Ha scritto alla ministra della Difesa e a quello della Giustizia per chiedere che la legge sul whistleblowing venga effettivamente applicata anche ai militari. A cominciare dai carabinieri testimoni dell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. È l’iniziativa di Davide Galantino, deputato del Movimento 5 stelle, il primo militare graduato eletto in Parlamento in epoca repubblicana. Che con un’interrogazione indirizzata a Elisabetta Trenta e Alfonso Bonafede chiede di garantire anche ai militari la normativa a tutela i dipendenti che segnalano attività illecite all’interno di un’azienda pubblica o privata.

“Norma su whistleblowing  non applicata per militari” –  Per la verità la norma sul whistleblowing dovrebbe già tutelare, secondo la legge, anche i militari, che sono appunto dipendenti pubblici. Il condizionale, però, secondo il parlamentare è d’obbligo. “Nell’ambito delle Forze Armate la disciplina che prevede la tutela del dipendente militare in caso di segnalazione di atti illeciti o irregolari spesso non trova applicazione“, scrive il deputato del M5s, citando il caso di Riccardo Casamassima. “Il carabiniere, che ha avuto il coraggio di rivelare l’illecito pestaggio di Stefano Cucchi, è stato punito dopo la sua deposizione con un trasferimento dall’attività operativa su strada alla scuola allievi, affrontando anche diminuzione dello stipendio e un demansionamento dal momento che è stato adibito all’attività di portierato”. Si tratta dello stesso militare che con le sue dichiarazioni  ha permesso la riapertura del processo sulla morte del geometra romano. Poi, però, con un’intervista al fattoquotidiano.it, ha spiegato di avere paura: si sentiva minacciato dai suoi stessi colleghi. Dopo un momento di esitazione è andato in aula per raccontare davanti ai giudici le conseguenze subite sul lavoro per avere testimoniato sul caso Cucchi. Dopo alcune settimane, con un post su facebook Casamassima ha denunciato di essere stato spostato e demansionato.

“Legge sarebbe già estesa anche a Forze Armate” – La situazione di Casamassima sarebbe divera se fosse stato garantito anche a lui il trattamento previsto per i dipendenti che denunciati fattispecie di reato commesse da colleghi di lavoro. “Anche chi fa parte del personale militare quindi quale pubblico dipendente potrà, nell’interesse dell’integrità della pubblica amministrazione, segnalare al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza ovvero all’Autorità nazionale anticorruzione, o denunciare all’autorità giudiziaria ordinaria o a quella contabile, condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro senza dover passare di propri superiori gerarchici”, spiega nel suo atto parlamentare Galantino, citando gli articoli di legge che estendono anche al  personale militare e a forze di Polizia di Stato – che sono appunto dipendenti pubblici – la nuova legge sul whistleblowing. Solo che nei ranghi delle forze Armate le cose vanno in maniera un po’ diversa rispetto agli altri settori della pubblica amministrazione.

“In caserme elenchi di superiori da contattare per denunciare” – “Nelle caserme – spiega Galantino al fattoquotidiano.it – vi è affisso nelle bacheche l’elenco dei superiori diretti da contattare nel caso si voglia denunciare un fatto. E  in ogni caso per fatti di particolare rilevanza bisogna sempre avvisare i propri superiori diretti Immaginiamo di voler denunciare il nostro diretto superiore per abuso di potere o omissione di atti d’ufficio e per farlo dobbiamo comunicarlo al nostro compagno di accademia. Io ho interrogato il Ministro della Difesa semplicemente perchè casi come Casamassima potrebbero essere tantissimi. Militari che hanno deciso di rivelare fatti interni fuori dalle mura della caserma non rispetterebbero la catena gerarchica”.

La vicenda di Casamassima – E in affetti per ricostruire la vicenda di Casamassima basta mettere insieme le poche dichiarazioni ufficiali dei vertici dell’Arma. “Casamassima ha fatto il suo dovere testimoniando la verità. Ma se in altri casi ha avuto comportamenti sanzionabili non possiamo ignorarli”, è l’opinione del comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, incalzato su questo fronte dal Fatto Quotidiano. Dopo aver accettato di vedere Ilaria Cucchi insieme alla ministra Trenta, il generale è stato attaccato dalla stessa sorella di Stefano. Il motivo? Proprio durante il loro incontro, promosso proprio dalla Trenta, sarebbe stato autore di uno sproloquiocontro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà nel mio processo”. Per questo motivo l’interrogazinoe di Galantino chiede ai ministri “quali iniziative intendano intraprendere per garantire l’applicazione della tutela prevista per il whistleblowing anche al personale militare”. “Gli enti di cui stiamo parlando – dice il deputato militare – non possono ritenersi superiori alla legge anticorruzione o alla giustizia”

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