“Ci sarà sempre un posto dove andare a fare la spesa. Ci sarà un meccanismo di turnazione per cui resterà aperto il 25% dei negozi, gli altri a turno chiudono”. È questa l’idea del vicepremier, Luigi Di Maio, che ha spiegato qual è l’intenzione del governo sulla proposta di chiusura domenicale degli esercizi commerciali. “A decidere chi sarà aperto e chi chiuso saranno, come in passato, sindaco e commercianti” ha aggiunto intervistato a L’aria che tira su La7. “Oggi leggo tante fesserie sui giornali riguardo alle sacrosante chiusure domenicali. Ma ho visto  – scrive in un post il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – anche questo comunicato di Eurospin, in una pagina a pagamento sul Corriere della Sera, in cui si schiera a favore della nostra proposta. Il motivo è semplice: i dirigenti di Eurospin mettono al primo posto la qualità della vita dei dipendenti del gruppo e sanno che questa migliorerà se la domenica sarà dedicata agli affetti e alla famiglia. Così come sanno che non ci sarà alcun ritorno negativo sui profitti. È bello che qualcuno si ricordi che il profitto non è tutto e che la felicità dei lavoratori è un valore anche per l’azienda. Chapeau, Eurospin!”. 

A ribattere alle parole del ministro del Lavoro dei Cinque Stelle è però il suo alleato di governo e responsabile del dicastero dell’Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio, durante la sua visita alla Fiera del Levante di Bari. Il ministro leghista precisa che “la proposta che abbiamo è di non bloccare le aperture domenicali nelle città turistiche”, spiegando anche che dopo le dichiarazioni del collega lo ha subito contattato per chiedere chiarimenti: “Immediatamente ho chiesto spiegazioni in merito a questa proposta – ha detto Centinaio – e non posso pensare che in una realtà turistica si blocchi tutto la domenica. Possiamo ipotizzare che ci sia un giorno a settimana di chiusura, che non sia necessariamente la domenica, perché altrimenti blocchiamo il turismo nel nostro Paese”. Il botta e risposta tra i due membri del governo è solo l’ultima di una serie di incomprensioni, dichiarazioni e smentite tra i membri dell’esecutivo, dopo lo scambio di ieri tra Matteo Salvini e lo stesso Di Maio sul rapporto tra politica e magistratura.

Di chiusure domenicali Di Maio parlava già in campagna elettorale. A dicembre aveva lanciato un appello a tutti i partiti per approvare la la proposta di legge a prima firma di Michele Dell’Orco (deputato M5s), già approvata alla Camera (il 25 settembre 2014). La proposta dell’Orco prevedeva “che su dodici giorni festivi all’anno sei devono essere di chiusura per i negozi. Questi giorni devono essere contrattati fra associazioni di categoria e i Comuni ma garantiscono che il 25 per cento degli esercizi commerciali a rotazione deve restare aperto”.
La questione del lavoro dei centri commerciali è dibattuta da anni e coinvolge soprattutto i sindacati, i Comuni e le associazioni di categoria. La proposta di legge Dell’Orco doveva essere votata al Senato, nella scorsa legislatura, ma che aveva un calendario molto affollato con provvedimenti anche difficili da esaminare come il biotestamento e lo ius soli.

Le chiusure domenicali suscitano posizione differenti. Per il Codacons per esempio “determinerà la morte di migliaia di piccoli esercizi, con effetti negativi sul pil e sull’occupazione e un sensibile spostamento degli acquisti verso l’e-commerce. Dodici milioni di italiani fanno acquisti la domenica, e i giorni festivi rappresentano per loro l’unica occasione per dedicarsi allo shopping e alle compere – spiega il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi – privarli di tale possibilità attraverso misure che bloccano le aperture domenicali, equivale a dirottare gli acquisti dei consumatori verso l’e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione”. In base alle proiezioni del Codacons il settore delle vendite online, che cresce in Italia a ritmi elevatissimi (+13,6% a luglio) e che nel 2017 ha registrato nel nostro paese un giro d’affari pari a 23,6 miliardi di euro, sarà l’unico a beneficiare delle chiusure domenicali dei negozi, con un incremento del giro d’affari pari a +2,7 miliardi di euro solo nel primo anno e come effetto diretto di un eventuale divieto di apertura nei giorni festivi per gli esercizi tradizionali.Codacons propone al Governo di stabilire un numero limitato di domeniche in cui i negozi possono rimanere chiusi, differenziando tuttavia le date in base alla località, a seconda che siano città o luoghi di vacanza. E se l’esecutivo varerà la chiusura domenicale totale per tutti gli esercizi commerciali, il Codacons è pronto a scendere in campo con azioni legali a tutela di migliaia di piccoli negozi”.

“Obbligare tutti alla chiusura domenicale, come vuole Di Maio, è assurdo: significa semplicemente far licenziare tanti ragazzi”. Lo scrive su Facebook il senatore del Pd Matteo Renzi. “Fateci caso: come per il decreto dignità, Di Maio tira fuori queste idee quando è in crisi di visibilità. Gli serve tenere l’attenzione su di lui, altrimenti fagocitato da Salvini. Ma per inseguire i post di Salvini, Di Maio distrugge posti di lavoro. Sostenere che le famiglie si separino perché si lavora anche di domenica significa vivere su Marte. Di Maio si conferma il ministro della disoccupazione: se questo provvedimento sarà approvato, tanti ragazzi perderanno il posto di lavoro. Tanto fanno il reddito di cittadinanza, no?”, aggiunge.

“Sulla chiusura dei negozi la domenica posso dire che non posso valutare se le liberalizzazioni stiano distruggendo le famiglie, ma posso dire che già da tempo, in vari incontri con i sindacalisti si era convergenti: ridare un po di tempo alla famiglia, è un’esigenza che si avvertiva e si avverte da tempo” dice alla trasmissione “Stanze Vaticane” di Tgcom24, il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona. “Nei colloqui con vari lavoratori”, ha detto il porporato, “sono stato sollecitato dagli stessi operai, dagli stessi impiegati e impiegate di questo o quel supermercato a dare loro una mano perché potessero riprendersi un po’ di tempo e un po’ di presenza viva e autentica all’interno della dimensione familiare. Questo è un tema su cui si potrebbe ragionare e ben ragionare”

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