“Per molti anni abbiamo avuto la sensazione che le cose meravigliose del web avrebbero cambiato il mondo, […] che avremmo avuto meno conflitti, più comprensione, più Scienza e di migliore qualità, buona democrazia”. Invece “l’umanità connessa al web funziona in modo distopico. Abbiamo abusi online, pregiudizi, notizie false”. È questa l’analisi tanto sintetica quanto efficace fatta da Tim Berners-Lee, lo scienziato che ha creato il Web come un’opportunità per migliorare il mondo, e comprensibilmente è preoccupato del risultato ottenuto. Per rimediare Berners-Lee propone una “Magna Carta per il web“, con la funzione di proteggere i diritti delle persone online da notizie false, pregiudizi e odio. Una sorta di contratto capace di rendere il web qualcosa di utile all’umanità, alla Scienza, alla conoscenza e alla democrazia”.

Non è la prima volta che il creatore del Web affronta l’argomento, fece un appello analogo nel 2015 in occasione dei 25 anni di Internet. La Magna Carta del Web è stata di nuovo l’argomento di punta del suo discorso di apertura del Web Summit tenutosi ieri a Lisbona. Un invito aperto a governi, aziende e privati ​​a sottoscrivere e sostenere un “Contratto per il Web” a beneficio di tutti coloro che sono in qualche modo presenti su Internet. Un passaggio fondamentale in vista del 2019, quando metà della popolazione mondiale sarà in grado di connettersi al web.

Tim Berners-Lee (Photo by Andy Kropa/Invision/AP)

 

Il contratto è già stato sottoscritto da oltre 50 organizzazioni, e se volete leggerlo lo trovate sul sito della World Wide Web Foundation. In buona sostanza, i governi devono garantire che i loro cittadini abbiano libero accesso a Internet sempre, senza paure e censure. Alle aziende è richiesto l’impegno nel rispettare la privacy e i dati personali di tutti i consumatori. Inoltre, dovrebbero sviluppare tecnologie che garantiscano che il web sia “un bene pubblico che mette le persone al primo posto”.

Gli utenti comuni hanno quindi diritti ben precisi, ma anche dei doveri: dovrebbero impegnarsi a creare contenuti web “ricchi e pertinenti”, dare vita a comunità civili e rispettose della dignità umana, e combattere per quella che dovrebbe essere “una risorsa pubblica per le persone di tutto il mondo”.

Convincere tutti a seguire queste linee guida non sarà certo facile, e come ammette lo stesso promotore del contratto, sarà difficile misurarne il successo. Per ora possiamo dire che sarà promosso con la campagna #ForTheWeb, che auspichiamo abbia successo. Jonathan Zittrain, professore di legge all’Università di Harvard, ricorda che “la funzione più importante di questo contratto è ricordare alla gente che il web che abbiamo non è l’unico possibile”. Un ammonimento, ma anche un’opportunità per cambiare in meglio”.

Fra i firmatari ci sono anche aziende come Facebook e Google, che non sono quello che si definisce esempi di santità. Facebook con lo scandalo di Cambridge Analytica e Google, che sta lavorando a una versione censurata del suo motore di ricerca per sfondare nel mercato cinese. Altro che web aperto. Però dobbiamo essere positivi, perché “Internet ci ha sorpreso molte volte” ricorda Tim Berners-Lee, “le cose cambiano”. Un messaggio ottimistico che vogliamo condividere e in cui tutti dovremmo credere.

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