Barriere di cemento armato e una rete di oltre 3 metri. Lavori in corso a Piazzale Maslax a Roma, lì dove sorge il presidio informale del Baobab Experience che accoglie migranti, transitanti e non solo. In questo periodo ci sono, secondo i volontari, oltre 200 persone. “Ci stanno chiudendo in gabbia”, dice Roberto Viviani del Baobab. Difficile portare pasti, acqua, o “anche far entrare un’ambulanza”, aggiunge Tania, medico di “Diritti al Cuore”. E si teme lo sgombero.

“La delimitazione serve a perimetrare un’area di cantiere più estesa rispetto a quella attualmente occupata dal presidio Baobab”, spiega a ilfattoquotidiano.it RFI, gruppo Ferrovie dello Stato, proprietaria dell’area. “Nell’area sarà realizzato un parco pubblico, come previsto dagli accordi sottoscritti con Roma Capitale nell’ambito del più ampio progetto di riqualificazione urbana dell’area della stazione Tiburtina”.

In caso di sgombero, dal Campidoglio fanno sapere che “nel circuito per migranti fragili sono disponibili oggi circa 130 posti. Con la disponibilità nel circuito Sprar, di cui si occupa la prefettura, si potrebbe trovare soluzione per tutte le persone ora al Baobab”. Nell’area, assicurano, c’è un “presidio permanente degli operatori della Sala operativa sociale e di mediatori”. Negli ultimi mesi sono stati presi in carico nel circuito 24 persone, e da febbraio 2017 a settembre 2018 effettuati 609 colloqui. L’unità di strada della SOS “passa ogni sera al presidio”, conferma Roberto Viviani. “Ma, nella quasi totalità dei casi, per dirci che non ci sono posti disponibili”. Ora “spuntano fuori 130 posti a sorpresa. Da dove? Sono stati ‘sfrattati’ altri bisognosi? Perché non è stata discussa questa proposta con i ragazzi? Il dipartimento pensa di fare ricollocamenti alla cieca, senza informazioni precise, il giorno dello sgombero, tra blindati e agenti in tenuta antisommossa?”

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