Finanziamento pubblico ai partiti? Penso che sia stato un errore abolirlo, perché in questo modo si è data la stura al finanziamento privato o a chi ha i soldi di suo. Tuttavia, il vero problema di fondo è la mancanza di regolamentazione giuridica dei partiti“. Sono le parole di Piercamillo Davigo, magistrato e membro togato del Csm, rispondendo a una domanda del direttore dell’Espresso, Marco Damilano, nel corso di Dimartedì (La7). Davigo spiega: “Oggi all’interno dei partiti avviene qualunque cosa, senza che nessuno possa dire niente. Noi abbiamo avuto ben due segretari di partito che, messi in minoranza, hanno espulso la maggioranza degli iscritti. Sono cose fantastiche”.
Il magistrato si pronuncia anche sull’annuncio del vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio: “Sei anni di galera per chi fa il furbo sul reddito di cittadinanza? Veramente in Italia è molto difficile andare in galera. Quando si discute dei massimi delle pene, si parla di cose irreali. I giudici si attengono piuttosto ai minimi. Se uno vuole davvero spaventare, non deve alzare i massimi delle pene, ma i minimi, anche perché abbiamo un sistema sanzionatorio dissennato. Ad esempio” – continua – “Per tre furti d’auto, con due aggravanti, la pena può andare da 4 mesi a 30 anni. E’ chiaro che un giudice, investito da una situazione da questo genere, si atterrà a una pena di qualche mese”.
Sulle parole del ministro dell’Interno, Matteo Salvini (“io sono stato eletto, i giudici no”), Davigo osserva: “Quando vado dal medico, non mi viene in mente che dovrebbe essere eletto. Quello di tanti magistrati è un lavoro per competenza, non per rappresentanza“.
E aggiunge: “Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, dice che ha infranto la legge per un bene superiore, quello degli immigrati? Le leggi devono essere rispettate“.
Poi sottolinea: “Il Daspo per i corrotti? Non serve a niente. Dicono che sia incostituzionale, ma non è questo il punto: è inutile”

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