Un impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che produce oltre il 60% di scarti. È uno dei dati a disposizione del pm Carlo Villani, contenuti nel fascicolo sul tmb Ama di Roma nord. Il sito di proprietà della società capitolina, che sorge nei pressi di via Salaria, è al centro di una fortissima polemica politica e non solo a causa del cattivo odore che emana da anni e che spingerà i comitati di cittadini a scendere in piazza per chiederne ancora una volta la chiusura sabato 6 ottobre.  I rilievi sul presunto malfunzionamento dell’impianto sono stati messi a disposizione dei magistrati dai carabinieri forestali e dall’Arpa Lazio.

Il tmb nel 2018 è arrivato a raccogliere ogni giorno in media oltre 500 tonnellate, di cui solo il 40% viene trasformato in cdr, contro il 60% di frazione organica sporca, accatastata nel sito di trasferenza interno all’interno del perimetro in attesa di essere portata via verso gli inceneritori del nord Italia. Secondo i dati forniti dagli esperti, il tmb dovrebbe produrre al massimo il 15-20% di scarti, ma le condizioni nelle quali gli operatori sono costretti a lavorare spesso sono a dir poco proibitive: le fosse piene, l’immondizia (indifferenziata) che spesso arriva quasi a toccare il tetto del capannone e i camion che scaricano con il portellone aperto, sono fattori che rendono difficilissimo riuscire ad operare il trattamento in maniera impeccabile. Nei giorni scorsi, il presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, aveva affermato che “il sito può arrivare a gestire 700 tonnellate al giorno, andrebbe chiesto a chi c’era prima perché veniva sfruttato ai minimi termini”. Compito degli inquirenti sarà verificare se in questi ultimi mesi sono stati commessi reati e se il trattamento dei rifiuti è avvenuto in maniera corretta e senza rischi per la cittadinanza.

Nel frattempo, prosegue la polemica a distanza fra Ama e Arpa Lazio, riguardante la relazione tecnica rilasciata dagli operatori dell’agenzia regionale dopo il sopralluogo del 16 agosto scorso. L’assessora capitolina all’Ambiente, Pinuccia Montanari, aveva spiegato come il personale Arpa avesse riportato nel documento che “nell’occasione dell’ingresso all’impianto (del tmb, ndr) si è accertato che sul piazzale e nell’area movimentazione non risultavano particolari odori significativi”  La dichiarazione di Montanari effettivamente corrisponde alla relazione controfirmata dal dirigente di Ama, Pietro Zotti, che dunque a sua volta sembra “smentire” la smentita dell’Arpa. Da fonti regionali, tuttavia, viene spiegato che “sono altri i sopralluoghi durante i quali sono state registrate le anomalie”, e sarebbero stati effettuati nelle settimane successive su ordine dell’autorità giudiziaria, fra cui – appunto – il sovraccarico della vasca di ricezione, l’odore molesto della vasca stessa l’indice respirometrico dinamico potenziale dei rifiuti “superiori a quelli di riferimento”.

Di pari passo, procedono anche le vicende politiche sul nuovo piano dei rifiuti. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha smentito un articolo del quotidiano romano Il Messaggero secondo cui lo stesso ministero avrebbe chiesto alla sindaca Virginia Raggi, di individuare – attraverso la Città Metropolitana – dei siti per la costruzione di impianti da far autorizzare alla Regione Lazio. Da quello che si apprende, esiste una distonia fra l’operato degli uffici tecnici e quello politico. L’ex provincia di Roma è attualmente in attesa di portare al vaglio del proprio consiglio la mappa (già pronta da anni) che individua decine di siti presenti nell’hinterland capitolino “idonei” per accogliere nuove discariche e nuovi inceneritori. A questo passaggio seguirebbe una short-list da inviare all’Ente regionale per la definizione del nuovo piano rifiuti, insieme al piano industriale di Ama di prossima approvazione. Questo l’iter burocratico. Poi c’è la cosiddetta “volontà politica”, bloccata da un argomento assai scomodo per tutte le parti in causa e sulla quale si sta consumando un’inerzia che dura da almeno 5 anni. In questo caso – come sottolineato dallo stesso Costa nella “smentita” – molte risposte potranno arrivare dalla cabina di regia ministeriale, che però non si pronuncerà prima del 30 dicembre.

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