Dopo l’inchiesta pubblicata dal New York Times sulla ricchezza di Donald Trump, raggiunta, secondo il quotidiano, grazie a 413 milioni di dollari ereditati dal padre eludendo il fisco, il Dipartimento per la tassazione e le finanze dello stato di New York ha deciso di avviare delle indagini. Ad affermarlo è il portavoce del Dipartimento che ha affermato di voler “rivedere le accuse lanciate nell’articolo“.

Secondo il giornale statunitense, il tycoon negli anni ’90 avrebbe aiutato i genitori, in particolare il padre, Fred Trump, magnate del mattone, ad aggirare il fisco per ereditare più soldi del dovuto. Accuse pesanti che, prima il legale di Trump, Charles J. Harder, poi la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, e infine il Presidente stesso hanno smentito via Twitter. “Il fallimentare New York Times ha fatto qualcosa che non ho mai visto prima. Ha usato il concetto di ‘valore temporale del denaro’ per fare un pezzo contro di me vecchissimo, noioso e più volte raccontato. Non si sono mai ripresi dalle elezioni”, ha twittato dal suo account personale.

 

Stando all’inchiesta pubblicata sul Nyt martedì 2 ottobre, lo slogan di Trump, uno dei tanti che gli ha permesso la vittoria alle presidenziali del 2016, quello di “essersi fatto da solo“, trasformando un milione di dollari prestati dal padre in un impero da 10 miliardi di dollari, sarebbe falso. A dimostrarlo sarebbero le carte: una serie di dichiarazioni dei redditi e documenti finanziari del padre del tycoon che dimostrerebbero come l’eredità ricevuta da Fred Trump al momento della sua morte, il 25 giugno 1999, sia frutto di un’elusione fiscale lunga decenni che l’imprenditore avrebbe portato avanti grazie all’aiuto del presidente e dei suoi fratelli e sorelle.

Un’operazione finanziaria messa a punto, secondo il Nyt, proprio dallo stesso Donald che avrebbe fatto sottostimare le società di famiglia, quando queste stavano passando in eredità ai rampolli Trump, per centinaia di migliaia di dollari sulle dichiarazioni dei redditi, così da diminuire l’ammontare delle tasse. In pratica, con poco contrasto da parte dell’Irs, il corrispondente dell’agenzia delle entrate italiana, Fred e Mary Trump trasferirono  oltre un miliardo di dollari ai figli. Una cifra che, avendo un’aliquota fissa al 55%, avrebbe dovuto portare nelle tasche dello Stato circa 550 milioni di dollari e che invece ne portò solo 52, 2 milioni.

Tra le carte in mano ai tre reporter del Nyt ci sarebbero, però, solo quelle del padre del Presidente. Una precisazione che, insieme a tutta l’inchiesta, solleva nuovi dubbi sul perché Trump si sia finora rifiutato di rendere pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi, rompendo una consuetudine di tutti i capi di Stato americani.

Se il Dipartimento per la tassazione e le finanze dello Stato di New York scoprisse un fondo di verità nelle dichiarazioni del Nyt, sarebbe difficile avviare un’azione penale, visto che il reato sarebbe ormai caduto in prescrizione. Ci sarebbe però ancora spazio per un’azione civile per frode fiscale col rischio di multe salatissime. Oltre alle inevitabili ricadute politiche e sociali dello scoop.

TRUMP POWER

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