Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’introduzione di un “reddito universale di attività” da finanziare entro il 2020. La misura, che punta a garantire che tutti possano “vivere degnamente”, è stata illustrata nel quadro del nuovo piano anti-povertà presentato dal presidente della Repubblica francese. L’iniziativa arriva in un momento di grosso calo dei consensi per il Capo dello Stato. Durante la campagna elettorale per le presidenziali, il candidato socialista Benoit Hamon aveva proposto una misura simile (e oggi accusa Macron di averlo “scimmiottato”), ma senza che l’elargizione del denaro al singolo fosse vincolata alla ricerca di un lavoro. L’annuncio è stato commentato anche in Italia, dove i partiti si sono contesi la paternità del provvedimento. “Sono contento che Macron abbia deciso di seguire la linea che il Movimento 5 Stelle”, ha detto Luigi Di Maio. A lui ha risposto il Pd con il senatore Edoardo Patriarca: “Sta copiando il nostro Rei, non certo il reddito di cittadinanza che nessuno sa cosa è e nemmeno come sarà finanziato”.

La misura consiste, in pratica, nella fusione di almeno tre sussidi già esistenti: il Revenu de Solidarité Active (Rsa il reddito minimo garantito destinato a chi non lavora e non ha più diritto ai sussidi di disoccupazione, pari attualmente a 550,93 euro), le Apl (Aide personnalisée au logement) e la Prime d’Activité. L’obiettivo, come dichiarato da Macron durante la presentazione al Musée de l’Homme, è anche interrompere una volta per tutte “l’accumulo degli aiuti” che “finisce per generare errori, confusione” e alimenta “discorsi insopportabili sull’assistenzialismo”. Ai tre pilastri fondamentali se ne potranno aggiungere altri nel progetto finale. Il reddito universale d’attività, ha assicurato il leader francese, sarà uno strumento “semplice, equo e trasparente. Metteremo insieme il maggior numero di prestazioni sociali affinché si possa finalmente fornire una risposta unica per garantire che la gente viva degnamente”. Ma dovrà anche consentire di riaccedere rapidamente al mondo del lavoro. Ogni beneficiario dovrà infatti iscriversi ad un “percorso di inserimento” in cui sarà impossibile rifiutare oltre due “ragionevoli” offerte professionali.

Il Plan pauvreté prevede inoltre uno stanziamento totale di 8 miliardi di euro per i prossimi quattro anni. Di questi, 50 milioni di euro contribuiranno agli aiuti all’infanzia e all’inserimento dei giovani in difficoltà, in particolare, per consentire di trovare un tetto, una formazione, un impiego, a chi “non ha una soluzione”. Previsti anche aiuti ai comuni più poveri per la costruzione di asili nido, l’estensione dei pasti a 1 euro già attuato nelle mense pubbliche di alcune municipalità e la prima colazione gratuita nelle scuole delle zone maggiormente depresse.

Con questa nuova strategia (rinviata di due mesi rispetto al previsto), Macron tenta anche di scrollarsi di dosso l’immagine di ‘presidente dei ricchi, con cui viene accusato dall’opposizione. Per Marine Le Pen (Rassemblement National), il presidente “si interessa molto tardi al problema della povertà. Finora ha fatto soprattutto molti regali fiscali ai ricchi”. Mentre Jean-Luc Mélenchon accusa il presidente dare “solo briciole all’oceano di miseria che esiste nel nostro Paese”. Secondo l’Insee, l’Istituto Nazionale di Statistica, in Francia ci sono 8,8 milioni di poveri. Il 65% di questi vive nelle grandi città.

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