Tensione altissima a Guidonia, vicino Roma, dove un gruppo di oltre cento operai delle vicine cave di travertino nei giorni scorsi ha dato l’assalto al sindaco pentastellato Michel Barbet, sfuggito al linciaggio solo grazie all’ausilio delle forze dell’ordine in assetto antisommossa. La “colpa” di Barbet sarebbe quella di aver negato la proroga alle 12 aziende estrattive che danno lavoro a oltre 2mila persone. Un comparto industriale antico quello del celebre marmo capitolino, che rappresenta il 5% del Pil del Lazio. Da anni il Movimento 5 Stelle si batte per la chiusura delle cave anche in relazione al “disastro ambientale” visibile nelle numerose colline della zona. Le concessioni si sono concluse nel 2016 e da mesi in Regione Lazio è aperto un tavolo che concili il ripristino ambientale (cosiddetto tombamento) a opera delle stesse ditte con la necessità di assicurare continuità occupazionale e, possibilmente, riconversione delle attività industriali. Il Comune di Guidonia, invece, sulla scorta dell’interpretazione pedissequa di una legge statale secondo cui “non si possono ripristinare i territori delle cave con materiale diverso dalla cava stessa” ha deciso di andare al muro contro muro, portando 3 aziende a dichiarare bancarotta con conseguente licenziamento di 38 operai. Cosa che ha determinato, dal 3 settembre scorso, lo sciopero a oltranza di tutti i lavoratori del settore e le veementi proteste contro il sindaco Barbet e i consiglieri pentastellati. Un nutrito presidio fisso di lavoratori è tuttora in occupazione permanente di fronte alla sede del Comune tiburtino e l’ingresso dei politici viene scortato dalle forze dell’ordine.

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