“I poliziotti vestiti da guerriglia sono più adatti agli sgomberi dei palazzi di CasaPound o dei covi di spacciatori”, ha detto la madre di uno degli occupanti al Corriere della Sera. “A qualcuno è stato impedito di andare in bagno, ad altri di cambiarsi, secondo noi i modi e i toni dell’identificazione sono stati intimidatori soprattutto nei confronti dei più piccoli”, ha raccontato uno degli occupanti. L’occupazione è finita, al Liceo Virgilio di Roma. È finita con lo sgombero da parte degli agenti della Questura.

L’occupazione “politica”, motivata con l’avversione a Salvini e Di Maio, ma anche alla sinistra che ha prodotto la Buona Scuola, si è conclusa. Quel che rimane non sono solo le critiche di alunni occupanti e genitori, ma anche altro. Molto altro. A partire dal danneggiamento diffuso di tanti ambienti dell’immobile e dalla distruzione degli arredi. Senza contare la sottrazione di computer. Immondizie, di ogni tipo, ovunque. Una prima stima informale sembra superi i 60mila euro. In ogni caso uno scempio che ha costretto la dirigenza a ricorrere a una vera e propria bonifica degli spazi. Uno scempio che ha comportato la chiusura dell’Istituto per alcuni giorni. Altri giorni, dopo la settimana di sospensione delle lezioni a causa dell’occupazione.

Ai professori quel che hanno deciso i ragazzi non è piaciuto per nulla. Dopo averlo detto, tra loro, hanno deciso di scriverlo il 31 ottobre in un comunicato sul portale della scuola. Più che una dissociazione, una condanna. Motivata. Articolata. Perentoria. “L’occupazione impedisce l’attività didattica, ledendo il diritto allo studio, in particolare degli alunni in obbligo scolastico; tale forma di protesta contravviene al diritto costituzionale al lavoro del personale ATA e dei docenti” hanno scritto i docenti. Aggiungendo che “coloro che hanno deciso l’occupazione, incuranti dell’ordinanza comunale relativa alla chiusura degli edifici scolastici a causa dell’emergenza meteorologica, hanno irresponsabilmente messo a rischio se stessi e la sicurezza dell’edificio”.

Più espliciti non avrebbero potuto essere. E ora, a danni quantificati, ancora più decisi. Danni che prendono in considerazione l’ingiuria materiale. Insomma quella alle “cose”. Questione tutt’altro che secondaria, naturalmente. Il motivo più che evidente. Le risorse non sono certo molte, anche per provvedere a necessità di rilievo. Così il dover essere costretti ad attingere al misero budget per la bonifica costringerà alla rinuncia ad altro.

Sarebbe sufficiente questo per essere quanto meno contrariati. Ma c’è un ulteriore elemento. Tangibile. Concreto. Il costo economico dell’occupazione, come suggerito da una lettera del professor Carlo Del Noce, insegnante di Matematica e Fisica in un Liceo Scientifico Statale di Genova, “dove questa abitudine degli allievi era prima incanalata in forme diverse e poi è andata persa”. In base alla tabella elaborata dall’Organisation for Economic Co-Operation and Development e dalla Commissione Europea, pubblicata nel 2018, ma riferibile al 2015, lo Stato italiano spende per ogni studente di scuola secondaria circa 8200 euro l’anno. Considerando che i giorni effettivi di scuola quest’anno sono circa 200, ogni allievo di scuola secondaria superiore costa allo Stato circa 41 euro per ogni giorno di scuola. Stimando per difetto che al Virgilio di via Giulia (quindi escludendo la sede distaccata di Corso Vittorio Emanuele dove di fatto le lezioni sono proseguite) ci siano circa 1000 allievi, ogni giorno di scuola costa circa 41000 euro allo Stato. Moltiplicando questa cifra per i sei giorni di occupazione nei quali la regolare attività didattica è stata impedita si ha la somma totale di 246mila euro. Somma approssimativa, ma indicativa, senza dubbio. Duecentoquarantaseimila euro che lo Stato ha speso, inutilmente. Insomma i costi dell’occupazione salgono, vertiginosamente. Al di là di quanto si immagini.

“Ricordo che un padre di un mio allievo, rappresentante dei genitori nel Consiglio di Istituto, fu così impressionato dal calcolo che cercò di informarne gli altri genitori, per fare in modo che l’anno successivo l’occupazione non avesse più luogo”, scrive il professor Del Noce. Chissà se i genitori degli occupanti avranno pensato a questo. Almeno questo, nella loro impossibile difesa dei loro ragazzi. Danni provocati direttamente e indirettamente non fermano la protesta. Una manifestazione, serale, a Trastevere, non autorizzata e poi un’altra, programmata davanti al Ministero dell’Interno. Una protesta sempre più senza ragione. Anzi, chiaramente sbagliata. Le proteste nascono e si alimentano con idee e proposte. Non distruggono, propongono.

Un’ultima considerazione. A occupare, ad alzare la voce, ad armarsi della propria arroganza è una piccola minoranza. Aggressiva, ma pur sempre minoranza. E se tutti gli altri, studenti e famiglie per una volta iniziassero a protestare? Non contro la scuola, naturalmente! Ma contro chi anche quest’anno ha inventato una protesta, inutile. Anzi, peggio, nella realtà “vuota”. Ma costosa. Molto.

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