Impegnata in un ‘tour diplomatico’ nel tentativo di salvare l’intesa sulla Brexit. Theresa May, nel giorno in cui il suo Parlamento avrebbe dovuto votare l’accordo, incontra a L’Aia il premier olandese Mark Rutte e a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel per chiedere aiuto in Europa. Ma dalla Germania tagliano corto: “Spero che May e Merkel si augurino Buon Natale, ed un felice anno nuovo. – ha detto in mattinata il ministro tedesco agli Affari europei Michael Roth -. È sempre un bene parlare, ma non ci sarà alcuna rassicurazione sulla riapertura del negoziato”. Una posizione confermata dalla cancelliera dopo l’incontro tenuto nel primo pomeriggio: “Abbiamo detto che non c’è un’ulteriore apertura sull’accordo di uscita”. Il faccia a faccia ha anticipato di qualche ora i colloqui di stasera a Bruxelles con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e quello della Commissione, Jean-Claude Juncker.

Una giornata fitta di colloqui per cercare rassicurazioni sul fatto che la Gran Bretagna non rimarrà “permanentemente intrappolata” nel backstop, la clausola di garanzia per assicurare che il confine fra Irlanda e Irlanda del nord rimanga aperto. Juncker, parlando all’Europarlamento a Strasburgo all’indomani della pronuncia della Corte europea che ha stabilito che Londra può decidere di rimanere unilateralmente nella Ue, si è detto sorpreso del fatto che la Brexit sia ancora una questione aperta: “Sono sorpreso perché avevamo raggiunto un accordo il 25 novembre“, ha detto, definendo la Brexit un “ospite a sorpresa” del summit Ue di questa settimana. Nonostante questo, sembrerebbe che ci siano problemi proprio alla fine della strada“. “Vedrò May stasera e devo dire che l’accordo che abbiamo raggiunto è il miglior accordo possibile, è l’unico accordo possibile“, ha detto Juncker agli eurodeputati. Poi ha chiuso, netto: “Non c’è spazio per nessun tipo di rinegoziazione”. Intanto un portavoce di Downing Street ha riferito che l’accordo fra Londra e l’Unione europea sarà messo al voto della Camera dei comuni britannica “prima del 21 gennaio”.

Telefonata Conte-Tusk – La Brexit è stata anche al centro del colloquio telefonico che Giuseppe Conte ha avuto con il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, in preparazione del Consiglio europeo ”art. 50” su Brexit. Il premier ha espresso profondo rispetto per il dibattito democratico nel Regno Unito, confermando al contempo l’esigenza che l’uscita dall’Ue avvenga in maniera ordinata, nell’interesse dei tanti cittadini, tra cui molti italiani, e imprese coinvolti da questo processo. È stata confermata anche l’importanza di proseguire i lavori di preparazione allo scenario, poco auspicabile, di un recesso senza accordo, in stretto raccordo con i partner europei e con le Istituzioni dell’UE.

Il nodo del backstop – Si tratta di una clausola che, in caso di mancato accordo, prevede a oltranza la permanenza dell’Irlanda del Nord nel mercato unico con la Gran Bretagna inserita nell’unione doganale con controlli tra le due parti nel Mare d’Irlanda. Una soluzione che ha fatto alzare le barricate sia agli ultraconservatori britannici, impauriti per una possibile frammentazione della Gran Bretagna, che agli unionisti nordirlandesi del Dup fondamentali per la tenuta dell’esecutivo, che si sentirebbero isolati dal resto del Regno. In sostanza, una clausola che dovrà garantire il mantenimento di una frontiera aperta fra Irlanda e Irlanda del Nord. Il timore degli unionisti è che si arrivi in futuro ad una frontiera commerciale nel mare d’Irlanda, separando l’Irlanda del nord dal resto della Gran Bretagna. Il compromesso raggiunto non va giù a molti, in primo luogo agli unionisti nordirlandesi del Dup, preziosissimi alleati di governo con i loro 10 seggi in Parlamento. E a causa del quale l’accordo “verrebbe respinto con ampio margine”, ha ammesso lo stesso primo ministro. “Il grande problema è il backstop sull’Irlanda – ha detto Juncker – abbiamo tutto in nostro potere per non usarlo ma averlo a disposizione è necessario. L’Irlanda non sarà mai lasciata sola”.

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