20mila, in realtà sono 6mila sulla carta, 3mila quelle operative e quelle pronte a partire non arrivano a 500. Il resto hanno un’età media altissima, che sfonda i 58 anni, il corpo non è attrattivo verso i giovani e mi sta morendo sotto gli occhi, con questa sola attenzione alle parate ed essere celebrati come generali di qualcosa, io mi preoccupo e cerco la sostanza. Ne ho viste tante piangere per come venivano trattate perché non sapevamo marciare, ma magari si spendevano tanto ogni giorno per i bisognosi. Ridicolizzate. Il mondo va avanti e dobbiamo fare in modo che le crocerossine appartengano agli anni duemila.

Ecco, lei parla di rinnovamento, ma nella sua quaterna c’è una sorella di 82 anni…
E’ vero, ma anche la Peretti ne ha 83 e me l’hanno riproposta. Lo vede che è una questione di potere? Questa sorella è amatissima, medaglia d’oro della Croce Rossa che ha sempre fatto il bene e l’ho pensata come un figura che in un momento così difficile mi aiutasse a riunire il corpo.

Ma se deve girare per tutti i comitati, stare a Roma…
Ma il ministro mi ha chiesto questi quattro nomi…

Una ha una azienda di pulizie, come concilierà l’incarico?
Lei mi sta dicendo allora che o lo fanno i ricchi come Mila Peretti che ha dietro una famiglia di petrolieri o benestanti di famiglia come Monica Dialuce o altrimenti una volontaria normale non potrà fare l’ispettrice. Ma sarà un problema loro? Sono loro che portano da sempre il classismo dei tre cognomi. Una sorella di una regione che non le dico pur di far apparire che era di una famiglia nobile falsificava i documenti levandosi una doppia. Capisce?

Perché i ministri hanno “bocciato” la prima rosa di nomi?
Nessuna bocciatura, c’è stata la richiesta di allargare la scelta. E ho mandato altri quattro nomi. Ma la terna mia protocollata agli atti è quella. La discussione è aperta ma non ricasco nella situazione di una ispettrice che non abbia piena fiducia del presidente nazionale da cui dipende direttamente per legge. Guardi che è successo negli ultimi quattro anni.

E la festa per i 110 anni con Mattarella, che lei avrebbe fatto saltare?
E’ una follia, una calunnia. C’è stato un consiglio direttivo della Cri in cui se n’è discusso. Se non si è fatta non è per gelosia da parte mia, il Cerimoniale del Quirinale mi ha chiamato per dirmi che purtroppo non si faceva in tempo e che con un’altra data il Presidente sarebbe venuto, in primavera, il prossimo anno. Che il Presidente ha piacere di stare con le crocerossine.

Ma l’invito era partito da loro, dalle Croce Rossa
E’ vero, ma non sono autonome. Questo è l’errore, loro sono infermiere volontarie della Croce Rossa. L’Alto patronato del Quirinale è di tutti. Croce Rossa e crocerossine.

Si ma sono anche ausiliarie delle Forze Armate
Quando Monica Dialuce me lo ha detto io ero contento, ci sono i testimoni. Dovevamo farla davanti alla Caserma dei Carabinieri sulla Flaminia, stavamo lavorando, abbiamo fatto una riunione operativa con lei. Poi il Quirinale ha chiamato…

Ma i 110 anni sono così scaduti, e la cosa era proposta per giugno. In sei mesi non è stato possibile?
La Dialuce non me ne ha più parlato.

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